lunedì 9 agosto 2010

Le tre firme.

Ho fatto due sogni: il primo verteva su una persona di mia conoscenza e il secondo invece mi vede in casa di mia madre, dove tuttavia c'è il parquet. Io devo attendere l'elettricista, il quale arriva e aggiusta alcune cose. Ci siamo io, lui, mia madre e un altro signore che si rivela essere la ditta la quale ha preso in subappalto l'elettricista. Quest'ultimo mi presenta il conto e devo firmare: hanno già firmato entrambi ed io, che non voglio firmare vengo invece invogliato da mia madre. Così prendo la penna e scrivo non il mio cognome ma uno a caso "Neri" (il nome di battesimo non lo ricordo ma c'era) e poi mi accorgo che anche gli altri due hanno firmato nella stessa maniera. Do la ricevuta all'elettricista e quello dice: "Guarda che curioso, ci chiamiamo tutti e tre allo stesso modo!", ed io temo che essi possano accorgersi che non è il mio vero nome. Invece quelli se ne vanno e mia madre è tutta contenta. Sicuramente questo ha a che fare con il primo sogno ma ieri sera ad una trasmissione di RAI Uno dove facevano un programma di vecchi spezzoni cinematografici, Rossano Brazzi e Alighiero Noschese mi sembra abbiano fatto riferimento a Franco Nero.

sabato 7 agosto 2010

La vecchia che vendeva souvenir

Un volta visitato il parco di Vulci non si può non andare a vedere il museo nel castello, poco lontano. Bei pezzi, due piani, molto carino. Fuori del castello c'è un unica casetta che vende souvenir e una vecchietta con il rossetto molto acceso, dalla parlantina vivace ma garbata ci ferma per invogliare a comprare qualcosa. Scelgo una moneta etrusca riprodota fedelmente ma poi la vecchia si attarda a commentare il fatto che quel luogo era visitato da tanti politici, uno dei quali è stato Brunetta. Fin qui nulla di anormale per me che ascoltavo a ribattevo a poche considerazioni. Purtroppo ha iniziato a dire che il ministro ha fatto una cosa bella punendo gli statali, che ci voleva perché sono dei fannulloni, che suo genero non aveva potere su alcuni ministeriali ed ora ce l'ha e via dicendo. Non avrei voluto commentare ma poi l'idea che mia sorella, ministeriale, ha sofferto così tanto, lei che ha lavorato sul serio e tanti altri amici che si sono visti proibire alcuni diritti acquisiti ma sopratutto per questo accanimento su una categoria limitata e nessuno che si accanisce ad esempio contro i commercianti, hanno dato l'avvio ad una mia esponenziale diatriba con la vecchia la quale alla fine del piccolo dibattito mi ha pure mandato via con male parole e mi ha negato un euro di resto. Poco male ma, ormai lo so, di notte l'ho sognata. Il sogno, molto breve perché poi non ho chiuso occhio per altri problemi, la vedeva conversare con mia madre su come ridurre la circonferenza della pancia. La vecchietta, sempre col rossetto marcato sulle labbra, distesa su un lettino da ospedale, illustra il metodo: prende un carboncino e si disegna sulla pancia tre semicerchi uno accanto all'altro e dice: "Quando ti alzi e non vedi più che sono semicerchi e anzi vedi una linea dritta allora la pancia ti è calata!" e allora io, mia madre, mia sorella e tutti noi che la stavamo ad ascoltare, ci distendiamo su un lettino, ce li disegnamo sulla pancia ma, una volta alzati non vediamo nessuna linea: sempre i tre semicerchi disegnati. Poi mi sveglio in un modo strano: mi vedo tutto come liquefarsi e diventare rosa. E' buio, vado in bagno a fare pipì ma sveglio Almar. Non abbiamo più chiuso occhio fino alle otto e mezzo. Erano le tre.

venerdì 6 agosto 2010

Peripezie di una tarantola e sua morte attraverso il gigante

In ultimo ieri sera ho riununciato a mettere il diaspro rosso vicino al comodino ed ho messo una tormalina nera, un crisoprasio e un quarzo fumè con il seguente effetto: ho avuto un sogno lunghissimo che ricordo ancora. Tutto è iniziato con la mia entrata nel nuovo ufficio, dove al segretaria mi fa notare i mobili nuovi. In particolare c'è un armadietto al muro tutto rivestito di moquette grigia che attrae la mia attenzione. Le dico "Che bello il nuovo ufficio!" e apro quest'armadietto cubico ma all'interno c'è un'altro armadietto cubico di metallo, chiuso. Rinuncio perché penso che sia un armadietto per il pronto soccorso e dico alla segretaria dove è la riunione. Lei mi indica la sala dove mi reco subito. Ci sono molte persone in riunione, non ne conosco nessuna ma so che sono miei colleghi. In particolare, colui che dice di essere il mio capo mi ordina di andare a prendere il nostro più grande cliente e di accompagnarlo in albergo. Io esco subito, vado a prendere la macchina e inizio ad andare verso l'aeroporto. Mentre vado arrivo ad un tunnel, la strada è a cinque corsie e mi fermo all'angolo perché penso che il cliente non so chi sia. Preso da sconforto perché rischio di fare una brutta figura scendo dall'auto ed entro nell'albergo dove sarei dovuto recarmi con il cliente. Alla reception tutti credono che sia io il cliente e mi fanno accomodare in una stanza rossa e con tuti gli onori: assomiglia ad una sala d'attesa di una clinica dove una volta fui operato. Il letto era alla mia sinistra; mi affaccio e vedo fuori il paesaggio che assomiglia alla casa di mio nonno in campagna. Mi spoglio e faccio per andare a dormire ma vedo sul letto due coppie: un uomo e una donna che stanno l'uno sull'altra proni e una coppia di ragazzi che invece si dimenano. Sono tutti nudi, in particolare la coppia etero è abbronzata, sembra dormire e vedo benissimo il sesso di lui in riposo; l'altra coppia invece sta facendo sesso e sono entrambi in erezione. A dire la verità non fanno un vero e proprio atto sessuale ma sembrano discutere animatamente. Di questi ultimi ascolto le loro parole sulla fedeltà e intuisco che stanno litigando per qualcosa ma continuano comunque ad essere con i due falli in erezione. Si girano verso di me e uno dice: "Accidenti, adesso sapranno tutti che stiamo insieme!". I loro visi sono come quelli degli attori di una pubblicità di chewing gum che sta andando adesso in televisione dove si vedono due cinesi che fanno a gara nel creare oggetti con la gomma da masticare e li espongono attraverso la lingua. La coppia etero si sveglia e un cinese inizia a piagnucolare più atterrito che mai e dice: "Ora siamo veramente perduti!". Suona la sveglia e mi vesto dirigendomi verso il bagno che invece è il bagno di un'accademia militare russa dove ci sono i cadetti che stanno lavandosi e vestendosi. Il capo parla in russo; io mi siedo ad una panchina come quelle di uno spogliatoio e vedo che un cadetto, non visto dal capo, va a fare un sonnellino sotto la mia panchina. Appena arrivano i due cinesi tutti fischiano ma il capo dice qualcosa in russo e tutti stanno zitti. Io so di essere un privilegiato e che non dovrà fare né guardie bé marce. E' qui che mi accorgo di un enorme ragno nero, una specie di migale il quale sembra venire verso di noi. Tutti scappano e anch'io mi sposto perché è vicino a dove sono seduto. Esclamano: "La tarantola! La tarantola!" e succede un putiferio. Il cadetto che dorme sotto la mia pachina non si accorge di nulla e penso che il ragno si dirigerà verso di lui e potrebbe pungerlo col veleno. Il capo russo prende una ciabatta e cerca di colpire il ragno ma lo manca, arriva anche a dare delle ciavattate in testa al cadetto che si sveglia ed evita che la tarantola gli cammini in faccia. Tutti scappano e io noto che il ragno esce fuori e si dirige verso un palazzo. Riconosco come il mio palazzo e lo supero salendo le scale e arrivando a casa mia all'ultimo piano. Mi affaccio e noto il ragno, lo vedo piccolo dall'alto di cinque piani, camminare pian pianino verso il muro, arrampicandosi. Spaventato vado in cucina, apro un cassetto ma trovo solo un chiudibuste IKEA di plastica. Nel frattempo si alza mia madre che prende il chiudibusta e lo butta verso l'esterno, colpendo la tarantola e facendola cadere di nuovo sotto. "Brava mamma!", le dico e mi affaccio per vedere dove è caduto il ragno: proprio un piano sotto, dal dirimpettaio, dentro un box di bambino. Temo per il bambino se dovesse entrarci. Esce però dalla finestra di quell'appartamento un uomo enorme, con una testa gigantesca e quasi quadrata, un gigante insomma che si muove a fatica sul terrazzino e inizia a chiudere quel box con dei lenzuoli, di fatto bloccando il ragno lì dentro. Io lo chiamo: "Signore! Signore! C'è un ragno lì dentro!" ma quello non ascolta oppure non sente e io e mia madre lo chiamiamo ancora ma niente, io gli faccio dei cenni e muovo la mano mimando un ragno. Ad un certo punto l'omone dice qualcosa tipo "Mi aveva scambiato per qualcun altro. Deve avere il morbo di Alzeimer!" e chiude definitivamente la tarantola dentro quel sacco e se la porta via. Mentre la porta via l'omone, nel chiudere la finestra, dice: "Ora butto tutto nel mare!", o nell'acqua (non ricordo bene) e capisco che il ragno morirà o di fame o affogato. Mi sveglio ed è giorno. Oggi io e Almar siamo andati a fare una gita al parco archeologico del Vulci. Di ritorno ascoltiamo la radio e una pubblicità, che avevo sentito anche ieri, parla proprio di una coppia in cui lei dice all'uomo se uccide il ragnone nel bagno (come Woody Allen) e quello, ucciso il ragno, dice "Mi sembrava che stessi parlando di una tarantola e invece...". Elemento razionale postumo: quando ero molto piccolo, sono stato convinto che mio padre (o mia madre) mi facessero ciao ciao con la mano e mimassero un ragno. Inoltre proprio a casa di mio nonno in campagna un giorno (avrò avuto cinque o sei anni) andando al bagno e alzando la tavoletta noto un grandissimo ragno verde dietro il water, chiamo mia zia e quella dice che era una tarantola e la prende con le mani, buttandola fuori della finestra. Poi mi dice di sbrigarmi nel fare la pipì.

giovedì 5 agosto 2010

Due sogni da Capalbio

In vacanza una decina di giorni a Capalbio, a casa di Elena, con Almar. Mare, sole, un po' di vento ogni tanto, mangiare bene e sano, campagna, stelle (viste nel cielo dopo chissà quanto tempo). Ho sognato moltissimo e ricordo tre sogni: il primo in cui mi trovo alla guida di un'automobile scattante (forse la mia Mondeo), con accanto proprio Almar mentre viaggiamo sull'autostrada a tre corsie; il paesaggio non mi è noto. Rallento la velocità per non so quale motivo e, quando me ne accorgo, la aumento notevolmente. Ho dietro di me altre tre auto, le quali una ad una, spaesate per il mio improvviso aumento della velocità, mi tengono il passo ma iniziano a vibrare, le vedo dallo specchietto retrovisore e tempo che escano fuori strada. Infatti tutte e tre sono vittime di un aincidente gravissimo, una dopo l'altra, capovolgendosi o finendo fuori strada. Mi ritengo responsabile della cosa e urlo. Il secondo sogno mi vede aprire una fonestra proprio dalla camera da letto del piano terra di questa casa e vedere il cielo. Credo di non aver mai fatto un sogno del genere, così limpido e vero, così altisonante! Tutte le costellazioni davanti a me, con una maestosità senza pari! Galassie, pianeti e stelle erano là e la mia vista non riusciva a riempirsi: avevo la sensazione di volermi più svegliare per godere in eterno di quella visuale. Ho avuto parecchi giorni dopo ancora questo senso di grandiosità dentro. Oggi non mi sono sentito bene, mal di stomaco e sinusite, mal di testa, insomma il tempo non era granché, pioviggina. Ora si sta meglio. Mi sono sdraiato sul letto questo pomeriggio e ho dormito per circa due ore, facendo vari sogni ma che non ricordo. Proverò stanotte a mettere vicino una pietra per ricordarli, mi sembra un diaspro rosso.

giovedì 29 luglio 2010

Il neonato

Mi trovo in macchina con altre due persone di cui chi guida so essere mio amico. C'è anche un neonato. Chi guida ferma l'auto e dice che deve assentarsi per un colloquio. Rimaniamo quindi io e un altra persona e il lattante. Quest'ultimo se la sta facendo sotto ed usciamo dall'auto intenzionati ad avvertire il padre che ritarda. Prendo il bimbo per i talloni, come Achille, e quello si mette ad ancolo retto, tenendosi perfettamente. Mentre lo porto in una specie di piramide rotonda che ha varie entrate, riconosco essere un centro per la documentazione in cui intravedo un'entrata per la metro e una saletta di pronto soccorso. Mi ferma la segretaria alla quale spiego la situazione ed ella chiama qualcuno al telefono dicendo di accomodarmi. Ci siediamo io e il mio accompagnatore; io tengo sempre per i talloni il neonato il quale è sporco di cioccolata dolciastra. Non avevo fatto caso che c'era anche una lettiga all'interno dell'uffio e in poco tempo arriva un tale somigliantissimo al padre del bebè con una donna. Il tale lo saluto e gli indico il bambino ma mi ignora e si distende sul lettino, tutto bianco, coprendosi col lenzuolo. La donna che lo accompagnava invece alla vista del neonato si avvicina e dice di essere la madre ma mi fa capire di non dire che lo fosse per la presenza dell'uomo. Capisco che ella era andata via da casa lasciando il bambino al padre, fratello dell'uomo sulla lettiga. Mi dice di cambiare il piccolo in un certo modo con i pannolini e il piccolo, alla voce della madre, è come se si ridestasse da quella posizione ad angolo retto e si stira, crescendo a dismisura. In tutto questo la segretaria ci guarda in silenzio. Mi sembra di averla già vista in un altro sogno, sempre come segretaria. Cala un silenzio su tutti, vedo tutto bianco e mi sveglio alle sei. Capisco che dopo mezz'ora avrebbe dovuto suonare la sveglia (la quale invece non ha suonato e per poco non ci alzavamo per venire a lavoro). Elementi razionali: riguardo il neonato, ieri ho visto da Feltrinelli alcune carte tipo tarocchi ed ho pensato alla trasmissione "Mercante in fiera", che non seguo, ma nel gioco del mercante in fiera c'è il neonato. Inoltre in un telefilm della serie Eureka, nella prima puntata vista ieri sera con Almar, un detective assaggia un'impronta marrone sul muro lasciata dalla mano di un ragazzino scomparso e la riconosce come cioccolata. Stanotte Almar ha preso il lenzuolo perché aveva fastidio di una zanzara. Io ho dormito scoperto. So che c'è stato anche un altro sogno complicatissimo e denso di materiale ma purtroppo non lo ricordo.

mercoledì 28 luglio 2010

La casa storta e la voragine

Di nuovo, in sogno, una casa ma stavolta è una costruzione fatta di piastrelle per terra gialle e che riconosco come una delle tante mie case. Ci vado per prendere alcune cose poiché mi trovavo all'esterno in un piazzale dove, all'interno di un'automobile, c'era Hulk che giocava ad un videogioco. Assieme ad un mio amico dico che quello in realtà è un negozio di giocattoli di fantascienza e difatti mi viene in mente di vendere un giocattolo che possiedo in casa e quindi vado a prenderlo. Mi faccio accompagnare da questo mio amico ed entriamo nella casa. La casa è una palazzina del primo Novecento: all'interno noto però che tutto il pavimento sia del corridoio che delle camere è inclinato e suppongo che stia cedendo (forse per il fatto che ieri era caduta una libreria in camera mia). Il mio amico viene con me e, nel cercare il gioco, finisco sul letto perché penso che esso si trovo al di sotto. Il mio amico si spoglie e mi chiede di fare all'amore. Io sono titubante e lo accarezzo soltanto. Poi gli bacio la pelle che vedo essere liscia ed olivastra, quasi femminile. Mi accorgo di avere tutta la bocca coperta di sangue e non capisco se egli abbia una ferita o se sia un dente all'interno della mia bocca che si è staccato. Egli mi chiede di leccargli il culo e io mi accorgo che il sangue che ho in bocca aumenta. Così mi alzo e mi asciugo, allontanandomi. Con la coda dell'occhio vedo che egli si riveste ed esce, dandomi appuntamento all'auto. Io cerco il gioco ma non lo trovo, vedo che il corridoio è sempre più inclinato e credo di non farcela ad arrivare alla porta. Una volta giunto alla porta, in basso, mi accorgo che ci sono tanti caricabatterie per ogni tipo di cellulare e ne prendo uno per il mio Nokia. Fuori la casa prendo la macchina ma il mio amico vuol guidarla. Mi siedo accanto e lui inizia a guidare: ci dobbiamo recare al negozio-macchina di giocattoli. Ho in braccio un gatto nero meccanico, trasformatosi dal caricabatterie nero. Mi accorgo, mentre egli guida, che fuori c'è una voragine nera e profondissima e per un attimo la evitiamo. Il nero è un colore predominante perché proprio ieri è successa una cosa con l'email di Google: è arrivato un messaggio automatico a tutti i miei contatti, un worm, in cui c'era un banale promo pubblicitario. E' arrivato a tutti.

martedì 27 luglio 2010

Le tre anatre e il ladro

Stanotte alle 4 esatte mi sono svegliato convinto di aver sentito un rumore. Ieri sera sono andato a letto abbastanza nervoso perché una delle quattro librerie in camera si è letteralmente staccata dal muro facendo balzare libri e mensole davanti verso il computer il quale non si è rotto ma solo spostato. L'ho rimessa a posto al muro tanto per appoggiarla, dopo aver tolto le decine e decine di volumi dei Meridiani della mia collezione. Mi sono accorto che anche l'altra adiacente era pericolante e quindi ho eseguito la stessa operazione. Stanco, alla fine mi sono addormentato con molta ansia. Forse un rumore nella notte mi ha svegliato. Ero così stanco che mi sono riaddormentato subito ed ho sognato una casa elegante, come quella di mio nonno ai Parioli, nella quale vagavo e mi accorgevo che era in procinto di essere svaligiata da un ladro. Ho chiuso allora tutte le finestre che vedevo e una sola invece era difficile a chiudersi. Da lontano vedo il ladro avvicinarsi, così scappo a inizio a correre nei corridoi lunghissimi. Mi vedo dietro lui che corre e mi insegue ma man mano si trasforma prima in uno scoiattolo, poi in un gatto e infine in una anatra. Riesco ad uscire da una finestrella alla fine del corridoio che intuisco portare all'esterno, in campagna. Anche il corridoio è mutato e si è trasformato in un viale di un bosco. Mi giro per vedere l'anatra e ne trovo tre. Sono simpatiche e stanno dormendo fra loro. Mi sveglio con la sveglia alle 7 precise. Stamattina, in garage, ho visto che un passerotto che aveva iniziato a volare si è trovato chiuso e impossibilitato ad andarsene e la sua mamma era fuori. L'ho preso delicatamente e l'ho fatto uscire. erano forse quasi quaranta anni che non prendevo in mano un passerotto. L'ultimo mi era volato via dalla gabbietta quando ero piccolo e la cosa ancora mi intristisce. Sono così piccoli...