Casa Luciana aveva la stanza da letto molto spartana all'inizio: un letto matrimoniale con sopra la testiera tre mensole cariche di libri, un comodino bianco accanto e un armadio a due ante sempre bianco, una mensola lunga tre metri sorretta da due colonne fatte da libri rossi e una scrivania fatta in casa composta da una zampa a mattoni e due piccoli plinti di ferro nel muro. Sopra questa si trovava il computer con Windows ME. Dopo qualche mese decisi di fare una cena con una coppia di amici americani (amici più di Wanda e Gina che miei) e li invitai a casa fadendo però alcuni cambiamenti: innanzitutto la tavola fu composta da piani di alluminio 50x50 cm sorretti da cavalletti di acciaio; poi presi alcuni vasi in plastica e ci misi dentro della ghiaia perché avevo appena comprato dei tulipani finti con la lucetta all'interno e posi questi vasi tutti attorno al letto. L'effetto era molto bello. Inoltre, sul letto erano presenti tutti i miei grandi insetti di cui facevo collezione. La cena fu molto buona e gli americani furono soddisfatti. Successe che mi telefonò uno dei miei primi amanti dicendomi al telefono che aveva avuto un rapporto con un tale e, mentre facevano sesso, gli si era rotto il profilattico per cui aveva paura di essersi preso l'AIDS. Io lo confortai ma rimasi al telefono una decina di minuti, con grande disappunto di Wanda che si inquietò perché avevo lasciato gli ospiti da soli. Comunque, i tulipani sopravvissero per circa un anno o più attorno al letto e spesso li accendevo la sera per fare ambiente. Una di queste sere uscii lasciando accesi i fiori e rimorchiai un giovane veramente bello che portai a casa. Egli, entrando in camera disse: "Facciamo tutto quel che vuoi ma per favore, puoi spegnere i tulipani?" e la frase restò a memento della casa. Lo feci per il suo bel viso ma, alla richiesta di spiegazioni, egli affermò che gli sarebbe sembrato di fare all'amore su di un letto da morte, ché i tulipani gli ricordavano i lumini da cimitero.
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