lunedì 6 aprile 2009

Terrae motus

Qualunque sogno stessi facendo è stato interrotto dal terremoto di questa notte verso le 3 e mezzo. So di stare fando un ottimo sogno in cui ad un certo punto mi sento dondolare e mi sveglio convinto di essere stato io a muovere il letto a soppalco. Invece il movimento non si ferma e mi appresto a scendere dalle scale. Si ferma il movimento ma non scendo, stranamente dico a me stesso che era meglio non scendere; accendo la luce (il lampadario non poteva oscillare perché fissato al soffitto). Nessuno in strada, nessun rumore di sorta, nessun cane che abbaia. Mi rimetto a letto con un'angoscia incredibile e, quando penso di stare di nuovo a prendere sonno, un'altra scossa ma più breve, di potenza inferiore, verso le 4 e mezzo. Ho poi dormito senza fare alcun sogno. La situazione mi era parsa un po' simile, anche se più potente, a quella di qualche tempo fa, sempre stesso letto stesso luogo. La cosa che mi ha stupito è stata un abreve allucinazione di un essere che prendeva a muovere le zampe del letto, facendo sobbalzare tutto. quest'essere era rosso e dalla testa a punta, nessuna espressione in volto. L'ultima volta che ho sentito e vissuto il terremoto fu quand'ero piccolo: in quel tempo dormivamo insieme io e mio fratello nel divano letto in camera di mamma e papà perchè stavamo facendo dei lavori a casa. Era il 1980, terremoto dell'irpinia. In quel frangente il letto oscillò forte, come ieri sera, e io dissi a me stesso che era mio fratello che stava facendo il cretino. Invece i miei si alzarono e ci portarono in strada. Anche in quel caso non ricordai nessun sogno stessi facendo.

domenica 5 aprile 2009

Insetti e naso

L'unico frammento di sogno che ricordi stanotte è quello che mi metto le dita nel naso ed estraggo qualcosa che non è muco perché mi accorgo che ha tantissime zampette tutte attorno ed infatti è un insetto che sembra stia dormendo ma quando lo poggio sul tavolo si anima e si muove lentissimo. Così penso di averlo avuto da sempre nel naso. Tutti abbiamo un insetto nel naso e mi sveglio contento. Elemento cosciente: sto facendo una cura di ginkgo biloba per l'acufene all'orecchio destro e, stranamente, da stamattina il fischio è calato quasi del tutto.

venerdì 3 aprile 2009

Le due torri

Parafrasando il titolo del noto epico libro, vorrei ricordare che mi sono svegliato impauritissimo alle due e trenta stanotte: ho acceso la luce e ho visto tutto verde. Poi l'ho spenta di nuovo ed ho continuato a dormire. Non ricordo l'incubo ma so essere davvero pauroso. Il sogno grande successivo si è svolto tutto insieme anche se manca il preambolo. Con una auto, che prima era un monopattino, mi dirigevo col mio amico Iv* alla ricerca di un professore ignoto di un ospedale, verso quello che era il quartiere residenziale dove egli abitava, nella mia Città. Siamo entrati in una stradina molto stretta (solo per un'auto) completamente fatta di mattoncini ocra sia per terra che sulle pareti, molto alte. Ogni tanto c'era uno slargo in cui, se arrivava un'altra automobile, si poteva passare purché una delle due accostava a lato; ogni tanto un'albero striminzito. Non si riusciva a vedere oltre le mure ma sapevo che ci dovevano essere delle bellissime case senza nessuno che vi abitasse. Al primo (o forse al secondo) slargo abbiamo accostato la macchina e siamo scesi, tentando di comprare in un negozietto, nascosto nel muro e scorto in ultimo, alcune cose da mangiare per portarle a casa del professore. Iv* ha preso un'anguria molto grande, quasi quanto un'otre, ponendola dentro un sacco di juta liscio, grigio. E' uscito il gestore del negozio che ci ha detto che avrebbe pensato lui a sistemare l'anguria, così ha tolto la buccia e tutta la polpa rossa (sempre grande quanto un'otre), l'ha posta dentro un enorme sacco di carta, con un vassoio di cartone sul fondo. Siccome colava io e il mio amico ci siamo sbrigati ad andarcene ma, non trovando il professore, ci siamo detti che saremmo andati ad una festa, visto che si stava facendo sera. A piedi siamo tornati indietro, poiché l'auto in realtà si era trasformata in una bicicletta e siamo arrivati all'inizio della via stretta trovando due torri costruite per un mega-party rave: una era scura e fatta di ferro, riservata agli uomini e l'altra era tutta rosa e riservata alle donne. Mentre Iv* scompariva fra la gente con le cose da mangiare e la bustona contenente l'anguria io decido di salire sulla torre per i maschi. Per entrare bisognava essere completamente nudi e arrampicarsi fino a circa venti metri da terra ed entrare attraverso una porta con il rischio di cadere di sotto. Io provai, altri si stavano arrampicando, ricordo i corpi tra il rosa e color carne visti da dietro, non molto regolari con il sedere grabnde quanto lo stesso tronco del corpo. Arrivato alla porta mi sono appeso ad un'asta a mo' di traversa e mi sono dondolato, nel tentativo di entrare. Per sicurezza avevano previsto alcuni uomini con delle funi per evitare che si cadesse di sotto. Feci quella manovra lanciandomi e ci riuscii. Entrato dentro ero arrivato terzo in quella che era una gara di sei. All'interno c'erano tante luci e sei predelini su un tavolo sui quali dovevamo stare poiché alla fine ciascuno sarebbe stato premiato e avrebbe proiettato un video con un proiettore posto ciascun sedile. Non c'erano teli sui quali proiettare alcun video ma enormi finestrate. Io mi arrampicai e intuii che gli altri arrivati erano tutti gay: infatti era un locale gay al quinto piano della torre. Una volta montato sul mio posto sopra il tavolo, sentii che era barcollante e caddi in avanti senza farmi male e salvando dalla caduta il proiettore stesso e il sedile. Tutti mi guardavano ed io dissi: "Non preoccupatevi: non è successo nulla!". Altra gente stava entrando dalla porta: il locale non era pieno e, dall'alto, le ampie vetrate facevano solo sentire rumori di persone poiché non si vedeva nulla in quanto notte o, meglio, si scorgeva qualcosa di sotto, come un idefinito paesaggio brullo. Elementi coscienti: la visita eseguita ieri dal professore di ortopedia (un signore sui sessanta che mi è sembrato vecchio stampo e che, alla fine, ha consigliato un ciclo di dieci terapie di 50 euro ciascuna); ho incontrato Iv* a Ikea ieri sera che mi ha detto una novità positiva di un problema serio; è arrivato il catalogo della D-Mail con un attrezzo capace di pelare un melone. Sono sicuro di aver visto dall'alto, nel sogno, il paesaggio del territorio dove non dovrei andare mai.

giovedì 2 aprile 2009

In aliter/1 (संभावना)

मैं हमेशा जिंदगी की सबसे अच्छी इच्छा / कभी कभी मैं सिर्फ अंधेरा पाया / लेकिन मुझे पता है कि मैं एक रोशनी पर बदल सकती
["Possibilità". Ho sempre desiderato il meglio della vita / Qualche volta ho trovato solo il buio / Ma so che avrei potuto accendere una luce]

mercoledì 1 aprile 2009

La bambina e il ladro

Stanotte ho dormito di fila, nonostante un dolore fisso alla cervicale e al mal di testa, fino alle sei e un quarto quando sono stato svegliato da un sogno terrificante. Il preambolo che posso ricordare è che me ne stavo in compagnia con mia nipote quando aveva tre o quattro anni, con un bel completino rosa ricamato fatto da mia madre. Aveva appena mangiato un gelato e gli faceva male la pancia. Io le dico che non deve proccuparsi per il pancino e la prendo in braccio con me e ci mettiamo seduti davanti alla televisione in un appartamento che non conosco: era tutto marrone come tinta e c'erano dei puff in pelle di cuoio, un tappeto e della carta alle pareti. In fondo c'erano due porte chiuse che facevano angolo con la parete. Sento con la mano che ella ha un bozzo sulla pancia all'altezza dello stomaco e le faccio un massaggio rassicurandola. Mentre guardiamo la televisione sento che qualcuno apre la porta del bagno chiusa a chiave. In quell'attimo mi rendo conto che non poteva esserci nessuno in casa e poi perché la stanza da bagno era chiusa a chiave? Chi l'aveva aperta? Si accende la luce e compare un uomo mai visto che si avvicina non a noi ma verso il televisore; il suo viso assomiglia a quello di un ragazzo che frequentavo anni fa ma la sua corporatura era gigante. Mi dice qualcosa ma non lo capisco, allora con la ragazzina in braccio (che ne frattempo si è trasformata in una nipote del mio amico Iv*, mi alzo e vado verso la porta di casa perché penso sia un ladro ma non posso aprirla perché è chiusa a chiave. Apro la serratura che fa quattro scatti ed esco, mentre il ladro non fa segno di avvicinarsi e apparentemente ci lascia andare. La bambina è spaventata per me, non per la situazione. Esco di casa e grido "Aiuto!" molto forte. Mi sveglio gridando "Aiuto!". Elementi razionali sono il fatto che in questo periodo Iv* ha qualche problema serio in famiglia e proprio ieri ho parlato al telefono con la nipote senza averla mai vista. Io credo che quello che chiamo ladro sia qualcuno che volesse comunicarmi qualcosa, come spesso i miei sogni di terrore han manifestato. Ricordo che c'era anche il numero 15 e il 3 ma non identifico in che situazione e perché. Non sono più riuscito a prendere sonno.

lunedì 30 marzo 2009

Il ritorno della lucertola e invasioni

Forse sarebbe opportuno che scrivessi un elenco di microsogni, cioè di sogni brevissimi che si fanno a raffica di notte e che non solo durano poco ma hanno anche una storia compiuta. Uno di questi segue il sogno di stanotte principale che mi ha svegliato alle 2 e trenta. Stavo controllando dei piani di invasione aliena che ho trovato inavvertitamente sul tavolo. Mi rendo conto che gli alieni sono già tra noi e sono come noi; i piani di invasione sono dei cerchietti blu e gialli tra loro connessi. Noto che uno di questi schemi porta proprio a casa mia. Penso che alcune delle persone che mi circondano sono di un'altro pianeta e vedo tutto il gruppo dirigente del nuovo PdL. So che sembra molto scontato ma mi ha fatto svegliare angosciato e impaurito. Per cui mi alzo, bevo e mi rimetto a letto. La sveglia è alle sei: ho l'aereo per Brindisi. Il microsogno seguente è questo. Io e P*, appena conosciuto dal vivo ieri, siamo sul divano ed io osservo che sul tavolinetto luminoso ricompare la lucertola scomparsa qualche settimana fa. Io dico a P* "Guarda, la lucertola è tornata!" e lui sorride. Tralascio gli altri microsogni. Un elemento razionale che mi ha portato a sognare la lucertola è stato che P*, prima di andar via, ha visto sul tavolo il posacenere in cui sono adagiati alcuni insetti di ottone e in quel momento ho avuto un m oto di affetto per la lucertola; inoltre gli ho parlato di come la nascita del PdL abbia rappresentato per me un senso di preoccupazione per la realtà politica italiana e non di novità.

sabato 28 marzo 2009

Rapimenti e appuntamenti

Insomma, continuo a svegliarmi di notte. Verso le due e trenta avevo un'arsura senza pari e sono andato a bere dell'acqua. Avendo il letto a soppalco ogni volta mi pesa scendere e poi salire; questo non ha impedito che mi riaddormentassi e così ho sognato ma solo verso le sei e trenta. Ho avuto uno dei peggiori miei incubi: ero a passeggiare nella Città Immaginaria con mio fratello, mia cognata e mio nipote da piccolo. C'era molta gente sul ponte che portava ai negozi (la mia città è sempre sottoterra o comunque coperta) e stavo guardando un giocattolo con il piccolo accanto. Ad un certo punto non lo trovo più e lo chiamo ad alta voce ma nulla. Così avverto mio fratello e mia cognata i quali non fanno altro che chiamarlo a loro volta ed io lo cerco fra la gente la quale mi guarda arrabbiata; alcune facce si trasformano in mostri e mi sembra di aver chiesto a tutti se lo avevano visto. Lo chiamo, lo chiamo ma niente e mi sono svegliato angosciato e disperato, chiamandolo per nome: io sono terrorizzato dai bambini che scompaiono o sono vittima di malintenzionati, ne soffro tantissimo e la cosa non mi fa davvero dormire. Così sono stato a piangere un po', ho ripreso fiato e finalmente verso le sette e mezzo mi sono riaddormentato. Siccome questa mattina avevo appuntamento con Ant* per andare da Ikea in quanto doveva comperare una libreria, ho ripreso gli stessi luoghi del sogno precedente, questa volta entrando in una casa che ho scoperto essere quella di mia madre. Chiamavo per telefono però non lui ma il mio amico P* di Milano, che è stato a roma la scorsa settimana. Mi risponde al cellulare e mi dice che mi sta aspettando. Io corro in camera di mia madre per dirle che sto uscendo ma la camera è un'immenso mercato all'aperto dove c'è molta gente ma i mobili sono ripetizioni cicliche dei mobili della camera vera di mia madre la quale era sepolta sotto tonnellate di tessuti e ricami e mi rispondeva che dovevo sbrigarmi. Attraverso tutta la camera all'esterno e mi ritrovo su una strada dove non passano automobili. Il cellulare squilla ed io penso di non rispondere. Mi sono svegliato ma stavo meglio del sogno precedente. Elementi razionali oltre l'appuntamento: ho conosciuto una persona che si chiama proprio come il mio amico di Milano. Oltre questo, nient'altro.