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venerdì 16 ottobre 2009
giovedì 15 ottobre 2009
Documenti
Ieri ho giocato al superenalotto e ho vinto 100 euro all'estrazione istantanea. Di per sé l'evento non fa notizia ma mi serve perché, avendo regalato la cifra a mia sorella per il suo compleanno, ho chiuso le due banconote da 50 euro in una busta e quelle due banconote sono apparse nel sogno di stanotte. Ho fatto due sogni: del primo non ricordo nulla, del secondo, effettuato dopo il mio risveglio perché mi ero scoperto, verso le 5 e mezzo, ricordo che era molto lungo e completamente a colori. Mi trovavo in un ospedale tipo il San Camillo (ricordo perfettamente le porte blu divisorie) e mentre cammino, esce un mio vecchio collega in camice verde, nudo al di sotto che mi saluta affettuosamente ed entra in sala operatoria: mentre entra, si lava le mani e il camice si apre perché non chiuso e lo vedo nudo completamente coperto da peli rasati su tutto il corpo. Credendo di mettermi anch'io in divisa indosso però una vestaglia leopardata e penso che siano le nuove dotazioni dell'ospedale. Esco per strada e fa freddo e credo che la vestaglia sia così perché protegge benissimo. Incontro però alcuni vecchissimi amici che non vedo più, tra i quali Wanda che spende saluti a profusione. C'è gente che cammina ma mi ignora completamente. Rientro nell'ospedale e vedo uscire dalla saletta dove mi ero cambiato un ragazzo e una ragazza in tutta fretta: il ragazzo indossa un vestito verde chiaro ma più lo guardo più mi sembra una specie di ectoplasma con due gambe e due braccia che corre via assieme alla ragazza. Mi prende un sospetto: che abbiamo rovistato tra le mie cose e difatti entrando noto il mio portafogli e penso che mi hanno rubato tutto il contenuto. Il portafogli marrone ce l'avevo tanti anni fa: al suo interno mancano tutti i documenti ma ci sono tutti i soldi, tra i quali le due banconote da 50 euro piegate esattamente come le avevo poste nella busta per mia sorella nel mondo reale. Allora corro per inseguirli e capito all'ultimo piano che dà in un grande terrazzo dove ci sono dei venditori di Porta Portese ma non li trovo. Penso a rifare tutti i documenti e la cosa mi isturba e mi chiedo "Perché diavolo avranno rubato i miei documenti solamente?" e mi sveglio con la sveglia alle sette meno dieci. Ieri sera ho creato un account per l'applicazione Ping per iPhone e mi ha chiesto il nome utente. Ho dato giovanni.croce ma mi diceva che era già presente, così mi sono domandato chi mai avesse già preso il mio nome e cognome così ho dovuto dare un altro account e la cosa mi ha scocciato. Forse questo è all'origine del furto dei documenti del sogno. Il desiderio del sogno probabilmente era quello di rivedere Wanda o di sapere cosa stesse facendo. Ora so dov'è.
mercoledì 14 ottobre 2009
Addendum: il vero ritorno
Curiosamente non devo più rimanere qui a Palermo e sono in aeroporto con in bigletto elettronico per tornare a casa. La domanda che mi pongo è se nel sogno la mia cada fosse lontana da quella diia madre.
Il viaggio di ritorno
Mi trovo a Copenhagen per lavoro e so che devo starci a lungo (anche se mi sembra più la Svezia ma comunque il nord Europa) e faccio le valigie per tornare a casa a trovare mia madre. Una volta arrivato a casa le dico che devo tornare di nuovo fuori perché sto lavorando all'estero e che mi prepari da mangiare. Esco con gli amici e torno a casa per fare la valigia. Dentro di me penso di essermi dimenticato i biglietti per il ritorno e difatti non li trovo così chiamo la Lufthansa perché non ricordo con quale compagnia la mia azienda ha prenotato ma mi dicono che senza biglietti nom posso prendere l'aereo o meglio: lasciano cadere la comunicazione quando dico loro di controllate se arlmeno sono sul volo. Allora mi faccio accompagnare daia madre alla stazione dove ci sono tante metropolitane e una di queste conduce all'aeroporto. La saluto ma sbaglio metro per cui ne prendo un'altra e dopo numerose vicissitudini arrivo al check-in ma mi sveglio e penso tra me che tanto era una prenotazione con biglietto elettronico per cui non servirebbe il cartaceo. Questo sogno lunghissimo, a colori, bello e frastornato l'ho fatto tra le 5 e mezzo e le 6 e mezzo e i luoghi erano quelli di un sogno precedente, in cui neppure casa mia era tale. Ieri sera ho risposto a Marcus in Svezia; inoltre ero giunto a Palermo con l'aereo ed ero stanco perché alla fine sono andato a letto alle undici passate.
lunedì 12 ottobre 2009
Chiesetta e 126
Stanotte mi sono svegliato all'improvviso alle 4 e 15 in un forte stato d'ansia, con nausea e malessere, acufene e dolore al collo. Faceva freddo ed ero senza pigiama per cui avevo le gambe fredde. Prima di svegliarmi però ho fatto un lungo sogno, a colori e reale. Mi trovavo in una piazzetta di una cittadina all'aperto, verso l'alba. C'era una chiesetta e poca gente, mi sembrava Natale ma non ero sicuro. Decisi di entrare in chiesa ma prima parcheggiai la mia macchina grande e nera poche strade prima della piazza, in salita. Mi sembrava di essere già stato lì e, quando entrai in chiesa, riconobbi lo stesso luogo di un sogno fatto decenni fa in cui c'era la stessa chiesa con lo stesso arredamento. L'altare però era dietro alla porta e, su due scranni antistanti c'erano poche persone di cui una di queste era prima mia zia Annafelice, la mia balia e poi si trasformò in mio nonno. D'altronde mia zia era sua sorella nella realtà. Mio nonno voleva celebrare la messa e si era messo i panni del sacerdote ed io gli dissi che dovevo andare. Lui, per niente interessato a me, mi ignorò al che uscii e mi diressi verso la mia macchina. Per andare verso di essa presi una Fiat 126 e iniziai ad andare in salita, pensando che sarei arrivato, con la discesa, nel luogo dove l'avevo parcheggiata. Invece con la 126 iniziai a percorrere strade piene di erba, con discese molto ripide. Addirittura mi diressi verso una strdada che pensavo sbucasse in linea d'aria con quella che mi interessava e invece era a strapiombo sul mare. Tutta la cittadina era comunque simile a Cala Gonone, in Sardegna ma ancor più simile a quella di un altro sogno fatto una ventina d'anni fa. Con la 126 percorrevo tante stradine e alla fine entrai in una casa dove c'era mio zio Peppino, il fratello di mia madre e, nel riconoscerlo, vidi che era la trasformazione di mio nonno nella sua persona, senza tonaca. Abbandonai la ricerca consapevole della mia macchina e parcheggiai la 126 per strada. Salutai tutti e mi diressi verso la strada che costeggiava il mare: non era più Cala Gonone ma una cittadina di mare di un altro mio vecchissimo sogno in cui ero stato benissimo. I colori erano comunque vividi e non faceva caldo. Una volta svegliato non ho ripreso sonno che per un quarto d'ora. Ho avuto mal di testa, poi passato. Mia zia Annafelice e mio nonno mi era venuto in mente ieri raccontando ad Almar un episodio della mia infanzia. Avevo poi fatto vedere alcune parti incidentate della mia Mondeo nera a mio fratello e ad altri cugini ieri pomeriggio.
domenica 11 ottobre 2009
La luna piena
Verso i tredici anni mi fermavo spesso a dormire da mio nonno paterno in campagna. La sua casa era composta di ben quattro stanze ed io mi mettevo a dormire nel salone dove c'era un grande divano di pelle color amaranto. Una sera, prima di addormentarmi, gli chiesi se mi svegliava di modo che potessi vedere la luna piena di notte, senza le luci che da casa mia mi impedivano di vederla chiaramente. Lui acconsentì e così, verso le cinque di mattina mi venne a svegliare. Ricordo ancora la sua voce che diceva "Vieni, svegliati, vieni a vedere la luna quant'è grande!" ed io uscii nel fresco notturno, forse era primavera, e la guardai: immensa, bianca, pulita nel cielo nero. Proprio di fronte la casa. Io ero scalzo e in mutande e rabbrividivo ma non riuscivo a staccarmi; mia nonna mi gridò di entrare ché altrimenti avrei preso freddo ed io andai a dormire di nuovo. Loro, i miei nonni, su recarono al mercato.
sabato 10 ottobre 2009
I coniglietti interrati
Stamattina ha piovuto moltissimo e i tuoni che si ascoltavano erano alti e terrificanti per cui, dopo un breve risveglio per questo motivo, ho sognato di nuovo ma ricordo solo mia madre che mi ha portato vicino ad un muretto che contornava un campo: era sera. Nal campo c'era una bambina che toglieva dalla terra tanti coniglietti di gesso, li puliva e li accumulava da una parte e questi, una volta diventati verdi, si animavano.
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