Stamattina alle 8 circa. Incontro i miei nipoti per una strada sconosciuta e mi accennano che si dovrebbe andare a prendere un drink in un locale. Entriamo in una specie di albergo tutto fatto di vetro con molta gente, tutta giovane. Uno dei miei nipoti esce all’esterno e si ferma a parlare con qualcuno: i ragazzi erano seduti ai tavolini di un bar esterno all’albergo. Dalla balaustra si vede un panorama marino bellissimo. Mi accorgo che c’è un sentiero sulla sinistra tutto roccioso che costeggia il mare dall’alto e mi incammino con dietro l’altro mio nipote. Mentre camminiamo vedo il mare sotto di noi bellissimo, a colori, e dico a me stesso che è davvero incantevole la foresta subacquea fatta di alghe e piante sottomarine (ricordo proprio la parola “foresta”). Ricordo anche il colore verde vivo e il movimento della vegetazione a causa delle correnti. Ad un certo punto scorgo in basso una scimmia nera umanoide che aveva avuto a che fare con un tizio e dico a me stesso che ho già fatto il sogno in cui c’era la scimmia e che questa sicuramente non mi avrebbe visto. Non so perché ma ero impaurito e non volevo farmi accorgere del timore da mio nipote che era dietro di me. In realtà non ricordo affatto di aver avuto un simile sogno (e lo ricordo proprio nel sogno) ma forse è un scusa per non aver paura. Invece la scimmia mi scorge e sale verso di noi. A quel punto si rivela essere intelligente e ci indica di proseguire in una rientranza sulla sinistra: era un negozio di souvenir locali. Infatti mentre la scimmia stava salendo mi sono accorto che c’erano molte sculture fatte di ferro, di legno, strane ma interessanti e nel negozio ce ne erano tante altre. Nel momento stesso in cui penso che la scimmia era un uomo travestito e i commercianti alla fine le escogitano tutte per vendere qualcosa mi sveglio con il mal di pancia. Il mal di pancia, leggero e diffuso, ce l’ho da qualche tempo di notte o comunque quando sono a letto. Ad ogni modo penso che dall’altro capo dell’isola che contiene la città immaginaria, c’è un mare calmo e infinito.
sabato 25 febbraio 2023
martedì 2 marzo 2021
I fili di pietra
Questa è una delle rare volte che non riesco affatto a comprendere un mio sogno; per assurdo che sia, in genere riesco a dimenarmi nelle volte della mia mente. Tuttavia stamattina, prima di svegliarmi alle 6:45, ho fatto questo sogno: il luogo è un terreno quasi incolto ma che non è quello solito di mio nonno. Eravamo io e mio padre seduti presso un albero e pioveva. So di essere arrivato in quel luogo alla fine di un altro lungo sogno ma non lo ricordo. Mentre piove mi accorgo di un grande cespuglio accanto coperto da una di quelle tele bianche che dovrebbero proteggere durante l’inverno le piante, tipo i limoni o i cactus. Ebbene, io e mio padre ci alziamo e gli indico alcuni rami sovrastanti che sarebbero da tagliare. Mio padre (il quale non ha mai parlato in alcun sogno fatto con lui da quando è morto e cioè da venticinque anni) dice: “Quando i fili di pietra smettono di cadere” e io, che non riesco a capire, mi sveglio di soprassalto e rimango qualche secondo a tentare di interpretare le sue parole. Quando lui dice la frase mi accorgo in quell’istante di vedere i rami sopra di me e l’acqua che scroscia cadendo da essi e - sempre in un istante - mi chiedo se le gocce di pioggia non siamo i fili di cui lui parla. Quali collegamenti con la vita reale? Domenica pomeriggio Flavio e mio nipote sono andati da Rossella per potarle le piante nel grande balcone di casa sua e lei aveva ricoperto con quella tela bianca leggera i vasi con le succulente durante tutto l’inverno, come nel sogno era coperto il cespuglio. Una cosa a cui non avevo pensato: nel sogno non mi avvicino a quel cespuglio ricoperto poiché credo sia una tela prodotta da ragni, che però non vedo. Eppoi, perché “di pietra”? Forse che l’acqua (che io filtro in casa per bere) ritengo sia di base calcarea? Però l’acqua della pioggia è quasi distillata. La mappa onirica non indica alcun collegamento con altre mappe, anzi mi sembra quasi smembrata, come fosse a sé, circoscritta. Oggi ho intitolato un mio libro d’artista come il titolo di questo post.
lunedì 8 febbraio 2021
Nino Taranto e la colla delle scarpe
Nel sogno noto che le mie scarpe nere si stanno per scollare e me ne vergogno perché devo andare all’Università o a un corso e temo che gli altri studenti le notino. Chiamo al telefono mia sorella chiedendole se mi compra la colla Artiglio e mi dirigo verso un palazzo, dopo aver parcheggiato la macchina ad un fast food. Incontro Rob il quale mi prega di accompagnarlo al Ministero dove lavora: è un militare e siamo vestiti tutti e due da militari, io per non dare nell’occhio, poiché non potrei entrare con lui. Lo ricevono due suoi amici commilitoni, un uomo e una donna: Rob lavora all’estero e quindi il suo posto viene conservato ma non c’è necessità che lui vada al Ministero. Non so quali affari sbrighi con i suoi amici e di cosa discutano ma io sono preoccupato perché il colonnello nell’altra stanza potrebbe scoprirci e difatti entra e subito mi chiama chiedendomi chi fossi. Mi interrompe uno dei due amici du Rob che dice essere ora di andare via e il colonnello li libera tutti tranne me poiché gli servo per una cosa. Rispondo “Signorsì maresciallo!” Ma volevo dire “colonnello” e lui si rivolge a me dicendo “Lo so che sei stanco ed è ora di andare via ma ti detto una lettera urgentissima, pertanto vai alla macchina da scrivere”. Mentre lo guardo mi accorgo che si tratta di Nino Taranto. Intanto gli altri tre se ne sono andati e, nel frattempo, ricevo un messaggio di Rob che mi scrive di sbrigarmi a tornare a casa perché verrà anche Claudio a trovarci. Il colonnello detta una lettera ma non riesco a capire cosa dica, per cui scrivo parole a caso, senza senso, le sottolineo con l’evidenziatore giallo e con la penna rossa. Una volta che ho completato gli porto il foglio ma non lo trovo. Mi sento chiamare da lui fuori la finestra: da due rampe di scale di marmo a semicerchio sta scendendo quella di destra con indosso un vestito di velluto rosso. Mi presenta alcune persone che si trovano sulla rampa di sinistra ma le ignoro completamente (nel frattempo mi sono tolto la divisa). Gli porgo il foglio e mi ringrazia. Lo saluto e salgo le scale ritrovandomi su altre scale, assieme a tanta gente che sale come me per almeno due rampe di piano, visitando stanze vuote di mobili ma piene di stucchi bianchi stile impero. Guardo ogni stanza, ogni particolare e finestra e dico a me stesso dove sia l’uscita; scorgo da dietro una porta-finestra con le persiane semichiuse la strada. Lascio perdere le altre persone che stavano iniziando a dirmi dove uscire e finalmente vedo la luce ma mi ritrovo in alto rispetto a dove eravamo prima e mi chiedo dove sia la macchina. Intravedo però il parcheggio del fast food e mi dirigo da quella parte. Mentre mi domando con molta ansia a che ora arriverò a casa perché devo andare a prendere la colla da mia sorella, arriva una telefonata di Rob che dice: “ Ma qui a casa improvvisamente un gufo ha iniziato a parlare! Ci siamo spaventati molto il e Claudio, tu ne sai niente?”, io però non rispondo e continuo a cercare la mia auto sempre più preoccupato del fatto che ancora non so quando arriverò a casa.il sogno è stato faticoso e lungo, avvenuto verso le 5 del mattino. Elementi razionali del sogno: ho notato al mattino che davvero le mie bellissime scarpe di cuoio nero e pelle di struzzo si stanno leggermente scollando; il gufetto che si trova sopra al divano e che avevo messo a posto di pomeriggio, di peluche, non ha la facoltà di parlare; avevo fatto vedere a Ross come si individua la macchina parcheggiata con l’app di Mappe perché ho sempre il terrore di dimenticare dove sia.
domenica 31 maggio 2020
Il grattacielo e il treno
martedì 19 maggio 2020
La volta carinzia
sabato 9 maggio 2020
Il mare impetuoso e la camera da letto.
sabato 2 maggio 2020
La monorotaia e casa di mamma
domenica 26 aprile 2020
Le due case
martedì 21 aprile 2020
La libreria e la vecchiarda
domenica 19 aprile 2020
La cena
giovedì 19 marzo 2020
Sogno nel sogno
venerdì 28 febbraio 2020
Il nastro verde
lunedì 25 novembre 2019
Il sogno del 1000
Aggiunta: le Lettere ebraiche hanno un valore assegnato. Alla א si dá il valore 1 e, via via che scorre l’alfabeto all’ultima Lettera il valore 900 (usualmente alla ץ), quindi, come ricominciando daccapo, alla nuova א (che non si chiamerà aleph ma eleph) si dá il valore 1000. Pensavo proprio a questo giorno fa quando ho scritto un post su una pagina cabalista di Facebook. Inoltre la scala che porta in cielo, mi fa pensare alla scala di Giacobbe.