Stanotte ho dormito dalle dieci e quaranta alle sei meno dieci, di fila e abbastanza bene anche se ero già stanco una volta alzato per partire verso Caserta. Del lungo sogno che ho fatto posso estrapolare una sequenza a colori (anche se il colore predominante era l'ocra e il verde acqua). A casa di mia madre, mentre si trova in camera sua a riposare, mi accingo a preparare del tè con il forno a microonde anche se realmente non ce l'ha. Ho intenzione però di masturbarmi ma voglio nasconderlo a lei e approfitto che il tè si prepari per andare in bagno. Tuttavia, dalla vasca del lavello di marmo, gigantesca, esce dell'acqua mista a petrolio. Ne riempio una pentola di vetro e la pongo all'interno del forno e mi chiedo se non debba esplodere, visto che c'è del petrolio all'interno. Accendo il forno ed ho fretta di andare in bagno ma poi mi accorgo che mia madre è sveglia e mi chiama. Le dico che l'acqua per il tè si sta scaldando. Rinuncio alla pratica sessuale per concentrarmi sull'acqua che inizia a fare le bollicine, verdi e scure. Mi aspetto che esploda da un momento all'altro e mi scanso leggermente mentre guardo il corridoio che dà nella camera di mia madre e la sento muoversi nel letto. Spengo il forno a microonde e vado da lei. Cambio di colori sul blu, poi psichedelici. Mi sveglio. Ieri a cena ho guardato un video di Svenkmeier in cui c'era una pozza che bolliva nel terreno, dal colore scuro e ho supposto fosse un geyser di petrolio.
martedì 26 maggio 2009
lunedì 25 maggio 2009
La stanza
E' un periodo che faccio moltissimi sogni ma non li ricordo. Uno solo, fatto circa quattro notti fa, mi vedeva ordinare al bar un crodino da portare a un mio amico ma purtroppo non ricordo altro. Stanotte invece sveglia alle solite 4,30 del mattino, con caldo ma non eccessivo, nessuna voglia di andare in bagno, né sete: solo un po' di dolore alla libgua per un'afta dovuta probabilmente a dell'aglio usato per la pasta di ieri a pranzo. Nel sogno effettuato dopo, fino alle sette meno dieci, mi trovavo in un albergo nella mia Città Immaginaria in cui però, uscendo da questo, ne rientravo dalla porta posteriore, in quella che doveva essere un'anticamera che portava alla mia stanza attraverso una delle tante porte che c'erano. Purtroppo non riuscivo ad entrare in camera poiché avevo le chiavi dimenticate nella hall ma mi vergognavo ad andarci in quanto ero in pigiama e pensavo che gli impiegati della reception pensassero a loro volta che ero uscito per un appuntamento erotico. In più voleva entrare nell'anticamera un barbone e, anche se non mi faceva paura, mi chiusi dentro ma la serratura non era molto forte. Il caso ha voluto che ci fosse una macchina della polizia fuori che ha mandato via il barbone. Contemporaneamente ascolto della musica provenire da una stanza. Entro nella stanza e vedo che c'è un'amica americana (una ragazza che ho conosciuto ad una festa circa un anno fa in un locale a San Lorenzo) e mi riconosce. Allora le chiedo se può chiamare la reception e farsi portare un duplicato delle mie chiavi. Lei fa questa cosa e attendo il fattorino con le chiavi. Nel frattempo se ne vanno tutti gli invitati, la scena cambia e mi trovo in un corridoio buio pieno di statue antiche e quadri alle pareti. Una voce mi dice di andare in fondo al corridoio e lì troverò una solutione al passaggio verso un'altra dimensione. Io ci vado e penetro in una stanzetta che in realtà è come l'interno di un torrione che si estende verso l'alto, illuminato di giallo-ocra con la prtcicolarità che contiene alle pareti tutte teste di statue antiche di marmo bianco bellissime. Io mi guardo attorno, guardo le statue e, dalla tanta bellezza piango a lungo. Mi sveglio piangendo. Smetto di piangere ma mi sento smarrito. Elementi razionali: ieri pomeriggio con Ra siamo andati al mercatino sotto casa sua dove c'era la testa in marmo di una statua che sembrava antica a circa 170 euro. Mi sarebbe piaciuto comperarla. Una volta, andando in gita a Verona, mi rimase impresso l'ingresso che portava al balcone di Giulietta e Romeo e, nel sogno, era molto simile all'ingresso che portava nella stanzetta chiusa.
mercoledì 20 maggio 2009
Liberazione/cancellazione
Sicuramente ricorderò questo 20 maggio come il giorno della mia liberazione e il giorno in cui ho attuato la cancellazione di due persone dalla mia vita. Siccome non sono più presenti non mi interessa indicare chi siano. Mi sento meglio, davvero funziona il mio metodo: semplicemente cambiare la loro forma, il loro essere visualizzati e soprattutto togliere tutta la massa di emotività associata. Un metodo che dovrei mettere per iscritto. Stanotte era quasi un preambolo il sogno che vedeva loro come statue che si allontanavano, nell'acquma, mentre io ci camminavo sopra, come Cristo. Ieri sera una telefonata in cui ho chiesto per l'ultima volta un aiuto, poi mi è arrivata una mail come voltafaccia e una seconda mail più orribile dalla sola persona che amavo. Bene, non c'è più amore, né amicizia. In una parola: i ricordi restano ma solo come dei film ed io non li guarderò una seconda volta.
lunedì 11 maggio 2009
I fiori, i supereroi, il film
Il post è contenuto nel blog http://giovanni-croce-private.blogspot.com/ ad accesso non pubblico.
giovedì 7 maggio 2009
Non è mio quel pisello
Stanotte sogni a raffica, tanti, tantissimi: forse una quindicina, tutti completi ma ne ricordo solo uno nel finale. L'ultimo. Mi trovo a Palermo a dormire, all'Hotel Astoria Palace, vicino al carcere dell'Ucciardone; quartiere ameno, senza interesse, molto rumore di fondo ininterrotto, stanza al nono piano. Non ho mangiato pesante ma ieri sera andando a letto ho notato che all'attaccatura della gamba destra con l'inguine c'è una macchia rossa dovuta al suodre o, forse, ad un fungo, sempre per il caldo. L'ultimo sogno eseguito verso le sette e dieci parlava di me che dovevo fare pipì e il bagno era un bagno maschile in una stanza di passaggio, composto di una serie di orinatoi tutti attorno ad una colonna, ciascuno riservato rispetto all'altro e una serie di tre orinatoi uno accanto all'altro, in cui però si copriva solo la parte dalla cintola in su e quindi non permettevano di vedere chi andasse a pisciare ma permettevano a chi passava per quella stanza di vedere le nudità in atto di orinare. Io scelglo questi ultimi poiché vedo che l'altra serie di orinatoi è frequentata anche da donne che accompagnano i loro uomini. Esse non prendono parte alla cosa ma si posizionano dietro le figure maschili, in attesa. Io decido di farla e non mi pogno il problema che qualcuno mi guardi (nel frattempo molta gente attraversa la stanza che scopro essere un ufficio moderno). Guardo le mie mani che tengono il mio pisello che fa pipì ma non è il mio: è quello di qualcun altro: un bel pisello normale, né grande né piccolo però è circonciso e quindi non è il mio. Mi sveglio ma non ho il bisogno di andare in bagno. Elementi razionali: lunedì scorso ho letto una rivista di mobili per ufficio moderni, molto bella, belli anche i mobili, uno di questi credo fosse nel sogno; ieri sera prima di addormentarmi ho visto un film italiano su Canale 5 in cui la sceneggiatura era del mio amico Jim Cow dal titolo So che ritornerai e in cui c'era una bellissima attrice che poi ho visto nel sogno: la Arcuri.
mercoledì 29 aprile 2009
La nuvola nera
Ero in una casa prefabbricata composta di una sola stanza con molte finestre. Guardando al di fuori di una finestra mi accorgo che il tempo sta cambiando e alzo gli occhi in alto, su nel cielo. Scorgo una nuvola nera dalle estremità curiose: era fatta come quando in un vaso pieno di acqua si immerge un colore nero, ad esempio china. Le frangiature che produce la china nell'acqua erano le stesse nel cielo prodotte dalla nuvola. Corro fuori annunciando la tempesta la quale arrivò puntuale facendo uscire fango dagli argini di un fiume vicino. Il paesino in cui mi trovavo non lo conosco: le persone in autombobile si arrischiavano a correre lungo le strade completamente coperte di fango. La luce se ne va all'improvviso e mi accorgo che la casa dove ero viene ad essere mangiata dal fango, sprofondando in esso. Mi rendo conto di essere senza null'altro che i miei vestiti. Guardo di nuovo il cielo perché sento freddo e noto che le nuvole hanno l'aspetto di tanti uomini con il cappuccio e il viso di ghiaccio che guardano in basso. I corpi escono fuori dal cappuccio e si gettano sulla terra. Rumori assordanti, vento, tanto freddo. La gente scappa, il cielo sembra crollare ma un uomo che non vedo, acconato a me, dice di non preoccuparsi. Non è la fine del mondo ma quasi. Mi sveglio alle cinque meno dieci con l'intestino che gorgoglia. Riprendo sonno verso le sette.
lunedì 27 aprile 2009
La mamma di Giulio
Dopo quasi quaranta anni, ho finalmente saputo il nome della mamma del mio amico e compagno di banco delle elementari Giulio. Purtroppo al suo funerale, celebrato stamattina dopo la sua morte per malattia avvenuta venerdì scorso. Sono andato a prendere mia madre e l'ho accompagnata in chiesa: una cerimonia semplice e decorosa. Giulio ha parlato in ultimo con grande emozione. Mia madre, di ritorno dalla comunione ha iniziato a piangere accanto a me ed allora l'ho abbracciata dandole il mio conforto per poi accorgermi che non la toccavo da anni. Non ho mai avuto il coraggio di toccare i componenti della mia famiglia non perché lo ritenessi un'azione vergognosa quanto perchè ho difficltà ad esprimere le mie emozioni e il mio amore nei loro confronti soprattutto con il tatto. Oggi è avvenuto qualcosa di naturale e, al tempo stesso, di bello con questo gesto spontaneo che mi fa ben sperare nei miei rapporti . Ecco perché ricorderò la mamma di Giulio, Fernanda, e perché ricorderò anche un'altra signora dallo stesso nome scomparsa tanti anni fa. Entrambe mi hanno visto crescere e mi hanno trattato come un figlio e, in particolare, la mamma di Giulio era una grande amica di mia madre e scompare anche un pezzo della sua vita. Questo secondo me è un altro motivo del suo pianto. Così come io piansi per il dolore della scomparsa della mia amica Elena accorgendomi che la dipartita degli amici ti fa sentire più vecchio, credo che per mia madre il dispiacere della sua morte sia stato misto a questa considerazione. Prima di uscire per il funerale mia madre mi ha dato gli auguri di compleanno; oggi compio quarantacinque anni: non sono tanti ma neppure pochi. Utile età per prepararsi al futuro. Stasera a cena da mia nipote Elisa, che ne compie sette. Ho in mente di portarle sette rose rosa ma non so se ne avrò il coraggio. Il solo pensiero mi provoca il pianto e non ne conosco il motivo. Forse simbolicamente vedo la crescita come la perdita della felicità: non oso negare che la mia età più bella sia stata dai sei ai tredici anni. Proprio a sette anni conobbi Giulio, in prima elementare, e andavo a pranzo praticamente ogni giorno a casa loro. Per questo ricordo Fernanda e tutta la sua famiglia. A lei dedico questa giornata più che a me. La musica che sto ascoltando è Andvari dei Sigur Ros a complemento del genetliaco.
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