Visualizzazione post con etichetta film. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta film. Mostra tutti i post

venerdì 3 ottobre 2014

Pasolini, il film.

Forse è solo applicando la regola del rasoio di Occam che ci spieghiamo la morte di Pasolini attraverso il film di Ferrara (Abel, non sia mai quell'altro). L'evidenza è sotto gli occhi vigili della macchina da presa che riesce a raffigurare l'Idroscalo come la mia fantasia ha sempre suggerito a me che non sapevo spiegarmi perché fosse morto il più grande poeta della mia epoca. Una banale lite di balordi nei confronti di un uomo che era con un altro uomo. Tutto qui. Pelosi poi avrebbe confermato come era andata, che Pasolini era ancora vivo presumibilmente se non lo avesse investito con l'auto sulla quale stava fuggendo. Noi poi cosa potremmo mai sapere oltre? Un gioiellino i film nel film con Ninetto Davoli che interpreta il personaggio principe dell'ultima opera che avrebbe voluto realizzare, quasi un coronamento della sua carriera averla recitata come forse l'avrebbe fatto se solo avesse potuto farlo. Lui sale le scale per raggiungere un inesistente Paradiso con accanto l'attore che impersona lo stesso Ninetto. Convincente Willem Defoe (in alcuni tratti davvero impressionante la somiglianza anche delle rughe) ma non so ancora se la voce di Gifuni che lo doppia mi abbia infastidito o no. Mi sa che stanotte non dormo.


domenica 8 giugno 2014

I capolavori: "Le meraviglie" di Alice Rohrwacher.

Spoiler: attenzione! Se continuate a leggere potreste scoprire la trama del film.

Il film Le meraviglie di Alice Rohrwacher che ho visto al cinema ieri sera è il racconto dell'unico destino che può avere una casa di campagna, ridotta a pezzi e morente nella campagna. Questa è l'unica interpretazione del film poiché la storia apparente è quella di una famiglia dei nostri tempi o degli anni Ottanta costituita da un padre tedesco che parla male italiano e una madre francese che parla tedesco e italiano e delle loro quattro figlie: hanno scelto l'abbandono della civiltà e del mondo moderno a favore del duro lavoro campagnolo. E' la storia della primogenita di queste, Gelsomina, e della sua amena vita tra la cura delle api con il padre e la vita agreste e delle sue prime pulsioni di allontanamento da quella vita dura e sempre uguale, afflitta dalle insofferenze della madre a proposito del padre. Compare ad un certo punto un ragazzo tedesco che non parla mai e che invece sa fischiare. Gelsomina, attratta dal giovane nel suo primo impulso giovanile ma soprattutto fiduciosa che partecipare ad un programma televisivo di provincia (la storia si svolge nelle campagne della Tuscia) potrebbe ribaltare le avverse sorti economiche della sua famiglia, fa scomparire il giovane sull'isoletta del lago dove si svolge la trasmissione, facendo arrabbiare - ma anche preoccupare - il padre. Apparentemente si conclude con la rappacificazione dei due: Gelsomina sembra tornare a casa e trova tutti a dormire in un letto fuori casa: il padre le dice che c'è posto anche per lei. Ma è solo un'apparenza: la camera ruota nel visualizzare la campagna e al posto del letto c'è una rete vuota e tutto è scomparso, la gente, le cose che avevano contraddistinto la vita di quelle persone, come fossero mai esistite. Ecco qui il salto della regista: non sono loro ad essere importanti ma è la casa, che rimane la stessa svuotata delle suppellettili, con le camere vuote e una tenda lacera che svolazza. Era un sogno? Era il sogno della casa. Da sottolineare la grande bravura (una volta tanto) di Monica Bellucci nella parte della presentatrice di una televisione privata che introduce il concorso dal quale viene fuori una piccola scena deliziosa: Gelsomina che duetta con il giovane tedesco il quale, mentre fischia, fa sì che dalla bocca della giovane escano - vive - delle api.


domenica 4 dicembre 2011

La pecora d'oro e la peronospora

Riprendo a scrivere dei miei sogni dopo un intervallo in cui però se ne sono susseguiti a centinaia, di cui racconto solamente uno dell'altro giorno che mi vede sopra una nave da trasporto petroli ed io che osservo il mare blu. Sto discutendo col capitano che, se l'Italgas attuerà una nuova proposta per i consumatori sostituendo il metano con il freon ci sarà un allargamento del buco dell'ozono e una conseguente morìa di esseri viventi e - molto probabilmente - la nascita di nuove forme di vita mutanti. Mentre parlo vedo dentro l'acqua delle bolle gigantesche, davvero enormi che sono davanti a noi e tempo che la malefica eventualità si sia avverata anzitempo: forse un mostro entorme sottomarino. le bolle circondano la nave immensa che inizia a tremare e a sussultare- Non so dove andare poiché è impossibile scendere da questa. Il sogno si interrompe quando dall'alto una specie di aliante mi preleva e un mostro dal mare cerca di prendermi come il film di Cloverfield nella scena dell'elicottero. Difatti il giorno prima stavo parlando con Rob di questo film. Stanotte invece, forse proprio ad altri discorsi di tipo religioso, ho sognato che avevo vinto un concorso e che in palio c'erano soldi ma soprattutto si poteva vincere 49 kg di pecora d'oro. Io avevo vinto e mi stavo chiedendo come avrei potuto riscuotere il premio e soprattutto cambiare quella pecora d'oro in denaro contante. Mentre mi nascondo nel calzino la matrice del premio entro in un robivecchi e vedo, sotto un tavolo, molte spade d'argento e grandi tagliacarte. Me li prendo mettendoli ben sistemati fra fogli di giornale e da una parte intravedo anche una anfora cinese d'argento che poteva servire anche come thermos. Mentre lo ripongo nella mia auto parcheggiata fuori alcuni amici (non so quali) mi dicono che un tizio si è comperato la villa di fronte per pochi soldi e mi invitano ad andarla a vedere da fuori. Proprio fuori dell'abitato (capisco così di essere nella Città Immaginaria) c'è una collinetta con una grande e bella villa da due piani, di legno non troppo scuro, con la luce dentro e le tende alle finestre ma dicono che è disabitata. Chi ha comprato la villa però dovrà anche accudire alle piante che la circondano completamente, piante di vite. Ce ne sono a migliaia e continuano nel bosco vicino. Mi accorgo che le piante hanno una specie di polvere bianca attorno e sembrano secche. Gli amici mi dicono che sarà difficile che chi l'ha comprata rimetta le cose a posto perché la peronospora le infesta. Io inizio a parlare della malattia che questa causa nelle piante ma loro mi fanno segno di non parlare perché le onde vocali possono alzare vento e la muffa propagarsi verso di noi. Ho il panico: vedo che una ventata ha già smosso della polvere bianca e viene verso di noi. Mi accorgo allora che tutti iniziano a indietreggiare, tranne alcuni che entrano nel bosco. I nostri movimenti hanno inevitabilmente sollevato la muffa che ci circonda. Io chiudo la bocca e smetto dir respirare, ne sono circondato e vedo anche le palline bianche che si avvicinano, microscopiche. Allora chiudo anche gli occhi per non infettarli. Rimango in apnea volendo gridare aiuto. Mi sveglio con la sensazione di aver smesso di respirare. Sono le 9,20 e non prendo più sonno. Ieri sera Luciana è risorta un attimo. Ivan mi ha dato una botta sull'occhio destro con l'ombretto blu che mi ha pizzicato un attimo. Lo ha fatto inavvertitamente perché stava posando il giacchetto dietro nella macchina. Stavamo andando a casa della Sigilla. Sono tornato alle due di notte con grande turbolenza dentro.

lunedì 1 agosto 2011

Demoni e altri protagonisti

Avevo deciso di scrivere dopo mezzanotte ad Almar del fatto che fosse ormai finita tra noi, essendo quello che doveva essere il nostro secondo anniversario. Invece ho rimandato ad oggi e, ovviamente, mi sono sentito in ansia, svegliandomi alle 4 di notte. Ho acceso la luce e sono andato in cucina a mangiare un pezzo di biscotto, tornando dopo a letto.A dire la verità avevo letto ieri un intero libro sugli orb, i misteriosi casi di cerchi trasparenti presenti sulle fotografie digitali e interpretandoli come forme energetiche orgoniche. Sarà stata anche la tensione di vederne qualcuno di notte, luminoso, che svolazza nella casa, che la mia mente ha ricominciato a sognare di brutto. Infatti ricordo solo tre dei tanti sogni a colori che ho fatto. Nel primo mi trovavo in una casa con alte scale e le scale, più andavo su, si trasformavano i enormi funghi di plastica bianca. Arrivato in cima un camerieri mi fa capire che ero atteso dal padrone di casa e mi intima di andare in bagno. Io ci vado e il bagno era bianco pieno di funghi bianchi. Poi mi sveglio, cambio cuscino e sogno la campagna di mio nonno (che ho nominato ieri in presenza di un tizio) in cui appaiono vecchi zii ormai morti tutti vestiti da donna, chi con i colli di visone e chi con vestiti da vecchia zitella, sul nero perlopiù. Ad un certo punto arriva Gino Bramieri il quale inizia a ridere, come faceva una volta e io gli chiedo un autografo. Lui mi dice che forse è meglio una fotografia e ci mettiamo in posa ma chi doveva farci la foto se ne va appresso agli zii vestiti da donna, per cui ci facciamo io e Gino la foto come Thelma e Louise. Mi sveglio ancora e sento caldo, mi riaddormento e faccio un sogno terribile: nella mia vasca so che è presente un demone bruttissimo dalla facci viola e dai denti all'infuori. Dico a me stesso di non aver paura ed entro nella vasca nudo per fare una doccia. Nella vasca c'è una donna un po' grassa che mi guarda. Io inizio a lavarmi e lei mi guarda. Io dico a me stesso che non era vero che c'era un demone e invece mi rigiro e questa sta mutando il suo aspetto contorcendosi nella vasca e diventando viola in viso. Io non ho paura e semplicemente che è un abitante della vasca come ce ne sono tanti in casa mia. Ieri ho fatto sesso dopo un po' di tempo e per la prima volta dopo tanti tanti anni ho fatto cilecca, cioè non mi sono eccitato. La cosa non mi ha preoccupato però nel sogno della vasca da bagno era come se la donna si stesse trasformando nel corpo a me ideale per fare sesso, cioè quello di una persona conosciuta tanti anni fa e che mi eccita ancora. Il titolo del post mi è venuto stanotte in uno dei miei dormiveglia.

lunedì 9 maggio 2011

Ascensori, Scientology, Amsterdam e Parigi

Con mia madre che sta male ero andato a letto nervoso e stanco, dopo una giornata passata anche con le nuove scarpe a forma di barca per stimolare le cosce. Ho dormito sodo ma alle sei e un quarto mi sono svegliato per il seguente sogno, con un mal di testa fortissimo e con una gran fatica. Dunque, mi trovavo a casa di Jim Cow il quale ha un ascensore che non funziona quando lo prendi perché pè di quelli che abbisogna della chiave. In genere quando andiamo a trovarlo Jim Cow ci chiama dal terzo piano e l'ascensore sale, dopo che siamo entrati dentro. Quindi, entrato nell'ascensore vedo che qualcun altro ha aperto il portone e lo faccio entrare dicendo che io sarei sceso al terzo piano. Quello mi parla abbassandosi e mettendosi seduto quasi, guardandomi i pantaloni. Non l'ho mai visto ma non penso sia amico di Jim Cow e quindi attendo di arrivare al piano. L'ascensore però, arrivato al terzo piano, si ferma un istante e poi prosegue in orizzontale. Io esclamo: "Accidenti! Questo è un ascensore orizzontale, meno male che fa una sola formata e scendo anch'io alla prossima e torno indietro." L'ascensore corre lungo il palazzo adiacente, vedo i tetti, alcuni altri palazzi: sembra la Germania degli anni Quaranta, è scuro in cielo. Arrivati alla stazione dell'ascensore scendiamo, il tizio se ne va ed io telefono con un cellulare di legno al mio amico Jim Cow. C'è una festa a casa sua e mi risponde uno dei Vongoli, la coppia dei miei amici di vecchia data. Dico di aprire la porta e chiamare l'ascensore che sto arrivando. Però vedo l'ascensore ripartire all'indietro senza di me, per cui corro e lo perdo! Così corro verso un altro corridoio dove c'è un secondo ascensore, stavolta di metallo in cui tutti sono seduti tranne un posto e mi ci siedo. Quello parte ma prende una strada diversa e va in chissà qualche altra parte della città, viaggiando sopraelevato. Ho il fiatone dopo tanto correre e, appunto, mi sveglio ansimante e col mal di testa. Fatico molto per riaddormentarmi, fuori c'è un po' di vento. Nel secondo sogno io e Almar passeggiamo dentro un centro commerciale e salendo le scale vediamo adagiati dei libri a fumetti. Ne sfoglio uno e i disegni parlano di una coppia omosessuale che fa sesso orale: i disegni sono in bianco e nero e fatti bene. Lo chiudo e mi stupisco che possano essere venduti in un centro commerciale. Una gentile signorina si avvicina e mi dice "Questa è la Chiesa di Scientology e, nella vita, può esistere anche che una coppia omosessuale faccia sesso." Salgo le scale con Almar e vedo che effettivamente è la nuova Chiesa di Scientology di Boccea, a Roma, che vende però anche altro materiale, forse perché è cambiata nel tempo. Vende pupazzi di Guerre Stellari e Star Trek, libri di fantascienza e di arte grafica a colori (tutto è a colori). Mi soffermo in particolare su un libro in cui, sfogliandolo, le figure si animano. Vorrei comprarlo per averlo ma mi accorgo di essere nudo e di non avere soldi. Per cui faccio per chiedere ad Almar dei soldi ma non c'è più. Penso che forse stia facendo l'OCA Testa di Scientology, cioè il test della personalità, poiché magari ne ha bisogno. Vedo anche un libro che è una specie di computer e con tanti circuiti e schemi. Mi metto seduto presso una scrivania e questi schemi ad albero mi passano davanti, tutti a colori. Qualcuno dice che sto per entrare nella mia rete di computer, qualcun altro è incapace di farlo. Io entro nella mia rete di casa e poi l'abbandono per far sì che qualcun altro possa lavorarci su. Mi alzo e cerco Almar ma non vedo più nessuno. So che devo scendere perché dabbasso ci sono gli uffici e le aule ma due corridoi hanno un vaso di fiori con delle peonie e capisco che è vietato il passaggio. Per cui scendo le scale più in fondo ma sento sempre di essere nudo e mi dirigo verso i bagni sperando ci siano gli spogliatoi di coloro che ci lavorano per mettermi qualcosa. Una ragazza che lavora lì mi dice che stanno tutti a lezione. Io mi giro. Tutta la grande sala dove ero, i corridoi e le stanze sono vuote, non c'è nessuno ed è buio. Ho dei brividi e mi sveglio per un breve periodo. Il sogno seguente mi vede arrivare ad Amsterdam dal mio amico Marco al quale chiedo se gli va che andiamo ad Ikea. Lui ne è entusiasta e va per prepararsi. La sua casa è diversa, è più verdina e bianca, molti oggetti strani e so che ospita la mamma. Io gli dico che se vuole posso andare a dormire da un'altra parte ma la mamma viene e invece insiste per far sì che rimanga, tuttavia prende da parte Marco e gli dice che non è il caso di andare ad Ikea e fare altro. Non so cosa perché mi sveglio, sempre col mal di testa. Nell'ultimo, brevissimo sogno, so che mi sono spostato a Parigi da Amsterdam e so che dal luogo in cui ero con gli ascensori, sono passato in una città dove, appunto, c'era la Chiesa di Scientology per poi giungere ad Amsterdam e infine a Parigi. Sto uscendo dalla stazione della metropolitana di Marnes-La-Coquette, un paesino attorno alla metropoli e vedo le mie due colleghe Silvia e Marie-Rose. Mentre sto uscendo loro stanno invece ferme e faccio loro: "chi aspettate?" e rispondono "Il Papa!". In quell'esatto istante suona la sveglia delle otto in punto. L'analisi di questo sogno è complessa; alcuni elementi razionali derivano da questi giorni (il weekend con Jim Cow, mia madre che sta male). So che dovrò andare a Parigi la settimana prossima e che il mio amico Marco non viene più a Roma a giugno e che forse io andrò da lui. Almar che mi ha lasciato. Il cartellone della pubblicità della nuova Chiesa di Scientology di Boccea visto sabato (o forse è frutto della mia immaginazione?).

venerdì 6 agosto 2010

Peripezie di una tarantola e sua morte attraverso il gigante

In ultimo ieri sera ho riununciato a mettere il diaspro rosso vicino al comodino ed ho messo una tormalina nera, un crisoprasio e un quarzo fumè con il seguente effetto: ho avuto un sogno lunghissimo che ricordo ancora. Tutto è iniziato con la mia entrata nel nuovo ufficio, dove al segretaria mi fa notare i mobili nuovi. In particolare c'è un armadietto al muro tutto rivestito di moquette grigia che attrae la mia attenzione. Le dico "Che bello il nuovo ufficio!" e apro quest'armadietto cubico ma all'interno c'è un'altro armadietto cubico di metallo, chiuso. Rinuncio perché penso che sia un armadietto per il pronto soccorso e dico alla segretaria dove è la riunione. Lei mi indica la sala dove mi reco subito. Ci sono molte persone in riunione, non ne conosco nessuna ma so che sono miei colleghi. In particolare, colui che dice di essere il mio capo mi ordina di andare a prendere il nostro più grande cliente e di accompagnarlo in albergo. Io esco subito, vado a prendere la macchina e inizio ad andare verso l'aeroporto. Mentre vado arrivo ad un tunnel, la strada è a cinque corsie e mi fermo all'angolo perché penso che il cliente non so chi sia. Preso da sconforto perché rischio di fare una brutta figura scendo dall'auto ed entro nell'albergo dove sarei dovuto recarmi con il cliente. Alla reception tutti credono che sia io il cliente e mi fanno accomodare in una stanza rossa e con tuti gli onori: assomiglia ad una sala d'attesa di una clinica dove una volta fui operato. Il letto era alla mia sinistra; mi affaccio e vedo fuori il paesaggio che assomiglia alla casa di mio nonno in campagna. Mi spoglio e faccio per andare a dormire ma vedo sul letto due coppie: un uomo e una donna che stanno l'uno sull'altra proni e una coppia di ragazzi che invece si dimenano. Sono tutti nudi, in particolare la coppia etero è abbronzata, sembra dormire e vedo benissimo il sesso di lui in riposo; l'altra coppia invece sta facendo sesso e sono entrambi in erezione. A dire la verità non fanno un vero e proprio atto sessuale ma sembrano discutere animatamente. Di questi ultimi ascolto le loro parole sulla fedeltà e intuisco che stanno litigando per qualcosa ma continuano comunque ad essere con i due falli in erezione. Si girano verso di me e uno dice: "Accidenti, adesso sapranno tutti che stiamo insieme!". I loro visi sono come quelli degli attori di una pubblicità di chewing gum che sta andando adesso in televisione dove si vedono due cinesi che fanno a gara nel creare oggetti con la gomma da masticare e li espongono attraverso la lingua. La coppia etero si sveglia e un cinese inizia a piagnucolare più atterrito che mai e dice: "Ora siamo veramente perduti!". Suona la sveglia e mi vesto dirigendomi verso il bagno che invece è il bagno di un'accademia militare russa dove ci sono i cadetti che stanno lavandosi e vestendosi. Il capo parla in russo; io mi siedo ad una panchina come quelle di uno spogliatoio e vedo che un cadetto, non visto dal capo, va a fare un sonnellino sotto la mia panchina. Appena arrivano i due cinesi tutti fischiano ma il capo dice qualcosa in russo e tutti stanno zitti. Io so di essere un privilegiato e che non dovrà fare né guardie bé marce. E' qui che mi accorgo di un enorme ragno nero, una specie di migale il quale sembra venire verso di noi. Tutti scappano e anch'io mi sposto perché è vicino a dove sono seduto. Esclamano: "La tarantola! La tarantola!" e succede un putiferio. Il cadetto che dorme sotto la mia pachina non si accorge di nulla e penso che il ragno si dirigerà verso di lui e potrebbe pungerlo col veleno. Il capo russo prende una ciabatta e cerca di colpire il ragno ma lo manca, arriva anche a dare delle ciavattate in testa al cadetto che si sveglia ed evita che la tarantola gli cammini in faccia. Tutti scappano e io noto che il ragno esce fuori e si dirige verso un palazzo. Riconosco come il mio palazzo e lo supero salendo le scale e arrivando a casa mia all'ultimo piano. Mi affaccio e noto il ragno, lo vedo piccolo dall'alto di cinque piani, camminare pian pianino verso il muro, arrampicandosi. Spaventato vado in cucina, apro un cassetto ma trovo solo un chiudibuste IKEA di plastica. Nel frattempo si alza mia madre che prende il chiudibusta e lo butta verso l'esterno, colpendo la tarantola e facendola cadere di nuovo sotto. "Brava mamma!", le dico e mi affaccio per vedere dove è caduto il ragno: proprio un piano sotto, dal dirimpettaio, dentro un box di bambino. Temo per il bambino se dovesse entrarci. Esce però dalla finestra di quell'appartamento un uomo enorme, con una testa gigantesca e quasi quadrata, un gigante insomma che si muove a fatica sul terrazzino e inizia a chiudere quel box con dei lenzuoli, di fatto bloccando il ragno lì dentro. Io lo chiamo: "Signore! Signore! C'è un ragno lì dentro!" ma quello non ascolta oppure non sente e io e mia madre lo chiamiamo ancora ma niente, io gli faccio dei cenni e muovo la mano mimando un ragno. Ad un certo punto l'omone dice qualcosa tipo "Mi aveva scambiato per qualcun altro. Deve avere il morbo di Alzeimer!" e chiude definitivamente la tarantola dentro quel sacco e se la porta via. Mentre la porta via l'omone, nel chiudere la finestra, dice: "Ora butto tutto nel mare!", o nell'acqua (non ricordo bene) e capisco che il ragno morirà o di fame o affogato. Mi sveglio ed è giorno. Oggi io e Almar siamo andati a fare una gita al parco archeologico del Vulci. Di ritorno ascoltiamo la radio e una pubblicità, che avevo sentito anche ieri, parla proprio di una coppia in cui lei dice all'uomo se uccide il ragnone nel bagno (come Woody Allen) e quello, ucciso il ragno, dice "Mi sembrava che stessi parlando di una tarantola e invece...". Elemento razionale postumo: quando ero molto piccolo, sono stato convinto che mio padre (o mia madre) mi facessero ciao ciao con la mano e mimassero un ragno. Inoltre proprio a casa di mio nonno in campagna un giorno (avrò avuto cinque o sei anni) andando al bagno e alzando la tavoletta noto un grandissimo ragno verde dietro il water, chiamo mia zia e quella dice che era una tarantola e la prende con le mani, buttandola fuori della finestra. Poi mi dice di sbrigarmi nel fare la pipì.

martedì 13 luglio 2010

Cerchi in pentola

Ho dedicato ad Almar la terza parte della nuova raccolta di poesie Sigma, poco prima di spedirla ad un concorso letterario. In più, se mettiamo che ho ricevuto il contratto di pubblicazione del mio A volte mi sento un pezzo di canre, dovrebbe farmi sentire bene. Invece avverto una tensione profonda, molto evidente, al limite della impazienza. Mi sembra come se non ci fosse tempo per fare qualcosa. Ho ideato un nuovo libro inteso come un epistolario tra me e Antoine Auden. Mi esalta molto e conterrà anche alcuni elementi per la seconda parte del Cromosoma grigio, che dovrei decidermi a continuare. I miei sogni non vanno meglio: ne faccio abbastanza ma non riesco a ricordarli sia per il gran caldo che c'è in questi giorni sia per il fatto che mi sveglio ogni giorno sempre più presto e balzo giù dal letto con una grande velocità per farmi la doccia e togliermi il velo umido sul corpo accumulato durante la notte. Spero passi presto quest'ondata di calore. La scorsa notte ricordo soltanto questo brano: stavo facendo la crema pasticcera in un'enorme calderone, con una cucchiarella di legno. Qualcuno dice che devo effettuare dei cerchi molto più veloci e ampi. Lo faccio sulla superficie di un liquido che sembra acqua e il tutto man mano si trasforma in un liquido verdastro. Sono impnotizzato dai cerchi giallastri e rotanti, ce ne sono decine e decine. Mi sveglio, è notte. Elementi razionali possono essere: il telefilm Fringe, nel quale si dice di dover preparare, appunto, la crema pasticcera (alla quale non ho dato attenzione) e poi forse un riferimento ad un prossimo film della Walt Disney, L'apprendista stregone, di cui non c'è questo elemento ma c'era - mi sembra - nel film animato di Fantasia.

giovedì 18 febbraio 2010

La scogliera

Stanotte ho dormito sodo (ma anche ieri). Ho sognato di trovarmi sul ciglio di una scogliera con molta erba pendula ed un sacco di gente vcicino a me, tutti ladri e assassini. Forse mi ricordavo della puntata di Desperate Housewife vista ieri sera sul divano con Almar, serie che ci piace molto, in cui si è saputo chi ha ucciso un personaggio della stessa. Sul bordo della scogliera, vedevo chiaramente il mare azzurro e increspato, il colore dell'erba, la stessa sabbia. Mi sono girato dietro ed ho visto un grande monte sul quale era una città. Siccome stavamo tutti accasciati a terra, ho supposto essere una colonia penale. Ho detto a tutti che per uscire saremmo dovuti andare oltre la città e per farlo dovevamo sfondare un muro di una casa con un portico. Uno dei mastodontici uomini prende un enorme cuneo e fa per scagliarlo contro il muro ma si ferma perché è quello di una chiesa con tutti i sacramenti in legno e non vuole commettere sacrilegio. Accanto a questa c'è un altro portico con tante colonne e io dico di camminarci finché non troviamo una porta. Nessuno è d'accordo tranne una persona che viene con me. Allora apriamo insieme la porta e ci ritroviamo in un ufficio. Per mimetizzarci ci vestiamo da carnevale: io da impiegato e l'altro da Marylin Monroe. Mi sveglio alle sette meno un quarto: ho sbagliato a mettere la sveglia. Mi riaddormento e mi risveglio improvvisamente alle sette e un quarto. Mi sembra di aver dormito un secolo. Saluto con un bacio Almar e scendo via. In bagno l'acqua è fredda: la caldaia mi ha abbandonato dopo circa due anni di perfetto funzionamento. Vestito col pigiama esco fuori, la riaccendo e finalmente faccio la doccia. Inizio della giornata. Il fatto del mascherarsi sicuramente è dovuto alla visione delle foto della festa di Carnevale. Ci siamo divertiti da pazzi, Almar aveva un vestito da Maria Antonietta, praticamente perfetto; c'erano tutti i miei amici, chi vestito col burqa chi come ballerina di can-can chi, come Patrizia, da Cary Grant. Insomma c'era anche Marylin, ovviamente, sembrava vera ma più stangona. Ricorderò per sempre questo Carnevale come uno dei migliori della mia vita, pieno di fascino, mistero e perfezione. Abbiamo vinto due premi io e Almar. Riguardo la parrucca: praticamente ero uguale alla donna del ceppo di Twin Peaks, ceppo incluso. Durante la festa, ho proiettato un video in cui compare questa donna del ceppo e Laura Palmer nel film Fuoco cammina con me e che evidenzia anche la somiglianza con uno dei due Vongoli e dei quali festeggiavamo anche il ventesimo anno in cui erano insieme. Davvero tanto.

venerdì 29 gennaio 2010

Il cane aggrappato

Mi risulta difficile raccontare il complesso sogno di stanotte, specie ora che è passato del tempo. Mi sono svegliato alle sette, ho dormito in fondo bene. Ieri sera sono stato da mia madre la quale mi ha aiutato in parte a creare un abito di carnevale per la festa dei Vongoli ed è stato come tanti anni fa quale ella mi aiutava a comporre i miei abiti. Siamo stati a cena tutti insieme e abbastanza allegri. Dico questo perché nel sogno la storia raccontava di un robot, tipo Wall-E, il quale cercava di entrare in una navicella per recuperare una scatola di metallo. Sulla scatola, dopo molte peripezie e dopo averla tratta in salvo prima che il missile partisse per gli spazi siderali, c'era il mio nome e dovevano esserci le mie ceneri e invece c'ero io che risultavo ancora vivo. Chissà se c'è affinità con i ricordi che mi ha suscitato la cena. Ad ogni modo, io esco dalla scatola e faccio per andare in una casa in cui sapevo che si cucinava. Prima di entrare vedo un uomo molto grosso al quale stava aggrappano un enorme cane bianco, molto peloso e il pelo era liscio. Sembrava essere triste e mi era parso piangesse. Io mi avvicino e lo accarezzo, mentre l'uomo a cui era aggrappato guardava fisso davanti a sé ed era silente. Cerco di confortare il cane dicendo di non preoccuparsi ma il cane si gira e prende forma umana (mi sembrava quella di mio zio, il fratello di mio padre) rispondendo: "Non c'è speranza, credimi!" ma io lo conduco alla casa dove sicuramente c'era del cibo e il padrone di casa mi ferma e mi dice che non entrerò mai con quel tipo vicino.

lunedì 25 gennaio 2010

Il forno di Elena

Stanotte, forse perché ho pensato accidentalmente alla mia ormai defunta zia Annafelice, ho sognato la mia compianta amica Elena. Eravamo io e lei nella sua casa al centro, seduti davanti al camino ma in realtà mai ho visto il camino acceso di Elena e inoltre il suo camino era alla sinistra rispetto al divano bianco nel salone e di fronte c'è la finestra. Al posto della finestra c'era questo camino, uguale a quello che nella casa in campagna di mio nonno era dedicato alla cottura del pane e all'epoca lo chiamavamo il "forno della strega" dalla curiosa sembianza della casetta di Hansel e Gretel. Io e Elena sedevamo davanti ad esso, in casa sua. Lei non diceva nulla, io mi scaldavo al fuoco. Tutto qui. Mi sembrava che Elena fosse più piccola, minuta, come la vidi quando era distesa sul suo letto, ormai morta. Mi zia Annafelice era anch'essa minuta e piccola: l'ho vista l'altro giorno su un video dovuto a una trasposizione di un vecchio filmino Super-8 nel quale partecipò ad un mio video. Erano gli anni Ottanta.

lunedì 18 gennaio 2010

Capogiri e droni

Da qualche giorno ho di nuovo i giramenti di testa, dovuti forse alla cervicale e forse alla parziale tensione per la malattia di Cristina. Sabato sera siamo andati al suo compleanno e devo dire che mi ha dispiaciuto vederla con la parrucca nera, così emozionata e felice per averci tutti attorno a lei. Sarà per questo che la notte ho sognato di trovarmi io, Almar e un’altra persona, sopra a tre sgabelli altissimi, di guardia a un fiume che entrava in una città. Ad un certo punto ho immaginato di avere i giramenti ma ancora stavo bene e, per evitare che mi venissero (e quindi cadere giù), imposi agli altri due seduti accanto a me di spostarsi ed andare su una pedana, più stabile. Poi mi sono svegliato con una gran stanchezza. Stanotte invece mi sono ritrovato in una città dominata da alcuni droni alieni che volavano, dalla vaga forma di zanzara-elicottero, tutti marroni e che ronzavano in aria, trasformando le persone in automi. Sono andato in quella che nel sogno era la casa di mia madre e l’ho avvertita della cosa. Le ho detto che quando avesse visto un puntino in cielo color marrone avrebbe dovuto chiudersi in casa a chiave. Sono andato alla finestra e difatti ho visto un puntino avvicinarsi e diventare sempre più grande. Le ho detto chi chiudersi in camera ed ella lo ha fatto. Poi, intuendo che il drone forse non sapeva che fossimo in casa, ho continuato ad osservarlo e si è posato sul ramo di un albero: eravamo ad un piano molto alto. Il drone si è trasformato in un grande uccello marroncino, simile a quello che c’è nella sigla iniziale di Twin Peaks. Sono andato da mia madre e l’ho coperta ermeticamente con una grande scatola grigia fatta di cemento. Poi mi sono svegliato. A proposito del telefilm io e Almar ce lo stiamo vedendo pian piano, puntata dopo puntata. Per quanto riguarda i puntini: ieri sono stato a cena da mia madre e ho fatto una foto al buio alla lampadina a forma di fiore che illumina la foto di mio padre. In effetti sembra un vago puntino luminoso. Inoltre stamattina ho aperto come al solito il giornale la Repubblica e una notizia di droni volanti era in una quarta di copertina a proposito di un attacco in Afganistan: nessuna premonizione, perché credo che quelli di sopra vedano la televisione a notte fonda e quindi questa notizia, che risaliva a ieri, sia stata data questa notte. Infine, sempre con Almar, l’altro giorno abbiamo visto in un negozio degli elicotteri giocattolo che ci sono piaciuti molto.

giovedì 12 novembre 2009

Pioggia, autobus e alieni

Due notti fa ho fatto questo sogno: ero in una cittadina e pioveva o, almeno, aveva piovuto e c'era moltissima acqua per le strade. Sembrava Napoli ma era la Città Immaginaria di cui sogno spesso. Camnminavo sapendo di essere in alto come posizione e la stradina si snodava attraverso alcuni vicoli. Sapevo che dovevo arrivare ad un incrocio e poi scendere. Mentre cammino c'era, in mezzo alla strada, un tavolo dove si era accomodata mia madre e altre amiche sue per prendere un tè. La tovaglia era apparecchiata però come se fosse un'osteria. Mi salutano e io faccio loro "Sta arrivando l'autobus, mamma, spostatevi." e loro si alzano, spostano il tavolo tutte insieme e l'autobus inizia a passare ma il vicolo è stretto e quindi loro entrano nel bar con tutto il tavolo e io decido di svoltare a destra verso la via in discesa. Ad un certo punto, mentre l'autobus passa, fa avanzare tutta l'acqua che era nelle pozzanghere del vicolo, come se l'acqua dovesse per forza essere trascinata via perché l'autobus era grande esattamente la stessa dimensione della stradina, provocando una immensa cascata di acqua che si riversa tutta nella via in discesa, portando via con sé anche l'acua rimasta su quella strada. A me sembra una cosa buffa e inizio a ridere a crepapelle per l'accaduto. Per terra l'asfalto è addirittura andato via con l'acqua e rimane la terra viva con delle buche ma di acqua nessuna traccia. Esce il sole, io scendo per la discesa e continuo a ridere. Mi sveglio ridendo ma, dopo un po', devo andare in bagno a fare pipì. Invece stanotte ho fatto tre sogni, di cui ricordo il primo e il terzo. In queste due notti ho dormito a Palermo. Il primo sogno mi vede guidare di notte con una macchina su una strada abbastanza trafficata: stavo tornando verso casa e la strada era leggermente in discesa: era bagnata per terra dell'umidità notturna. Mi accorgo che l'auto distante centro metri davanti a me, viene sollevata da terra e sbattura per terra da una serie di luci sopra di essa. All'inizio mi sembrano dei lampioni ma poi vedo che è un disco volante come quello in Incontri ravvicinati del Terzo Tipo, il film. Allora cerco di rallentare ma la strada è in discesa e la mia auto non si ferma. Penso che il disco volante ha lasciato deliberatamente andare la macchina prima di me perché mi sta cercando e difatti mi passa sopra e prende la mia sollevandola da terra. Mi sento sollevare e cerco di scappare: l'automobile si è trasformata in una casa ma si muove tutta, un po' come nel libro Il numero della Bestia e mi sveglio. Mi prende una paura folle e penso che in camera mia ci sia un alieno grigio ai piedi del letto. Stringo forte gli occhi e mi batte il cuore. Poi mi calmo e accendo la luce ma non c'è nessuno. Faccio fatica ad addormentarmi e continuo ad avere paura; sogno qualcosa che ora non ricordo poi mi risveglio. Allora eseguo il terzo sogno di cui ricordo la fine, terminata alle sette in punto con il suono del cellulare che mi sveglia definitivamente. Nel sogno sono ad una fila in un negozio che assomiglia allo store del Beaubourg di Parigi e invece vende cose da mangiare. Capito accanto ad un ragazzo della mia età che si avvicina e mi tocca tutto. Io non capisco perché e mi discosto. Prendo da mangiare e mi siedo, del ragazzo nessuna traccia. Mangio erba di campo verde scuro e bevo una salsa cremosa. Tutto qui.

mercoledì 12 agosto 2009

Elena, le protezioni e il prosciutto

Stamattina al mare con Ste* a Maccarese: bianchi entrambi, due panini, due peschenoci, due lettini. Bel tempo, venticello ma tornati presto perché lui è bianchssimo molto di più. Stanotte, visto che non avevo nulla in frigo, ho sognato di andare a comprare il prosciutto crudo (stamane invece ho scelto il cotto) e il droghiere, un vecchetto con la barba bianca grassottello mai visto prima ma che è ricorso una volta nei miei sogni, mi ha portato fuori del negozio su una bancarella esterna per scegliere il migliore. Ho scelto il tipo di montagna perché bello salato ma, mentre tornavamo nel negozio e dovevamo fare un piccolo pezzetto di strada in salita, mi sono ricordato di alcuni passanti morti e gli ho domandato se aveva avuto paura ad aver soccorso l'assassino. Lui ha risposto che ne aveva avuta un poco ma poi quello lo ha risparmiato perché era ferito. Fine di questo sogno mattutino. Ad esso mi sono riallacciato perché dei tre sogni che ho fatto, uno parlava appunto di una strage compiuta da un assassino con il volto nascosto che uccideva a caso i passanti: mi sono ricordato in un sogno di un altro sogno effettuato qualche ora prima. Elementi razionali che ricodo: ieri sera ho visto uno sceneggiato degli anni Settanta Il giudice e il suo boia in cui compariva un bel ragazzo biondo ucciso con un colpo di pistola alla tempia, una scena anche questa del sogno e poi, al computer, mentre scaricavo programmi per l'iPhone ho visto che era disponibile il prequel di Assassin Creed, che non ho preso. L'ultimo sogno dei tre, quello iniziale, verteva sull'incontro che ho avuto con Elena, la mia amica morta lo scorso febbraio, che mi diceva di usare le protezioni durante i miei incontri ed io le rispondevo che adesso avevo una nuova persona accanto ma ella me lo ripeteva, poi compariva Francesco, un mio amico, in cui capivo che lui era il figlio (Elena in realtà ha una figlia). Dopo di ciò l'ho salutata e sono uscito da casa ed ho preso la metropolitana. Sceso ad una fermata con alcune vecchiette, una di queste riconosco come mia zia Marisa e abbiamo corso per andare a prendere la coincidenza con un'altro treno che ci avrebbe portati a casa. Saliamo una scalinata a piedi e mi accorgo che di non farcela. Sorpasso due signori vecchi, forse i miei nonni materni e aiuto mia zia, trasformata in un'altra: zia Rosa, e finalmente arrancando e muovendoci pian piano arriviamo mentre il treno entra in stazione. Saliamo sul teno e mi sveglio un istante: ho dolore al polpacci dove ho preso un crampo due giorni fa.

giovedì 6 agosto 2009

Clockwork orange con la mia cadillac bianca

Svegliato alle 5 di mattina dopo un sogno in molte persone devono ricevere un avviso di garanzia per aver partecipato ad un party. Mi trovo a lavorare nella centrale di polizia e ho con me tutti i fascicoli di ogni persona che deve essere prelevata e portata al commissariato. Appeno leggo, su uno di questi, il nome di mia sorella, mi dirigo da un poliziotto di grado superiore (con la divisa color ocra) e gli dico che si tratta di mia sorella, impietosendolo. Lui prende il fascicolo e sorridendo lo straccia. Io esco e vado verso casa di mia madre ma è un palazzo della Città Immaginaria, tutto di vetro e con una grande scalinata centrale. Mentre entro dal portone vedo mia sorella che sta uscendo e ha in mano un beauty-case rosso. Le chiedo se sta partendo per le vacane ed ella annuisce, così la porto all'interno per spiegarle cosa stava succedendo e che si dovrbebe sbrigare ad andarsene perché c'è il rischio che la festa alla quale ha partecipato potrebbe essere stato un icnontro di mafiosi. Ci fermiamo all'interno del palazzo dove di trova un piano con una grande cucina fruibile da tutti gli abitanti. Inizio a spiegarle la cosa ma arrivano alcune donne che abitano i piani e servo loro dei drink improbabili: mia sorella è scomparsa e ogni donna mi sorride e vuole essere servita da me. Mi sveglio e riprendo sonno. Il secondo sogno lo faccio poco prima di svegliarmi alle otto e mezzo: ho una cadillac bianca parcheggiata fuori del palazzo precedente, sono sempre parte della polizia e devo accompagnare alcuni colleghi ad una sfilata. Passa una vespa bianca con uno dei personaggi del film Arancia Meccanica e un altro è a piedi. Quello sulla vespa cerca di entrare nell'auto ma io, con il telecomando, la chiudo. Così se ne va (io leggo la targa della vespa ma non la ricordo) e l'altro, che ha in mano un secchio con vernice verde, tenta di pitturarla. Io cerco di fermarlo ma sono titubante perché potrebbe versare tutta la vernice sull'auto, bagnata dalla pioggia. Mi sono svegliato. Tutta la notte ho pensato ad un iPhone bianco nei momenti in cui mi svegliavo.