lunedì 17 novembre 2008

Intrusi

Stanotte un incubo, abbastanza ricorrente ma da un po' di tempo non ne avevo avuto uno simile: intrusi che cercano di entrare. Sono in albergo, nella stessa stanza in cui dormo, all'hotel Bue Marino di Cala Gonone, in Sardegna. Io sto dormendo e sento dei rumori provenire dal bagno ma non riesco a percepirli bene perché avevo chiuso la porta. La tenda è coperta. E' la stessa scena di come mi sono addormentato, esattamente identica, con le onde del mare come sottofondo. Mi alzo e vado in bagno ma quando apro la porta vedo al di là del vetro delle figure e scosto la tenda: c'è un uomo che tenta di scassinare la finestra per entrare. Allora passo in un regime di dormiveglia e urlo "Aiuto! Aiuto!" ma non riesco ad urlare e mi accorgo che comunque sto lamentandomi nel sonno parlando e cercando di urlare "Aiuto!". Mi sveglio definitivamente e mi accorgo che è un incubo. Accendo la luce ma non mi alzo. So che la finestra del bagno non dà su un balcone ma sul vuoto del terzo piano per cui mi riprendo. Non oso andare a scostare la tenda per vedere sul balcone. Bevo un po' d'acqua e mi riprendo. Poi cerco di addormentarmi, è mezzanotte e quarantadue. Il sogno successivo non lo ricordo ma ne ho avuto altri due fino alle sei e trenta, quando mi sveglio epr circa mezz'ora, poi mi sveglio alle sette e cinquanta. Alle otto e mezzo avevo messo la sveglia.

domenica 16 novembre 2008

Cala Fuili

Quando mi sono svegliato stamattina sapevo che il lungo sogno che avevo fatto era composto di tre distinte parti ma ne ricordo solo una chiaramente: la parte centrale. Ebbene, stavo salendo lungo un'altura che avrebbe permesso di vedere un bel panorama ed ero accompagnato da stranieri, sapevo che c'era anche una mia amica. Mi rivolsi verso di lei e dissi "Guarda che bello, da lontano si scorgono le vecchie mura, sembra quasi un presepe!" e difatti, oltre i merli che cingevano il crinale dove ci trovavamo, si poteva vedere una serie di piccole cittadine, tutte a loro volta circondate da mura, in lontananza, tali che, in file ordinate, formavano una specie di lungo presepe, con le casette e le lucine. Tutto a colori, potevo scorgere benissimo le tonalità e le case, gli abitanti e ogni cosa. In quel mentre però, all'atto dell'ammirazione (molto lunga rispettoa d altri sogni) vengo quasi colpito da un sasso lanciato da non so da chi lontano. Mi proteggo dietro un merlo e prendo anch'io un sasso da terra ma desisto dal lanciarlo. Penso che non era corretto perché io ero in vantaggio in quanto mi trovavo in posizione più alta. L'altro, laggiù, era in una insenatura, tra le rocce del mare azzurro e calmo. Poi mi arriva un altro sasso e un altro ancora; io mi infastidisco, mi vengono in mente le mosche fastidiose. Così lancio anch'io il sasso che tenevo in mano ma sento di non avere forze; ne prendo un altro e lo lancio di nuovo, questa volta più forte; poi un altro e penso di aver colpito quell'omino così lontano. Mi viene in mente che potrebbe essere mio fratello. Così smetto. Poi segue una ultima parte che non ricordo, alla fine mi sveglio alle 6 meno dieci del mattino. Avevo caldo sotto il piumone. Non ho pù preso sonno, la sveglia era alle 7 meno dieci. Oggi sono a Cala Gonone, in Sardegna: sono partito con l'aereo delle 9, il tempo è stato pessimo in volo. Sono passato stamattina in una spiaggia che mi piace tanto e che si raggiunge lasciando l'auto su un'altura e scendendo un centinaio di gradini. Sceso sulla spiaggia ho inziato a tirare sassi al mare ma sentivo di non avere forza. Ci ho riprovato ma è stato lo stesso. Nello scendere sulla spiaggia, sono caduti dall'alto dei sassi. Non c'era nessuno, forse la pioggia o qualche capra. (Ora mi sono ricordato che la prima parte del sogno parlava di me ospite in una casa d'estate, in montagna e, all'atto della partenza, il padrone di casa fa mille problemi per il pagamento. Mi raggiunge una ragazza, la figlia del fantomatico padrone e mi invita a seguirla per scappare con lei. Io vado e mi ritrovo sulle mura.). Riferimenti: mio fratello d'estate al quale dicevo di non tirare pietre; mio cugino A* che una volta, lanciando una pietruzza colpì un moscone; a me piace lanciare pietre sull'acqua; Roccia e le pietre mammone.

venerdì 14 novembre 2008

Un gatto nel letto

Sto facendo grandi sogni ogni notte, complicati, lunghi e a colori, densi di significati ma poi non riesco che a ricordare a brani, seppur ricordi molti stralci e situazioni particolari. Ne ricordo uno tre giorni fa in cui ero in un negozio nella Città Immaginaria e nel negozio eravamo mio fratello ed E*, mia nipote. C'era anche una seconda bambina lla mia sinistra, dai molti boccoli biondi tipo Shirley Temple e con un vestito antico bianco. All'improvviso avevo in mano una bambola tipo Barbie e dissi ad entrambe le ragazzine: "Potete giocarci metà tempo una e metà l'altra" ma mia nipote aveva un'espressione dura e disse di no e che sarebbe andata dalla mamma, per cui uscì dal negozio e andò incontro alla madre che si trovava in un altro negozio. Al che mio fratello mi ha detto di seguirla perché si sarebbe perduta e io uscii angosciato: l'avevo infatti perduta nelle centinaia di persone che affollavano la strada. Mi svegliai con l'ansia; la stessa ansia di stanotte in cui un gatto fa capolino da un terrazzo e riconosco che è un gatto tra il giovane e l'adulto e che conosco. Gli dico "Quanto sei cresciuto, non eri che un micino piccolo piccolo." e lui fa per venire verso di me ma mi accorgo di essere nel mio letto. Io, sapendo di essere nudo sotto il piumone, lo sento strisciare vicino le gambe e lo fermo con la mano. Egli dice "Ahi!" e continua a lamentarsi, al che lo prendo e me lo metto vicino, accarezzandolo dolcemente ma quello non smette di lamentarsi e temo di averlo ferito con quell'azione di trattenerlo così irrazionale. Nello stesso istante penso a una giustificazione e cioè che, nella sua animalità, avrebbe potuto giocare e ferirmi le gambe con gli artigli. Tuttavia ho pietà del corpicino e faccio per consolarlo. Mi sveglio con quest'angoscia di aver fatto male al povero esserino per l'intenzione e non per l'effetto di un suo gesto e che non è giusto. 

sabato 8 novembre 2008

Serpenti e velluto

Ieri sera alla Galleria dei Serpenti e prima in zona Coming. Conosciuto C*. Entrando in disco con il butano mi sono ritrovato istantaneamente al Velvet di quasi otto anni fa, con la nebbia che avvolgeva me Wanda, Gina e Marcella, con la musica assordante. Fu lì che conoscemmo Herman il violinista attraverso una sua performance quand'era ancora maschio con il violino e una quantità infinita di sangue finto addosso a una tunica bianca. Quella visione per un istante stanotte, poi scomparsa con Fabrice e Dario a ballare e a parlare e ridere. Troppo tempo senza ridere è passato. Molte donne attorno. C* mi ricordo di averlo già incontrato ma forse i ricordi iniziano a confondersi.

venerdì 7 novembre 2008

Il dentifricio

Ieri al teatro India: Anime nere, una storia inutile di una famiglia (esposta male) di arricchiti pseudonapoletani. Antonio addirittura si è scusato per la rappresentazione così brutta ma non importa: sono stato in compagnia. Palidoro preferì stare avvolto dalle onde e finì morto per la marea, dice a proposito del mio stato d'animo. Dimenticare Ofelia. Di notte l'unico brano che ricordo: ero nel mio bagno a lavarmi i denti, sapevo di avere una coppia di ospiti, forse un collega milanese. Ho notato che non c'era il solito dentifricio ma c'era un altro tubetto più grande e rosso-arancione mentre c'era rumore di onde in salotto. Solo questo ricordo, assieme al mio stupore. Le Oceanine ninfe sul sofa. Elementi di riflessione: dentifricio=simbolo fallico; il mio ospite un omone grosso che, sceglinedo il dentifricio grande evidenzia il suo aspetto sessuale? Oppure il rosso come antidoto al nero? Sempre il nero dentro, comunque.

giovedì 6 novembre 2008

Metropolitana

Di ritorno dalla mia città immaginaria entro nella metro ma mi devo dividere dal mio accompagnatore che si avvicina e mi dà un bacio. Io gli tocco il pacco e gli dico che non deve proccuparsi poi scendo sotto mentre lui va dall'altra direzione. Non so chi sia: ha i jeans chiari ed è magro. Sotto la metro c'è gente, nessun rumore, non riconosco nessuno. La metro non arriva e mi guardo in giro; mi ritrovo fuori istantanamente e mi sveglio. Ho il fischio all'orecchio e rumori lontani del camion della nettezza urbana, sono le 6 di mattina. Mi alzo nervoso perché non ricordo il sogno antecedente (mi sembra che stessi camminando nel fango ma non sono sicuro).

mercoledì 5 novembre 2008

Il muretto

Era giorno e le nuvole si avvicinavano. Mi trovavo a ridosso di un muretto alto quanto bastava per sedermi, forse una reminiscenza di un'immagine che ritraeva un paesaggio scozzese o forse un film degli anni Ottanta. Vicino a me si trovava un grasso uomo che rideva al passaggio di qualsiasi cosa oltre il muro, dlimitante una vallata. Rideva delle pecore in lontananza, del mare con i pesci che sguazzavano, degli uccelli che volavano ma io non ridevo assieme a lui come in genere succede. Mi chiedevo solo il perché ridesse e volevo vedere fino a che punto le cose lo divertissero. Poi smise di colpo e si avvicinò a me dicendo "Lo vedi l'altro muro, quello lontano, quello oltre la vallata, riesci a vederlo? Secondo te quant'è lontano?" ma io vedevo solo un muro a pochi metri di distanza. Poi continuò a ridere. Fu così che ebbi l'impressione che gli aniali che lo facevano tanto ridere erano in effetti piccoli quanto pupazzetti dei plastici dei trenini e si muovevano ma la distanza tra i due muri era solo di qualche metro. L'uomo grasso disse ancora: "Io vado" e continuando a ridere, oltrepassò il muro e divenne sempre più piccolo piccolo fino a diventare piccolo come i pupazzetti che credevo animali. Po inziiò ad ingrandirsi sempre più fino a diventare grande abbastanza come prima ma a toccare l'altro muro. Fu allora che smise di ridere e disse: "sono arrivato! Tu non puoi venire!" e mi sono svegliato. Reminiscenza di un breve racconto degli anni Settanta di fantascienza letto anni fa in un numero Urania.