martedì 3 febbraio 2009

Tutto ciò che può accadere, accadrà oggi.

Il batticuore ieri a Napoli per aver trovato da Feltrinelli l'album nuovo di Eno/Byrne "Everything that happens will happen today" esattamente come quando trovai il CD del loro primo sodalizio artistico. Avrò ascoltato la traccia 7 forse una ventina di volte; l'album in realtà non ricalca il precedente ma è allegro, quasi country e si sente la presenza di Eno in sottofondo, così come, nell'album loro precedente, si sentiva quella di Byrne sotto, quasi uno scambio di ruoli.La copertina ha una bella casa formato villetta. Ieri sera in albergo ho visto solo un programma di megacostruzioni su National Geographic e, prima sempre sullo stesso canale, un programma che parlava di come costruiscono grandi caravn, delle case mobili. Ebbene il sogno della notte è stato proprio in riferimento a due grandi caravan-case che dovevano portare a destinazione in Sicilia due distinte apparecchiature medicali ed io dirigevo l'operazione anche se era domenica. Lo facevo apprezzando lo sforzo dei lavoratori e ringraziandoli per il loro lavoro. Ho dormito sei ore di fila, poi alle cinque sveglio per il rumore del traffico che penetrava dalla finestra (sopra la stazione). Elementi razionali: casa, programma televisivo, apparecchi che dovrò installare a Palermo il prossimo mese.

venerdì 30 gennaio 2009

Sole

Stanotte ricordo che stavo sognando molto bene e improvvisamente mi sono svegliato alle sei di mattina con tanto caldo. Ho tolto il plaid da sopra il piumone e la maglietta sotto il pigiama ma ho avvertito uno stato d'ansia terribile, di nuovo i giramenti di testa, di nuovo preoccupazioni inconscie, strane. Avevo anche messo la OQ con il cristallo vicino al letto per migliorare il sonno ma non è servito. Credo che il suo funzionamento sia lento, tuttavia ha davvero capacità calmanti ma ancora non sono durature. Ho anche letto ieri che il semplice cristallo di rocca può essere messo sotto il cuscino o piantato nel terreno per favorire la crescita delle piante, proprio come dice la fisica dell'etere. Mi sono alzato con la solita angoscia e sono stato male durante la mattina. Sono andato a pranzo con i colleghi d'ufficio e mi sono sentito meglio, ora sto meglio: ho parlato, riso di cose banali. Forse devo rientrare di nuovo nel mondo, devo abbandonare certe mie abitudini, chiusure. Ho anche notato che ora è uscito il sole e me ne sto inebriando dalla finestra. Ho necessità di ricaricarmi, come la batteria solare e come la OQ.

venerdì 23 gennaio 2009

Bambino allo specchio

Mi sono svegliato alle 5 di mattina, non inquieto ma scocciato. Riprendendo sonno ho sognato di essere nella casa di mio nonno paterno, in campagna, in un altro tempo. Nell'androne antistante la porta di ingresso giocavano due bambini. Devo dire che ho riallacciato ad un sogno fatto prima di svegliarmi dove mi trovavao in una grande casa patronale, con tanta gente in cui c'erano dei parenti. In questa casa erano presenti molti membri della mia famiglia ma la casa mi ricordava molto una baita-negozio di souvenir. Interrompendo il sogno e riprendendolo dei parenti ne vidi solo due e cioè due nipoti miei figli di mia cugina. Uno di questi, amatissimo da suo nonno, mio zio, si dimostrava molto movimentato al punto che si ferì su una gamba. Io lo presi in braccio e lo portai ad una fontanella nel giardino della casa di mio nonno e gli passai dell'acqua sulla ferita. Quello, senza divincolarsi come fanno in genere i bambini nervosi in braccio, disse solo che non avrei dovuto perché la mamma non voleva che ci si mettesse dell'acqua ma si disinfettasse. Invece la ferita guarì e, sempre tenendolo in braccio, entrammo in casa dove suo nonno (sempre mio zio) era a guardia in cucina di un pentolino che cuoceva. Improvvisamente si avvicinò alla stufa dicendo che stava scuocendo la minestra. Dissi che ci avrei pensato io (sempre con il nipote in braccio) e spensi il fuoco: la minestra però era cotta e non si era bruciata; il pentolino era piccolissimo. Poi andai in corridoio; c'era un bello specchio nel corridoio (anche nella realtà una volta questo specchio era dorato) e ne approfittai per fare cucù con il ragazzino in braccio il quale si divertì molto della cosa. Questo però mi fece vedere l'immagine riflessa e notai che ero io il ragazzino in braccio e non riuscii a scorgere me che lo tenevo nè chi fosse. In camera da letto di mio nonno c'era mia madre con una lunga stoffa in mano tutta annodata, come un lenzuolo dal quale ci si cala dai balconi, tutto color ocra. Chiesi se stesse male ma lei rispose che doveva vedere il termometro e comunque non era certo. Compresi il perché ci fosse mio zio a guardare la pasta in cucina che cuoceva e non lei. Mi svegliai senza angoscia, come in genere accade quando sogno di mia madre che sta male. Elementi coscienti: mia madre=mia nonna paterna; mio zio=mio nonno materno; mio nipote=io; il pentolino era lo stesso che ho usato lunedì scorso per fare un uovo fritto.

mercoledì 21 gennaio 2009

Corridoi

Io penso che i miei sogni siano un passaggio verso qualcosa che non conosco; sono il frutto di alcune considerazioni oniriche prese dalla vita reale ma sono senza dubbio un mezzo per oltrepassare un punto che non conosco. Oggi pomeriggio mi sono addormentato in albergo a Marsala, c'era un po' di sole, ero stanco. Avevo una OQ accanto al letto. Ero vestito. Ricordo questo brano a colori, così vivido: io mi trovo lungo corridoi della mia Città e cammino alla ricerca di mia sorella. Arrivo, svoltando una stradina (che in realtà è un corridoio) tutto damascato rosso e di velluto, con la moquette per terra, alla concierge di un albergo la quale ha accanto un bancone da bar ma c'è troppa gente per cui me ne vado svoltando a destra; poi ci ripenso e torno indietro perché mi sono ricordato di aver bisogno di alcune chiavi per aprire una porta. Solo che continuo a svoltare a destra e sinistra ma non trovo più la hall. Per cui mi guardo in giro: non c'è nessuno, i corridoi sono eleganti, puliti, in alcune parti ci sono elementi dorati, luccicanti. Continuo a girare l'angolo, cammino, non trovo nessuno. Mi sveglio ma non sono affatto impaurito.

martedì 13 gennaio 2009

La scala

Forse il più bel sogno di quest'ultimo periodo. Da un paio di giorni mi sveglio sempre alle 5 e mezzo per poi riprendere sonno dopo un'oretta e svegliarmi alle sette. Ebbene, mi sono svegliato dall'unico sogno stanotte ed ho avuto la chiara comprensione che quella che io chiamo la Città sia veramente una città particolare in cui tutto è controllato e mi viene permesso di stare perché non altero il suo normale sviluppo. Mi sono reso conto di questo poiché vedevo le persone che non reagivano per l'ennesima volta alle mie azioni, anci ho avuto la chiara sensazione che fossero persone che vivessero bene ma senza entusiasmo, che non sapessero che ci poteva essere dell'altro e che comunque contenti della propria vita continuavano a vivere facendo sempre le stesse cose. Così ho camminato a lungo per le vie, ricordo le case e i marciapiedi e all'improvviso ho visto alcuni che svoltavano in un vicoletto ed avevano la faccia sospetta, così ho pensato che fossero una specie di dissidenti. Nella Città non ci sono poliziotti violenti ma, svoltando anch'io nel vicolo, ho visto che qualcuno ha chiamato la polizia. In fondo al vicolo, che era tutto dipinto di rosso, c'era una scala appena abbozzata sul muro e ne saliva qualcuno. Io l'ho salita, quella scala, ed altri mi hanno seguito. Una volta arrivato su ho avuto appena il tempo di guardare cosa ci fosse ma subito mi sono girato e, temendo venisse la polizia a fermare le altre persone che salivano, mi sono messo ad aiutarle. La polizia da lontano, non sapeva cosa fare ma sicuramente non è intervenuta. Dall'altra parte le persone andavano, non erano molte e non le conoscevo. Dall'altra parte c'era il sole, la campagna, un paesaggio straordinario ed io mi sono svegliato prorpio in quel punto. Elementi coscienti: la mia ricerca sulle orgoniti, il film Io, robot, i pioli di una scala di mio nonno, in campagna.

lunedì 12 gennaio 2009

Marone

Vorrei ricordare un uomo che, sebbene mi facesse paura da piccolo, ora invece lo vedo come un contadino grosso, corpulento e per niente pauroso. Il suo nome era Marone e lo vedevo ogni tanto quando andavo a casa di zio Agostino a gurdare la televisione (dei programmi ricordo solo Gianburrasca e un profumo di rosolio). Ricordo non solo il salone di mia zia ma anche la casa e il balcone laterale assolato sul quale mi poggiavo per contemplare la campagna. Marone veniva a casa loro con il forcone ma non mi ha mai parlato. Quando lo si nominava io avevo un brivido e associo a lui un cane scuro che latra, forse era il suo. Non ho in me neppure il ricordo del suo volto nè riuscirei a scoprire il suo cognome, ora che sono tutti morti. Probabilmente sarà morto anche lui. Una volta, quando ormai più grandicello andavo solo a trovare mia zia e giocare con i cugini, ci era capitato come gioco un serpentello di gomma. Mia cugina Tiziana lo prese e, facendolo girare vorticosamente, lo fece volare e questo finì sul tetto della casa. Non lo riprendemmo mai più. Forse è ancora lì.

domenica 11 gennaio 2009

A voce alta

Ultimamente faccio moltissimi sogni ma non li ricordo bene: ho mal di testa e male alla cervicale e dormo anche non molto bene. Stanotte però ho fatto quattro sogni e ricordo che nel primo, lunghissimo, ero nella mia Città a casa di uno zio che probabilmente avrò visto da piccolo a casa di qualcuno. La sua figura non mi è nota e neppure il suo nome anche se alla fine si è mutato nella forma di mio nonno paterno. Stavo parlando con loro e mi sono arrabbiato per un motivo futile così ho iniziato ad urlare con lui (con grave disappunto della moglie, rimasta sempre in silenzio). Egli non regì ma mi fece parlare e io, più vedevo il suo silenzio, più alzavo la voce, dicendo che ero fiero di essere quel che ero e che non avevo paura di nessuno. Mi sono svegliato ma, per la stanchezza e il fortissimo mal di testa, mi sono riaddormentato. Mi sono ritrovato così che ero uscita da quella casa e in un quartiere fatto in salita, con accanto qualcuno, un amico. Al mio amico dicevo che il bancomat dal quale avrei dovuto prelevare dei soldi forse si trovava verso la discesa ma, più scendavamo, più c'era la campagna. Se invece andavamo in salita probabilmente c'era qualche negozio. Il quartiere era molto triste, solo palazzine e niente negozi. Faticavo nel camminare. Mi sono svegliato con la convinzione di essere in Sudamerica. Nota cosciente: la suocera di mio fratello era appena partita per l'Argentina.