martedì 10 gennaio 2012

La mosca rossa e il paesaggio

Non avrei dovuto mangiare ieri sera il prosciutto crudo per cena perché sapevo che mi avrebbe fatto avere sete. Difatti sono andato a letto alle undici e mezzo ma all'una di notte mi sono svegliato con l'arsura. Mi sono svegliato dopo aver concluso un sogno. Mi sono alzato, ho bevuto e sono tornato a letto e verso le cinque e quaranta mi sono svegliato da un altro sogno. Nel primo sogno mi ritrovo nella casa dei miei, quando era composta da due appartamenti: ero in quello che sarebbe stato nella realtà il salone (composto da due stanza) ma nel sogno era una stanza da letto di un albergo e il letto era di fronte alla grande finestra che dava sulla stradina sotto che a sua volta conduceva in garage. La casa è al primo piano. Il colore era verdino, come di ospedale. I muri erano lisci e non 'cera nessun quadro. Mentre vado verso il letto vedo Almar che viene verso di me (Almar non lo vedo da quasi un anno) che mi dice di ascoltare un brano su CD. Era un CD che però proiettava la canzone sul muro, come un visore e la canzone era un remix di Madonna ma tipo un bootleg, cioè composto da più canzoni tra le quali riconosco nel sogno Holiday, che devo aver sentito nella realtà il giorno stesso. Ad Almar piaceva molto Madonna ed io vedo un pezzo di video poi Almar mi dice di mettermi a letto e inizia a spogliarmi ma sotto i vestiti ho già il pigiama. Mi stendo sul letto quando vedo arrivare dall'altra stanza mia madre che aveva solo le mutandine ed era nuda dalla cintola in su, con il seno quasi inesistente, come avvizzito e un grande triangolo bianco rovesciato con la punta in giù al posto del cuore. Mi dice qualcosa ma non capisco: ha anche i capelli verdi e la stessa carnagione è olivastra. Mi giro verso Almar e mi guarda senza capire poi mi volto verso mia madre me è scomparsa e così faccio per mettermi sotto le lenzuola infilando anche i piedi con i calzini dentro ma mi accorgo che sul mio calzino destro c'è appoggiata una enorme mosca rossa che inizia a volare pian piano. Sono impaurito perché non l'avevo vista e Almar dice di non preoccuparsi e prende un cacciascope, di quelli che si usavano, con la retina. Io mi alzo e noto che il muro è rovinato e ci sono alcuni insetti sul soffitto ma piccoli e non si muovono. Mi rigiro verso Almar ma non è più lui e noto che l'uomo dice di non temere, che nel suo albergo non si è mai lamentato nessuno e cose del genere. Io lo saluto ed esco. Ho molta sete. Mi sveglio un istante ma il sogno mi riprende, così cerco di uscire dal sogno, lo faccio ma ci rientro e poi definitivamente mi sveglio. Accendo la luce e vado in cucina. Mi riaddormento e sogno di stare in un centro ricerche dove mi fanno visitare con grande precisione tutte le stanze, poi capisco che sono lì per fare degli esami: ho fatto solo il primo di matematica e so che dovrò restare lì per altri tre anni. Con una scusa convinco una mia collega a farmi visitare la parte esterna del centro ed ella mi fa uscire da una porticina che dà in una grotta. Ci dirigiamo verso l'esterno della grotta e usciamo in una conca gigantesca con moltissimi buchi sulle pareti, come i Sassi di Matera. Non ho mai avuto un sogno così steso e grande. Tutto è luminoso ma non abbagliate, a colori e vedo il verde dei cespugli. La mia collega mi guarda e sorride. Mi sveglio e attendo cinque minuti. Impedisco alla sveglia di suonare e mi alzo. Devo andare a Napoli per lavoro. Ho avito la nausea tutto il giorno e una strana malinconia. Ieri sera ho visto il primo episodio di un telefilm degli anni Sessanta, "The Time Tunnel" in cui ad un senatore gli fanno visitare questo centro di ricerche avveniristico ed io ho pensato che era una fortuna per lui essere trattato così bene. Sabato sera ho presentato al mio amico Ric i miei quadri 3D e li ho fatti vedere al mio amico Oliver. Sono rossi e verdi.

sabato 7 gennaio 2012

La patente e il libretto

Il sogno di stanotte mi ha visto andare in spiaggia, in Sardegna, con i miei, anche se credevo fosse la Sardegna ma in verità era più una spiaggia americana, con una grande battigia e case sulla costa a mo' di tanti telefilm americani. Una di queste case era la nostra e la tanta gente che ci attorniava era formata da tanti nostri amici. Mio padre viene verso di me con una specie di taccuino in mano. Mi dice che in realtà è una patente di un tizio che l'ha persa e mi dice di leggere bene il nome. Io leggo e vedo che si tratta di un certo Ugo Infinito. Almeno credo che il nome di battesimo sia Ugo; tuttavia ho grandi brividi a leggerlo e gli chiedo cosa significhi ma mi mio padre se ne va in giro allontanandosi e poi capisco il perché: stavano venendo verso casa nostra dei carabinieri che ci chiedono se avessimo trovato una patente di guida. Io nego e uno di loro mi dice che ha appena arrestato un tipo sospetto solo perché stava passeggiando. Capisco che sono pericolosi ma cerco di ignorarli: quelli poi dopo e ne vanno. Ho in tasca il libretto-patente ma non trovo più mio padre. Mi sveglio alle otto circa e mi riaddormento: mi sarei dovuto alzare verso le nove passate per venire dal mio amico Ric, in campagna. Il secondo sogno mi trova all'interno di un grande magazzino d cose usate che vendeva anche dei libri a pochissimo. Tra i tanti volumi trovo un volumetto piccolissimo e nero, di circa sei centimetri. Al suo interno leggo che contiene molte poesie di un poeta vissuto nei primi del Novecento, credo il 1911; leggo una di queste poesie e mi stupisco di quanto sia contemporanea: non era neppure una poesia futurista ma almeno degli anni Sessanta. Ne leggo altre e, tra la sorpresa di aver trovato un bel libro e il fatto che sarebbe costato un euro, mi metto a piangere copiosamente. Scorgo da lontano mia madre e non mi vede e in cuor mio faccio un sospiro così penso ce non mi abbia visto piangere. Mi sveglio con i solito dolori di schiena alle ne e quaranta. Mi sento molto bene. Elementi razionali sono: i telefilm del mistero che sto vedendo in questo periodo, tipo Haven, e la caccia ai libri di un certo rilievo e antichi che mancano alla mia collezione.

domenica 1 gennaio 2012

L'auto parcheggiata male

Credo che il fine del sogno di questa mattina sia stato quello di fare colazione in un bar molto lontano, così ho preso la mia macchina e ho percorso le vie già affollate della mia Città Immaginaria. Le vie erano fatte affinché ci passasse una sola auto. Molta gente, tantissimi colori. Arrivo ad uno slargo dove decido di lasciare la macchina parcheggiata alla bell'e meglio e me ne vado dentro ad un cunicolo che portava ad una va piena di negozi. Sapevo che il bar dove dovevo andare era dopo la prima curva a sinistra ma decido di entrare in un altro ber dove non ero mai stato e prendo un cornetto salato. Poi mi avvicino ad un bancone e ordino un cappuccino senza schiuma. Mi rendo conto di aver lasciato la macchina parcheggiata male e quindi voglio sbrigarmi a bere il cappuccino ma la barista non si sbriga. Mi sveglio con una stanchezza dei muscoli molto pesante: sono andato a letto alle 3 e mezzo dopo aver fatto Capodanno con la mia amica Betta. I cornetti salati li avevo comprati ieri al supermercato e me li sono mangiati stamattina. Erano due. Alla fine ho dormito bene anche se mi sento a pezzi.

martedì 6 dicembre 2011

La camera di mamma e la busta

Questa notte ho avuto un po' di febbre: ieri mi era preso un dolore allo stomaco e un attacco di dolore intestinale. Dopo i fermenti lattici sono andato a letto e stamattina mi sono svegliato bene, anche se in ritardo verso le 9. Ricordo solo che mi trovavo nel sogno nella camera di mia madre, quando noi fratelli eravamo piccoli. C'erano molti ragni neri sulle pareti, tutti finti ma con le ragnatele vere. Io allora strillavo a mia madre perché facesse pulizia e mentre parlavo, ho visto un ragno vero camminare: aveva il corpo rotondo e fece un balzo verso di me, tentando di venirmi addosso. Io cercavo di evitarlo. Non ricordo altro tranne che prima di entrare in camera mi trovavo in una specie di officina con vicino un ragazzo nudo bellissimo e seduto e quindi non ne vedevo le nudità. Quello, ridendo, mi dà una busta trasparente piena di un liquido biancastro che riconosco essere sperma. Mi rendo conto che si tratta di qualcosa di pericoloso e me la metto in tasca uscendo dall'officina e dirigendomi verso un cassonetto per buttare quella busta. Vedo allora che molta gente mi guarda perché ha capito che uscivo da quell'officina dove doveva esserci un ritrovo di prostituti e mi sento osservato. Non ne trovo uno finché non arrivo vicino ad una fermata della metro (riconosco la città immaginaria) e vado per prendere la metro, rendendomi conto di essere seguito. Poi mi trovo, appunto, in camera di mamma. L'unico elemento razionale che riconosco è la scultura che ho fatto di cui ho parlato a Rob: in questa appubnto, ci sono due ragni finti neri esattamente come quelli del sogno.

domenica 4 dicembre 2011

La pecora d'oro e la peronospora

Riprendo a scrivere dei miei sogni dopo un intervallo in cui però se ne sono susseguiti a centinaia, di cui racconto solamente uno dell'altro giorno che mi vede sopra una nave da trasporto petroli ed io che osservo il mare blu. Sto discutendo col capitano che, se l'Italgas attuerà una nuova proposta per i consumatori sostituendo il metano con il freon ci sarà un allargamento del buco dell'ozono e una conseguente morìa di esseri viventi e - molto probabilmente - la nascita di nuove forme di vita mutanti. Mentre parlo vedo dentro l'acqua delle bolle gigantesche, davvero enormi che sono davanti a noi e tempo che la malefica eventualità si sia avverata anzitempo: forse un mostro entorme sottomarino. le bolle circondano la nave immensa che inizia a tremare e a sussultare- Non so dove andare poiché è impossibile scendere da questa. Il sogno si interrompe quando dall'alto una specie di aliante mi preleva e un mostro dal mare cerca di prendermi come il film di Cloverfield nella scena dell'elicottero. Difatti il giorno prima stavo parlando con Rob di questo film. Stanotte invece, forse proprio ad altri discorsi di tipo religioso, ho sognato che avevo vinto un concorso e che in palio c'erano soldi ma soprattutto si poteva vincere 49 kg di pecora d'oro. Io avevo vinto e mi stavo chiedendo come avrei potuto riscuotere il premio e soprattutto cambiare quella pecora d'oro in denaro contante. Mentre mi nascondo nel calzino la matrice del premio entro in un robivecchi e vedo, sotto un tavolo, molte spade d'argento e grandi tagliacarte. Me li prendo mettendoli ben sistemati fra fogli di giornale e da una parte intravedo anche una anfora cinese d'argento che poteva servire anche come thermos. Mentre lo ripongo nella mia auto parcheggiata fuori alcuni amici (non so quali) mi dicono che un tizio si è comperato la villa di fronte per pochi soldi e mi invitano ad andarla a vedere da fuori. Proprio fuori dell'abitato (capisco così di essere nella Città Immaginaria) c'è una collinetta con una grande e bella villa da due piani, di legno non troppo scuro, con la luce dentro e le tende alle finestre ma dicono che è disabitata. Chi ha comprato la villa però dovrà anche accudire alle piante che la circondano completamente, piante di vite. Ce ne sono a migliaia e continuano nel bosco vicino. Mi accorgo che le piante hanno una specie di polvere bianca attorno e sembrano secche. Gli amici mi dicono che sarà difficile che chi l'ha comprata rimetta le cose a posto perché la peronospora le infesta. Io inizio a parlare della malattia che questa causa nelle piante ma loro mi fanno segno di non parlare perché le onde vocali possono alzare vento e la muffa propagarsi verso di noi. Ho il panico: vedo che una ventata ha già smosso della polvere bianca e viene verso di noi. Mi accorgo allora che tutti iniziano a indietreggiare, tranne alcuni che entrano nel bosco. I nostri movimenti hanno inevitabilmente sollevato la muffa che ci circonda. Io chiudo la bocca e smetto dir respirare, ne sono circondato e vedo anche le palline bianche che si avvicinano, microscopiche. Allora chiudo anche gli occhi per non infettarli. Rimango in apnea volendo gridare aiuto. Mi sveglio con la sensazione di aver smesso di respirare. Sono le 9,20 e non prendo più sonno. Ieri sera Luciana è risorta un attimo. Ivan mi ha dato una botta sull'occhio destro con l'ombretto blu che mi ha pizzicato un attimo. Lo ha fatto inavvertitamente perché stava posando il giacchetto dietro nella macchina. Stavamo andando a casa della Sigilla. Sono tornato alle due di notte con grande turbolenza dentro.

sabato 8 ottobre 2011

Fiumiciattoli e strani esserini

Me ne stavo camminando per una campagna molto rigogliosa (ricordo piante verdi e tanto fresco) e ho camminato così tanto che mi sono ritrovato in riva al mare. Una persona mi ha chiesto se volevo salire su un aeroplano e ho trovato posto vicino al finestrino. L'aeroplano inizia a sollevarsi ma non troppo dalla superficie del mare e vedo il mare come fosse a un metro da me. Non ho paura ma non capisco come mai non voli più alto. Vedo il mare blu, le onde, tutto quel che si può vedere stando in mare aperto. Dopo un po' l'aereo ritorna e mi sveglio. Mi devo stirare nel sonno e in più avverto la fastidiosissima sensazione di andare a fare pipì: ieri sera ho preso freddo al ristorante indiano e il raffreddore mi ha completamente fatto respirare con la bocca che mi ritrovo impastata e secca. Riprendo sonno presto, è mattina presto. Nell'addormentarmi riprendo il sogno da dove ero atterrato con l'aereo, in campagna, ed entro in una casa che riconosco essere quella della mia amica scomparsa Elena ma non assomiglia affatto a questa casa. Neppure Elena che viene ad aprire sembra lei ma mi indica una parte di un ruscello in cui mi prega di vistare assieme. Mentre ci stiamo andando mi dice che nell'acqua vivono degli esseri strani, mezzo pesce e mezzo bambino e che sono intelligenti. Io vedo tutto a colori nitidamente, specialmente il ruscello limpido e le piante, i fiori, avverto l'umidità, il rumore dell'acqua. Vedo infatti sotto la sua superficie una specie di pesci con la coda attorcigliata, sul marroncino chiaro, quasi verde spento e che hanno grandi occhi ma senza bocca. Mi guardano e vengono verso d me e mi fanno quasi tenerezza perché nessuno sa che sono esseri intelligenti. Ce ne saranno stati una decina e altre persone sono immerse nell'acqua e li ignorano. Nessun dà loro fastidio. Mi sveglio e devo andare in bagno urgentemente. Ho ancora in mente quegli esserini. Mi viene in mente un episodio visto ieri di Doctor Who in cui lui libera migliaia di uomini-cavia e li guarisce da una malattia (con David Tennant).

venerdì 23 settembre 2011

Ode al neutrino.

Non so dirti cosa provavo
quando vedevo in televisione
improbabili astronavi sfrecciare in cieli finti e neri
con equipaggi dalle camicie a tre colori
rosso, giallo e blu: i colori delle mie future pitture.
Non te lo so dire perché era così tanta emozione
che adesso a ben pensarci il cuore mi duole
per tanto ricordare e ancora dura
in me quel senso di infinito irraggiungibile
per me umano e persino ancora di più
quando ho visto che puoi superarmi
nella mia velocità con la quale
vorrei raggiungere le stelle, tu: neutrino.