mercoledì 25 marzo 2009

Palazzo rosso e anni Cinquanta.

L'Hotel Mediterraneo si trova al centro di Catania e ci vado così spesso da aver diritto ad essere un visitatore con "portachiavi" cioè al quale assegnano sempre la stessa stanza, come se fosse una dépendance. La mia camera è la 506 da anni e si trova al quindo piano. Ci dormo sempre male ma meglio di altri alberghi perché il letto è troppo duro e a volte sento freddo ma la cosa più antipatica è la doccia con la cipolla che non emette gocce ma solo uno spruzzo tipo aerosol, per risparmiare acqua. In compenso è abbastanza ricco in accesori e la colazione è decente (non c'è ristorante). Ogni volta guardo il satellite in televisione e ieri sera ho visto circa dieci minuti di programmi soffermandomi un minuto a vedere un documentario su alcuni disastri in cui c'era un palazzo a Manila che si era inclinato e, alla fine, è caduto su un altro palazzo. La cosa, stranamente, si è manifestata in uno dei miei sogni, dico stranamente perché gli ho dato molta attenzione (ricordo l'urlo di una signora quando questo si è accasciato) e la cosa è andata così: mi trovavo in un palazzo della mia Città Immaginaria (fatta solo di case e palazzi) tutto rosso. Inizialmente diritto e orizzontale. Camminavo su e giù come se fosse casa mia. Ad un certo punto io e mia sorella usciamo ma devo rientrare per prendere una cosa e mi accorgo di dover salire perché il palazzo è inclinato, per cui cerco di arrampicarmi ma scivolo, non ce la faccio, mi accorgo anche di stare a camminare sul soffitto ma niente, mi abbatto stanco per terra. Così arriva lei con uno scatolone e dice che quella è la nostra automobile e ci serve per uscire. Ci salgo assieme a lei disteso su un fianco ma poi considero che forse, per guidarla, è meglio che mi metto seduto. Così lo scatolone si trasforma in un'auto e parte. Andiamo via assieme dal palazzo che rimane inclinato ed è tutto rosso. L'automobile-scatolone è color cartone. Mi sveglio senza respiro perché mi ero addormentato a pancia sotto abbracciando un cuscino che premeva sullo stomaco e sui polmoni. Riesco a prendere fiato e poi cerco di addormentarmi a fatica (in totale ho dormito 9 ore). Uno degli altri sogni che ricordo invece è durato pochi istanti: ho fatto il calcolo che mio padre, quando aveva vent'anni, doveva essere nel 1957 e penso che sia lui sia mia madre si sono goduti i loro anni di gioventù in un periodo bellissimo dell'Italia, appunto gli anni Cinquanta. Mi metto a piangere per la contentezza e mi sveglio piangendo.

martedì 24 marzo 2009

La passione della casetta.

Il primo sogno di cui posso ricordare la potenza è stato durante l'asilo ma identifico la scuola con quella delle elementari. Nella scuola dove andavo, dalle monache, c'era una casetta per le bambole, di quelle belle e grandi, apribili su un lato, come si vedono nei negozi da collezione. Io non potevo toccarla perché era riservata alle bambine e, a dire la verità, non mi piaceva giocarci con le bambole ma rifugiarmici all'interno per vivere fra i mobili, come una bambola e, ovviamente, non potevo farlo, anche se avevo la stessa altezza. L'identificazione di me come pupazzo non si è poi più manifestata. Dunque, la casa mi sembrava enorme, viste le proporzioni del mio corpo e una notte sognai di essere all'interno di questa e di usare le stoviglie, il letto, come se fossero reali. Ricordo tutto della casa, persono i tenui colori pastello. Ad un certo punto mi sento crescere e diventare grande, esco dalla casa come poi vidi tanti anni dopo Alice che nel cartone animato cresceva ed usciva dalle finestre ma io non mi ci incastrai nel mezzo come il personaggio e ne fui buttato fuori, come se fossi stato partorito. Così abbracciai forte la casetta tenendola a me mentre una forza mi portava via, separandomi da essa. Mi sono svegliato piangendo ed abbracciando il cuscino, poi non ricordo più nulla se non il candore di quel cuscino bianco e il suo profumo di pulito. Forse un ritorno all'utero materno? Il sogno segue un episodio vividissimo accaduto a circa tre anni, che ricordo ancora, saran passati più di quarantuno anni: mia cugina Annarita mi portava a fare le passeggiate in campagna da mio nonno e un giorno uscimmo dopo che ebbe piovuto. Ella trovò un vassoietto di cartone, di quelli per le pastarelle, e mi disse che avremmo costruito una casetta. Prese dei pezzi di mattone e, con l'aiuto del fango, costruì una piccola abitazione con il vassoietto come tetto. Io la osservai così a lungo che mi innamorai di quella casetta. Ho l'immagine non solo di essa ma anche del posto, delle gocce dell'acqua, del sole e della sensazione di bagnato che dà la campagna. Dentro di me so che tornerò in quel posto primo o poi. In seguito, la prima volta che visitai New York capitai nei pressi della 50ma strada ed entrai in un negozio di collezionismo che vendeva solo casette delle bambole e accessori. Non c'era quella del sogno ma alcune simili. Stetti le ore lì dentro ma non ebbi il coraggio di comprare nulla anche perché in quell'epoca non avevo soldi. Come un fiume però mi tornò in mente tutto e decisi che un giorno mi sarei comperato la mia e infatti, durante il Natale del 1998 mi son permesso una casetta tutta mia della Playmobil, pagata un capitale e, durante il Capodanno, passai tutta la notte a montarla. Ora è nella mia stanza.

domenica 22 marzo 2009

La lucertola scomparsa.

Non posso credere che qui a casa mia sia scomparsa quella lucertola che stava sempre sul tavolinetto luminoso davanti al divano. E' stata lì per anni e improvvisamente è scomparsa! Me ne sono accorto dopo che sono andati via i miei la scorsa settimana, sistemando le cose. Non c'è stato verso di trovarla da nessuna parte. Già nell'altra casa per un periodo scomparve un'ape che stava in bagno (ma la ritrovai poco tempo dopo) e anche Winnie Pooh (che ritrovai dopo circa un anno allo stesso posto): ad ogni modo so che un giorno la lucertola ritornerà. Ho chiesto anche a mia nipote, nel caso l'avesse presa lei ma ha detto di no. A tal proposito ha detto che in camera sua anche lei trova le bambole fuori posto e specialmente un bambolotto: lo lascia in una maniera e quando si sveglia lo trova in un'altra. Chi lo sa...

sabato 21 marzo 2009

Un bagno enorme.

Ieri sera a cena da Betta, senza Lisbeth Salander che si trova in Mozambico. Gegè aveva mal di schiena ma questo non ci ha impedito di stare bene: ho portato loro il mio portatelevisore che non uso più. Con l'occasione gli ho parlato di M*, il quale mi aveva invitato dopo cena a casa sua. Tanti ricordi con M* risalenti a tanti anni prima. Me ne sarò andato da casa loro verso le dieci e mezzo. Tra ricordi e risate sono rimasto a lungo a casa di M*, troppo a lungo da fare tardi, così gli ho chiesto di dormire là, perché so che non ci sono problemi. Ho dormito benissimo nonostante il vento. Stanotte moltissimi sogni, bellissimi e a colori ma ne ricordo solo uno, l'ultimo, poco prima che mi svegliassi per andare in bagno. Siccome realmente dovevo fare pipì nel sogno c'era la stanza dove dormivo, una camera molto ampia a rettangolo con un letto in fondo. Mi alzo dal letto senza disturbarlo, vado in bagno e, aprendo la porta, mi accorgo che è una stanza identica a quella dove avevo dormito, con la differenza che invece del letto, c'erano i sanitari in bella mostra. Mancava il lavandino. Mi sono svegliato e ho fatto le stesse cose del sogno; tuttavia il bagno era quello di sempre.

mercoledì 18 marzo 2009

Melissa nera

Ieri il massimo: acufene all'orecchio destro che squillava come non mai, abbassamento dell'udito all'orecchio sinistro, mal di testa, dolore alla sinusite e giramenti attorno agli occhi, cervicale e mal di collo e spalle. In più tanta stanchezza ma, a completare il panorama, un inizio di colite con movimenti viscerali immnsi e rumori interni molesti. Sono andato da Cinzia la quale mi ha consigliato la melissa, due volte al giorno venti gocce pure senza alcool. diceva che mi avrebbe calmato tutto l'apparato digerente e urinario e comunque era un calmante anche per l'ansia. In effetti funziona: ieri sera dopo le gocce ho chattato con un nuovo amico, Fra*, molto simpatico (non mi accadeva da sei mesi) e sono andato a letto verso le dieci e trenta della sera. Ho dormito tutte le ore di fila, svegliandomi pochissimo e poche volte; non ricordo alcun sogno. Svegliato alle sei e mezzo ero comunque stralunato ma, dopo la doccia calda, devo dire che la mia situazione è migliorata. L'incipiente colite si è ridotta a nulla (qualche accenno dopo pranzo), l'udito è tornato normale e l'acufene è basso. Mi sento meglio. Quando passerà tutta quest'ansia? Ogni giorno ce ne è una: di oggi la notizia che un'altra amica sta male e mi dispiace, un male brutto, lei incinta. Voglio pensare che starà bene e sono sicuro che ce la farà.

martedì 17 marzo 2009

Tubi e salsa di fragole

Stanotte mi sono svegliato alle cinque ma con un motivo (oltre l'ansia): ho mangiato troppo ieri sera a cena e nei giorni scorsi. Sono stato al ristorante Da Felice a Testaccio con i colleghi per una delle rare cene di lavoro qui in città: pasta alla gricia, abbacchio, patate al forno , dolce al mascarpone. Un botto di calorie che, misto a come mi sento interiormente, anziché darmi fiducia mi fa sentire male. Prima di svegliarmi stavo sognando abbastanza bene ed ho dormito tutto di filata cinque ore. L'ultima scena che ricordo era che stavo nella mia Città ed avevano appena costruito alcuni canali di trasporto per persone in tubi trasparenti, un po' come in Futurama ed io dovevo passarci dentro per andare in un posto. Avevo però paura di morire soffocato e inoltre mi sentivo claustrofobico. L'altro giorno sono stato a fare la risonanza alla cervicale e ho avvertito la stessa impressione. Mi sono però svegliato con un senso di estremo calore in tutto il corpo, un braccio sinistro formicolante e non riuscivo a respirare. Avevo giramenti di testa e uno strano senso di spavento. Mi sono alzato e preparato una blanda camomilla. Sarò rimasto altri dieci minuti sveglio, poi ho cercato di riaddormentarmi ma ci sono riuscito solo verso le sei e un quarto dove ho sognato una seconda volta. Ero a casa di mia madre e c'era molta gente, ricordo solo mio fratello e mia nipote, mia cognata e alcuni zii. Con mia madre cercavo di risolvere alcuni problemi. Poi mi reco in salone e, con mia nipote, al suono di una musica ritmata, cerco di convincerla a ballare e facciamo coppia. Ella si trasforma, diventa più grande ed assomiglia ad una mia cugina. Ballando mi stringe su una gamba e poi ridendo mi fa "Sono venuta!"; io riconosco in lei una ragazza leggermente down che conoscevo da piccolo. Mia madre dice che non è possibile, invece lei dice di sì. Guardo per terra e ci sono strisce rosse che colano dalle sue gambe e che hanno imbrattato tutto il pavimento ma sono tracce di marmellata alle fragole molto densa. Così la portano in bagno a lavarsi e ad un certo punto sento piangere. Mi reco in bagno ed ella piange perché le si è sporcata la gonna di rosso, una macchiolina piccola ma io vado in corridoio e dico che ho uno smacchiatore per le macchie di fragola (non è vero) così si calma. Prendo un bicchierino di plastica trasparente e ci metto della varecchina e dell'acqua. Mio zio Costanzo si avvicina e apre il rubinetto ma l'acqua esce violentemente. Io lo regolo e riempio questo bicchierino che mi accorgo si sta rompendo. Mia madre lo prende e inizia a bere. A questo punto mi sveglio. Elementi coscienti: la torta che ho mangiato ieri aveva delle fragoline di bosco nella crema; inoltre ultimamente goccia il mio rubinetto in cucina.

giovedì 12 marzo 2009

Ricordando Elena

Stanotte Elena Scoti se ne è andata. L'ho saputo stamane da Antonio mentre ero in auto verso Oristano, in uno dei miei inutili stramaledetti viaggi di lavoro. Vorrei ricordarla qui, su queste pagine che tanto parlano dei miei sogni, esattamente come uno dei miei sogni più belli. Il suo volto, la sua potenza d'animo e soprattutto la sua tenacia e poi la sua poesia, la sua figura, la sua signorilità. Stranamente, dopo la notizia, mi sono in parte calmato da un messaggio di Antonio. Diceva che Elena era conscia di ciò che aveva e il suo viso era sereno. Tra poco torno: ho il volo tra un'ora; mi dirigerò a casa sua, dove tante volte in tre ci fermavamo a discutere di letteratura, di politica, di poesie. Lei, poeta grande, abitante nella casa di via del Corallo dove sul portone c'è una targa dedicata ad Amelia Rosselli, rimarrà nella mia memoria più di tutti i sogni che potrei scrivere in futuro. Ti voglio bene, amica mia.