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martedì 21 aprile 2020

La libreria e la vecchiarda

Il primo sogno che ricordo di stanotte è che avevo parcheggiato la macchina in un piazzale e da questo si snodava un allunga strada dritta, non pianeggiante ma ondulata. Ai lati della strada c’erano molti negozi e poca gente che camminava. Sono arrivato a percorrerla a piedi per un breve tratto e poi ho deciso di tornare indietro: stavo camminando il lato destro, guardando il parcheggio in fondo. Mi accorgo che un negozio aveva la scritta “libreria” e decido di entrare: aveva una piccola vetrina e la porta a vetri. Entrando però mi accorgo che, essendo piccolina, non aveva libri all’interno ma tante opere d’arte grafiche, cartoline colorate e minuscoli quadri. Il gestore era seduto a un bancone davanti alla porta. Decido così di uscire e mentre esco dico una parol ebraica che non ho mai conosciuto: הכשק, hakasheq che vuol dire arma, pistola, arsenale (questa traduzione l’ho fatta da sveglio). Il gestore, forse perché impaurito dal significato della parola mi die “Che stai dicendo?” E io gli rispondo “Cosa? Ho detto ‘cosa’”, pensando a una sua assonanza con la parola ebraica. Il negoziante mi lascia andare e cammino fino al parcheggio. Mi sveglio, sono le 5 e mezzo quasi. Mi riaddormento quasi subito, ho mal di schiena da qualche notte. Verso le otto ho iniziato il sognare esattamente dal parcheggio ma non ho preso l’auto (il parcheggio era quasi vuoto) e mi dirigo in una stradina a fianco dove c’era un bar con dei tavolinetti, stile francese. Non c’era nessuno ma di fronte al bar una porta conduceva in una lussuosa abitazione e decido di entrare per vedere l’interno. La casa aveva un piano sotto e delle scale che portavano sopra. Nella stanza al piano terra c’era molta agente che festeggiava qualcuno, scorgo una signora molto anziana, quasi centenaria; su un tavolo tante cose d’oro e preziose e la signora aveva in mano una sigaretta. Sembrava simpatica. Da una finestra si scorgeva il piccolo bar di fronte. La signora mi vede e interrompe con una mano ogni discorso è dice “Vorrei parlarti, vai al piano di sopra e aspettami lì”. Vado al piano di sopra salendo le scale mentre la signora ride e scherza con tutti. Attendo attendo e poi mi sveglio.
Elementi riferibili al mondo reale sono le librerie appena aperte (ieri avevo parlato con i miei amici librai) e un telefilm visto ieri sera in cui a un poliziotto rubano una pistola. 

giovedì 16 giugno 2016

La pipì rosa e il sogno nel sogno

Dunque, inizio dicendo che finalmente ho fatto un sogno come non ne facevo da mesi (o forse da anni): lunghissimo, in più parti, colorato e con una particolarità assurda; forse un sogno lucido? Non ne sono sicuro. Mi trovo per lavoro ad Urbino. Riguardo al colore del titolo, ieri - scrivendo sul gruppo Playmobil Italia su Facebook, un utente ha dichiarato di voler cercare la linea rosa delle casette Playmobil, linea che io ho, non completa ma abbastanza numerosa in oggetti. Ecco il sogno: ricordo che stavo in Olanda ma non mi sembrava tale, anzi nell'insicurezza di trovarmi in quel Paese la mia mente si è come librata in alto guardando giù e ha formato una mappa in cui vedevo distintamente e a colori l'Italia e la ex-Jugoslavia ma il mare Adriatico univa quasi le due rive, mi sembrava essere in un lontano futuro. Tornato nella mia mente sapevo di dover andare a cena e mi diressi verso la sala da pranzo in una casa a metà tra l'essere un appartamento e un giardino. Il tavolo era ovale e - oltre me - c'erano un uomo, sua moglie  e un'altra donna più giovane. Mi conoscevano tutti ma sentivo di essere un ospite. dopo la prima portata sento di dover andare in bagno a fare pipì, per cui mi alzo con disappunto della padrona di casa e sento che lei e il marito parlavano di me: egli mi difendeva dicendo che se uno deve andare in bagno all'improvviso non è sconveniente affatto. Il bagno si trovava al piano di sopra ed era una cameretta piccola con due finestre e una porta: la finestra a sinistra era completamente aperta e quella davanti al cesso aveva delle veneziane dalle quali si poteva vedere un corridoio. Accostai la porta ma mi accorsi che il marito della donna era salito e doveva anche lui andare in bagno. Senza essere affatto infastidito inizio a fare pipì e questa mi esce rosa. Io mi impaurisco e l'uomo, che si rivela essere un medico si accorge della cosa e, sporgendo dalla finestra al'interno del bagno, me lo prende in mano mentre continua a fluire la pipì e dice "Scusa ma sto eseguendo una PCR in diretta per vedere cosa sia questo strano colore". Mi accorgo che il mio membro non era affatto quello che ho oggi ma di un ragazzino assai giovane, prepubere quasi. Poi me lo lascia e dice: "Niente di grave ma fatti fare le analisi in ospedale quando puoi, vai pure a Parigi". Poi se ne va da qualche parte su quel piano e in un istante mi accorgo che era la Francia e non l'Olanda il Paese in cui dovevo essere ma nessuno parlava francese. Mi ritrovo così nudo e decido di scendere per proseguire la cena ma che davvero era sconveniente scendere spogliato completamente e prendo un gruppo di fogli uniti da un filo e me lo metto attorno alla vita come un abitante delle isole hawaiane. Appena scendo dico alla signora "Le servivano questi fogli?", lei mi guarda male e fa no con la testa. Mangio una minestra e dopo tutte e due mi dicono che dobbiamo andare e mi avrebbero riportato a casa. Mi spoglio della carta e mi vesto elegante con giacca e cravatta. Prendiamo una macchina e andiamo via: alla guida c'era la signora, con accanto la ragazza più giovane. La macchina mi sembrava una Skoda gialla del'Europa dell'Est. Mentre fino a quel punto il sogno si era rivelato calmo e normale, guidando la signora incappa in un leggero traffico e dentro un tunnel. L'auto si ferma e io vedo accanto a lei un macchinario gigantesco e rosso che - senza alcun rumore - impianta nell'asfalto un enorme cuneo e muove i suoi immensi ingranaggi nel tentativo di smontare un intero gigantesco palazzo. Io scendo dalla macchina per avvisare gli operatori che ce ne erano altre ma non sembrava ci fosse qualcuno a muoverlo. Mi divincolo tra i bracci meccanici, ho paura che uno di questi mi possa colpire o che crolli un soffitto di cemento armato ma il tempo di passare attraverso questi e si crea una nuvola di polvere e capisco che è crollato tutto. Cerco di andare fuori ma penso che la macchina con le due donne era ferma e torno indietro: l'auto aveva il tetto come segato via e le due donne erano sedute sui sedili apparentemente senza vita. Mi avvicino ma mi accorgo che sono vive e una di loro dice "Ci dovranno ripagare! Di sicuro!". In quel frangente capisco che il macchinario (scomparso ora) era teleguidato e che non avrebbe ucciso nessuno ma tutto attorno era distrutto. Mentre andiamo verso un lato del luogo che si rivela essere su un ponte, vedo arrivare tutti i miei passati ed attuali amici, trai quali ricordo Jim Cow e il suo compagno e i Vongoli, tutti coinvolti nel casino appena successo e con i vestiti rovinati e impolverati. Chiedo loro come stiano e rispondono che stanno tutti bene ma che tanto era inutile che avessero i vestiti in ordine poiché stanno andando a una festa. "Vieni anche tu vero?" io guardo le due donne che mi fanno segno di andare e ci dirigiamo a piedi verso una direzione, attraversando ponticelli e fiumiciattoli: sono comunque un po' scosso e affaticato, mi sento anche dolorante per i continui movimenti che avevo dovuto fare per schivare i bracci meccanici. Mentre cammino telefono con il cellulare a mio fratello e gli dico che ho avuto un incidente, non mortale e che non sono ferito. "Dove sei ora? Ti serve aiuto?" mi fa ed io tentenno, poi rispondo "No, aspetta: scusa, mi sono sbagliato. Questa informazione non è reale perché ti ho appena detto quello che mi è accaduto nel sogno, quindi stai tranquillo" e lui riattacca dicendo "OK, torna presto". Metto il cellulare in tasca e penso che se mi svegliassi in quel momento potrei davvero vedere che non era che un sogno e che non ero dolorante e affaticato. Difatti mi sveglio: la stanza è al buio. Prendo sonno subito dopo e mi ritrovo all'ingresso di una villa, con gli amici che stanno entrando, sempre tutto a colori con una bella luce. Gli amici si disperdono fra gli invitati: capisco che era una festa in cui si stava tutti in mutande con grande semplicità, uomini e donne (riconosco anche le due donne). Non mi vergogno affatto anche se ero l'unico con un vestito blu e camicia bianca elegantissimo. Mi guardavano tutti e decisi di andare in una stanza a spogliarmi in santa pace. La villa era molto bella: al piano superiore c'erano mobili antichi e un canetto che sgattaiolava in ogni dove. Mentre inizio a spogliarmi entrano alcuni amici e riconosco uno dei Vongoli con tanti tatuaggi addosso:in realtà non ne ha neppure uno e vedo che se li era fatti fare recentemente. Mi accorgo allora che uomini e donne avevano innumerevoli tatuaggi, tutti stranissimi e qui si tramuta ogni cosa in bianco e nero, non più a colori com'era prima. Mi tolgo i pantaloni che appoggio su una poltrona e mi prende un colpo: le mie mutande bianche avevano leggere picchiettature rosa: quelle della pipì che evidentemente le aveva colorate. Non sapevo come fare e mi vergognavo moltissimo. Nessuno se ne era accorto. Alla fine decido di togliermele: sarei stato nudo ma senza tatuaggi addosso e la mia pelle era bianca. Così, deciso di andare nella stanza dove sentivo la musica e tutto rimaneva in bianco e nero. Mi sveglio con il rumore del condizionatore nella mia stanza di albergo e che avevo spento ieri sera. So di essermi sevgliato più volte di querlla che ricordo esattamente a metà del sogno. Elementi che potrebbero aver indotto la storia: mi sono ricordato domenica sera, parlando con Robo di due vecchissimi amici di quasi venti anni fa che partecipavano alle feste del Vongoli (e che erano presenti nel sogno anche se parzialmente nascosti); la strage di Orlando e il Pulse, forse ma soprattutto proprio ieri pomeriggio ho rivisto il libro Paesaggi di Tullio Pericoli e acquistato Robinson Crusoe illustrato sempre da di Tullio Pericoli nell'edizione Adelphi.


sabato 31 gennaio 2015

Le fabbriche dell'Ylem: anteprima.

Parole di Viddberoms, figlio di Beronussjot, figlio a sua volta di Nussranovitt nei cristalli della drusa denominata La grande opportunità. In questa drusa si parla del destino della mia terra, Dra, dei suoi abitanti e di tutto ciò che avvenne riguardo l'Ylem. Nessuna altra drusa, a quanto ne sappia, contiene queste informazioni. Chi la ritroverà sappia della pericolosità dell'energia illimitata, l'Ylem, che portò vantaggi ma anche segnò la fine del mio mondo. Le parole frammentarie e i miei pensieri scomposti derivano dalla mancanza attuale dell'energia ylemica, mancanza che lentamente sta facendomi morire e che mi priva dell’attenzione necessaria a ricordare ogni evento. Tuttavia ribadisco la sua pericolosità: chi trovasse questa drusa e la decodificasse sappia che l’Ylem è illusione di potenza e il suo presunto potere evolutivo è stabile finché si mantenga costante.

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mercoledì 1 ottobre 2014

Breve ma intensa vita di 'Til Tuesday e della sua cadillac rosa


"Il mio programma di esperimenti in pratica trasforma i debosciati, i cosiddetti invertiti, le frocione insomma, in uomini veri. Maschi dalla pelle perfetta in grado di adempiere alle loro mansioni da maschi, ridonare al mondo finalmente quella virilità di cui ha bisogno, di cui tutti noi abbiamo bisogno, vero Felice?" "Vero, barone" "Non capisco, barone, intendete dire che le vostre macchine trasformano i gay in etero?" "Certo! E, credetemi, prediligo i bei corpi, io. Ma, si sappia, il mio è un intento puramente scientifico..." ed entrammo in un camerone con molte cellette in cui venivano fuori delle voci sommesse "No, barone, la prego, mi lasci così, io amo i maschiii..." "Non voglio tornare a parlare di donne e motoriiii..." "Non voglio odorare di nuovo la bernardaaa..." e così via. Improvvisamente una mano si aggrappò alle vesti del barone "Barone, la prego, lasciatemi così come sono" "Totti? Che mi venga un colpo!" dissi e riconobbi Inzaghi, Batistuta, addirittura Alberto Tomba in un angolo che ciucciava un calzino del compagno. Tutti ridotti in lagrime e in catene "Maledetti frocioni! Lo capite che il mondo non vi vuole così? Vi vuole veri uomini!" Ero senza parole "Che vuol fare barone?" dissi "Felice, prendi questo qui, ci servirà per il nostro primo esperimento! Vedrà conte!" e Metenculo prese di brutto Totti trascinandolo sotto una macchina stranissima "Nooo! Per pietà, nooo!" Dovevo fare qualcosa.[...]

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martedì 3 dicembre 2013

La città dei morti

Sogno effettuato tra le 7:30 e le 8:10. Mi trovavo a passeggio lungo la strada di un grande giardino che costeggiava la mia Città Immaginaria. Sapevo che alla fine di quella via sterrata c'era un grande complesso chiuso e fatto di cemento, immenso e grigio e sapevo che era la città dei morti. La sola unica entrata era costituita da due grandi saracinesche abbassate. Ero assieme ad una donna della quale non ricordo però nulla oltre al fatto che era alta e snella, chiara di carnagione e con un vestito leggero nero. Ella volle avvicinarsi ed io le dicevo: "Non andare vicino, sai che posto è quello?" ma si avvicinava sempre più ad una delle saracinesche. Improvvisamente senza alcun rumore una delle due saracinesche si alza e la donna entra. Io la seguii per cercare di riportarla fuori ma quella si addentrava sempre più. Molte persone camminavano ma non uscivano e nessuna faceva caso a noi. La donna scese delle scale e scomparve. Io dissi ad alta voce: "Stanno chiudendo! Dobbiamo uscire!" e mi volto indietro perché inesorabilmente le saracinesche si erano abbassate e poi si sono chiuse del tutto. All'interno una sottile luce verdastra rischiarava gli ambienti fatti di cunicoli e tunnel. Così vagai dentro quella costruzione in cui c'erano delle persone che semplicemente vagavano; non ero impaurito ma avevo voglia di uscire e in più dovevo fare pipì. Camminando per molto tempo arrivai ad una uscita che sembrava un garage. Uscii fuori e mi ritrovai in una strada trafficata. Della donna nessuna traccia, dunque non era più uscita da lì. Sentivo ancora la vescica premere e dunque mi dissi se non fosse il caso di rientrare poiché avevo intravisto un bagno proprio accanto alla porta. Dunque mi avvicinai e trovai un uomo vestito con la tuta (da garagista) e chiesi se potevo andare in bagno. Egli annuì e mi indicò il luogo dov'era il water. Alzai la tavoletta e mi abbassai i pantaloni e quello da dietro mi si avvicinò con un panno umido dicendo: "Prima di fare quello che deve fare è meglio che glielo pulisca poiché questi posti sono abbastanza sporchi!" e si avvicina alle mie parti basse con l'intento di lavarmelo. Io allora lo spingo da un lato e dico ad alta voce: "Non si permetta! Il mio pisello non ha bisogno di essere pulito!" e lo tengo chiuso nelle mie mani. Quello se ne va e tiro un sospiro di sollievo. Mi sveglio all'improvviso e vado subito in bagno.


venerdì 16 novembre 2012

Il ritorno de "Il cromosoma grigio"

Ieri è uscito in ebook per dispositivi mobili la nuova edizione de "Il cromosoma grigio", libro che scrissi nel 1999 ed èdito successivamente su Lulu.com e ilmiolibro.it. Il libro è presente anche in Google books. Ho preferito anche pubblicarlo in formato e-book perché credo di convertire molti miei scritti in questa modalità.

Per visualizzare la vetrina del libro cliccare qui.



martedì 30 marzo 2010

Un libro al giorno: "Paradiso perduto"


Vedere attorno a me Lucifero che danza. Bello e splendente, affatto nero. E quell'ininzio poi: "Of Mans First Disobedience", "Della prima disobbedienza dell'uomo", un manifesto programmatico.
John Milton
Paradiso perduto
Bompiani - Collana: Il Pensiero Occidentale / Filosofia
Pagine 1071 - Formato 16x22 - Anno 2009 - ISBN 9788845263576
Prezzo di vendita: € 35.00



lunedì 25 gennaio 2010

Il forno di Elena

Stanotte, forse perché ho pensato accidentalmente alla mia ormai defunta zia Annafelice, ho sognato la mia compianta amica Elena. Eravamo io e lei nella sua casa al centro, seduti davanti al camino ma in realtà mai ho visto il camino acceso di Elena e inoltre il suo camino era alla sinistra rispetto al divano bianco nel salone e di fronte c'è la finestra. Al posto della finestra c'era questo camino, uguale a quello che nella casa in campagna di mio nonno era dedicato alla cottura del pane e all'epoca lo chiamavamo il "forno della strega" dalla curiosa sembianza della casetta di Hansel e Gretel. Io e Elena sedevamo davanti ad esso, in casa sua. Lei non diceva nulla, io mi scaldavo al fuoco. Tutto qui. Mi sembrava che Elena fosse più piccola, minuta, come la vidi quando era distesa sul suo letto, ormai morta. Mi zia Annafelice era anch'essa minuta e piccola: l'ho vista l'altro giorno su un video dovuto a una trasposizione di un vecchio filmino Super-8 nel quale partecipò ad un mio video. Erano gli anni Ottanta.

giovedì 14 gennaio 2010

Umbria e albergo

Ieri sera, dopo essere andato a letto alle dieci e mezzo, mi sono svegliato sentendo Almar ansimare. Erano le quattro e mezzo circa: aveva avuto un incubo. Mi sarei dovuto svegliare un'ora dopo, per poi partire per Città di Castello. Durante il viaggio ho ricordato una mia vacanza che mi portò a Daruta, la città delle ceramiche, dove acquistai alcuni pezzi che conservo ancora: ricordo con affetto quella vacanza, ormai lontano passato. E' andato tutto come doveva andare e, una volta arrivato a Città di Castello, sono riuscito a lavorare solo al mattino, ritrovandomi in albergo verso le tre del pomeriggio. Mi sono concesso un riposino fino alle cinque ed ho fatto un sogno molto limpido, a colori: stavo entrando nella stanza dell'albergo dove mi trovavo ma, anziché aprire su questa, entravo in un'altra in cui c'erano due letti singoli il primo alla sinistra della porta e l'altro alla destra. Nel letto sulla sinistra c'era una coperta abruzzese verdina sotto la quale trovava posto una persona che sembrava dormire. Cercai di non fare rumore ma chi c'era sotto si svegliò e scoprii essere una donna: aveva i capelli corti ed era sorpresa di trovarmi in camera poiché pensava che la sua coinquilina fosse una donna. L'abergo era economico ed accettava molteplici clienti nella stessa stanza. Io avevo anche iniziato a spogliarmi per nulla intimorito e, per calmarla, dissi che non doveva preoccuparsi di me perché ero omosessuale. La donna, che era molto carina e dall'accento toscano, i capelli corti e neri, si mise seduta e iniziò a farmi alcune domande per vedere se fosse vera quella mia affermazione. Disse anche che non ci sarebbero stati problemi se lo avessero saputo sul lavoro e io dovetti dire che non ce ne sarebbero stati. Sabato prossimo saremo alla festa di Cristina, a Latina, e nel nostro tavolo prenderanno posto due agenti che, seppure non abbiano nulla in comune con me, sono nel mio ambiente di lavoro. Personalmente non mi piacciono. Inoltre, pensando a questa mattina, mi sono ricordato che è caduto dal letto il coccorillo di pezza, addetto alla salvaguardia dei sogni e, difatti, Almar ha avuto il suo incubo. Forse il coccodrillo non ha gradito quando l'ho fatto cadere questa notte. Questo albergo è carino e mi ispira molto; anche la cittadina è simpatica: andando in giro ho trovato alcuni libri che cercavo per la mia collezione. Ho comperato i Sonetti del Belli nella Collana Meridiani e la raccolta di poesie Secondo natura di Sebald. Inoltre un'agenda 2010 Moleskine nera e un libro sulla dieta dopo il cancro per regalo a Cristina. Tanto per concludere: ieri, tornando da Palermo, in aeroporto ho trovato un Moleskine raccoglitore di documenti piccolo e un altro come sketchbook. Entrambi rossi.

giovedì 12 novembre 2009

Pioggia, autobus e alieni

Due notti fa ho fatto questo sogno: ero in una cittadina e pioveva o, almeno, aveva piovuto e c'era moltissima acqua per le strade. Sembrava Napoli ma era la Città Immaginaria di cui sogno spesso. Camnminavo sapendo di essere in alto come posizione e la stradina si snodava attraverso alcuni vicoli. Sapevo che dovevo arrivare ad un incrocio e poi scendere. Mentre cammino c'era, in mezzo alla strada, un tavolo dove si era accomodata mia madre e altre amiche sue per prendere un tè. La tovaglia era apparecchiata però come se fosse un'osteria. Mi salutano e io faccio loro "Sta arrivando l'autobus, mamma, spostatevi." e loro si alzano, spostano il tavolo tutte insieme e l'autobus inizia a passare ma il vicolo è stretto e quindi loro entrano nel bar con tutto il tavolo e io decido di svoltare a destra verso la via in discesa. Ad un certo punto, mentre l'autobus passa, fa avanzare tutta l'acqua che era nelle pozzanghere del vicolo, come se l'acqua dovesse per forza essere trascinata via perché l'autobus era grande esattamente la stessa dimensione della stradina, provocando una immensa cascata di acqua che si riversa tutta nella via in discesa, portando via con sé anche l'acua rimasta su quella strada. A me sembra una cosa buffa e inizio a ridere a crepapelle per l'accaduto. Per terra l'asfalto è addirittura andato via con l'acqua e rimane la terra viva con delle buche ma di acqua nessuna traccia. Esce il sole, io scendo per la discesa e continuo a ridere. Mi sveglio ridendo ma, dopo un po', devo andare in bagno a fare pipì. Invece stanotte ho fatto tre sogni, di cui ricordo il primo e il terzo. In queste due notti ho dormito a Palermo. Il primo sogno mi vede guidare di notte con una macchina su una strada abbastanza trafficata: stavo tornando verso casa e la strada era leggermente in discesa: era bagnata per terra dell'umidità notturna. Mi accorgo che l'auto distante centro metri davanti a me, viene sollevata da terra e sbattura per terra da una serie di luci sopra di essa. All'inizio mi sembrano dei lampioni ma poi vedo che è un disco volante come quello in Incontri ravvicinati del Terzo Tipo, il film. Allora cerco di rallentare ma la strada è in discesa e la mia auto non si ferma. Penso che il disco volante ha lasciato deliberatamente andare la macchina prima di me perché mi sta cercando e difatti mi passa sopra e prende la mia sollevandola da terra. Mi sento sollevare e cerco di scappare: l'automobile si è trasformata in una casa ma si muove tutta, un po' come nel libro Il numero della Bestia e mi sveglio. Mi prende una paura folle e penso che in camera mia ci sia un alieno grigio ai piedi del letto. Stringo forte gli occhi e mi batte il cuore. Poi mi calmo e accendo la luce ma non c'è nessuno. Faccio fatica ad addormentarmi e continuo ad avere paura; sogno qualcosa che ora non ricordo poi mi risveglio. Allora eseguo il terzo sogno di cui ricordo la fine, terminata alle sette in punto con il suono del cellulare che mi sveglia definitivamente. Nel sogno sono ad una fila in un negozio che assomiglia allo store del Beaubourg di Parigi e invece vende cose da mangiare. Capito accanto ad un ragazzo della mia età che si avvicina e mi tocca tutto. Io non capisco perché e mi discosto. Prendo da mangiare e mi siedo, del ragazzo nessuna traccia. Mangio erba di campo verde scuro e bevo una salsa cremosa. Tutto qui.