Credo di aver fatto un sogno seriale stanotte. Per "sogno seriale" intendo un sogno che si ripete più volte ma con caratteristiche leggermente diverse dal sogno precedente. Non ricordo di aver fatto prima altri sogni del genere. Questa mattina verso le 6 sono stato svegliato dai tuoni in lontananza e ho acceso il lumicino piuttosto abbagliante per vedere l'ora; ho faticato alquanto a riaddormentarmi. All'improvviso mi sono svegliato (era già il sogno) ed avevo accanto un pappagallo, come quello che danno in ospedale per fare pipì senza alzarsi dal letto. Ero convinto di averla fatta dentro e di aver riempito tutto il pappagallo per cui ho badato bene a non muovermi troppo per non versarlo nel letto. Ho acceso il lumicino sul comodino ma non c'era luce. Così nel buio mi sono accorto di aver versato metà contenuto di urina nel letto e di disperarmi perché il liquido aveva irrimediabilmente bagnato le lenzuola e il materasso. Deciso che tanto non potevo farci nulla mi rimetto a dormire. Mi sveglio subito dopo con la sensazione di avere accanto il pappagallo e di averci orinato dentro. Provo ad accendere il lumicino e una flebile luce ne ha illuminato l'interno. Il pappagallo era a metà e mi sono detto che mi sembrava di aver sognato infatti che si fosse versata ma il lectio era asciutto. Mi riaddormento di nuovo con il pappagallo accanto messo bene affinché non si versasse il contenuto. Mi addormento ma mi sveglio subito dopo e cerco di accendere il lumicino perché mi accorgo di avere il pappagallo accanto. La luce non si accende. Sono andato avanti con questo sogno per altre due volte e sempre la luce o non si accendeva o era flebile. Il contenuto di urina era sempre a metà. Alla fine dormo profondamente e mi sveglia ancora un acquazzone pesante. Mi sveglio e accendo il lumicino il quale finalmente illumina la stanza. Del pappagallo nessuna traccia. Ho guardato l'ora ed erano trascorsi solo venti minuti dall'ultima volta che avevo visto l'orologio.
giovedì 5 febbraio 2015
sabato 31 gennaio 2015
Le fabbriche dell'Ylem: anteprima.
Parole di Viddberoms, figlio di Beronussjot, figlio a sua volta di Nussranovitt nei cristalli della drusa denominata La grande opportunità. In questa drusa si parla del destino della mia terra, Dra, dei suoi abitanti e di tutto ciò che avvenne riguardo l'Ylem. Nessuna altra drusa, a quanto ne sappia, contiene queste informazioni. Chi la ritroverà sappia della pericolosità dell'energia illimitata, l'Ylem, che portò vantaggi ma anche segnò la fine del mio mondo. Le parole frammentarie e i miei pensieri scomposti derivano dalla mancanza attuale dell'energia ylemica, mancanza che lentamente sta facendomi morire e che mi priva dell’attenzione necessaria a ricordare ogni evento. Tuttavia ribadisco la sua pericolosità: chi trovasse questa drusa e la decodificasse sappia che l’Ylem è illusione di potenza e il suo presunto potere evolutivo è stabile finché si mantenga costante.
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mercoledì 14 gennaio 2015
Go down, Moses.
Inutile aspettarsi la storia di Mosè da Romeo Castellucci. Piuttosto l'esaltazione del concetto che il personaggio rappresentò e rappresenta tuttora: Mosè come speranza per il futuro, come passaggio dalla vita animale a quella umana, attraverso la macchina che trita le apparenze, forse Dio. Il velo di Maia steso sottilissimo innanzi al palco e sul quale passano versetti biblici alla fine è la tela del primo uomo (anzi della prima donna) che disegna se stessa scoprendo l'arte, vera natura umana disgelata e nuovo inizio. La separazione tra l'essere primitivo non razionale all'essere che chiede aiuto: l'uomo moderno. Fu generato davvero nello spettacolo il bambino Mosè? O era una rappresentazione di una anonima madre costretta a partorire in un fetido bagno e ad abbandonare in un cassonetto il nascituro? Questo è il legame da considerare: la disperazione assoluta, cosmica, dell'abbandono e della perdita vista oggi e nella pre-storia. Poco importa se il titolo richiama un gospel americano ché si rifà al versetto di Esodo 5:1 oppure se era un sogno/intrusione dimensionale di una malata che esegue la TAC. L'importante - come nella scena dell'interrogatorio al commissariato o nella sublime rivisitazione dell'alba dell'uomo - è che la madre stia in silenzio.
venerdì 3 ottobre 2014
Pasolini, il film.
Forse è solo applicando la regola del rasoio di Occam che ci spieghiamo la morte di Pasolini attraverso il film di Ferrara (Abel, non sia mai quell'altro). L'evidenza è sotto gli occhi vigili della macchina da presa che riesce a raffigurare l'Idroscalo come la mia fantasia ha sempre suggerito a me che non sapevo spiegarmi perché fosse morto il più grande poeta della mia epoca. Una banale lite di balordi nei confronti di un uomo che era con un altro uomo. Tutto qui. Pelosi poi avrebbe confermato come era andata, che Pasolini era ancora vivo presumibilmente se non lo avesse investito con l'auto sulla quale stava fuggendo. Noi poi cosa potremmo mai sapere oltre? Un gioiellino i film nel film con Ninetto Davoli che interpreta il personaggio principe dell'ultima opera che avrebbe voluto realizzare, quasi un coronamento della sua carriera averla recitata come forse l'avrebbe fatto se solo avesse potuto farlo. Lui sale le scale per raggiungere un inesistente Paradiso con accanto l'attore che impersona lo stesso Ninetto. Convincente Willem Defoe (in alcuni tratti davvero impressionante la somiglianza anche delle rughe) ma non so ancora se la voce di Gifuni che lo doppia mi abbia infastidito o no. Mi sa che stanotte non dormo.
mercoledì 1 ottobre 2014
Breve ma intensa vita di 'Til Tuesday e della sua cadillac rosa
"Il mio programma di esperimenti in pratica trasforma i debosciati, i cosiddetti invertiti, le frocione insomma, in uomini veri. Maschi dalla pelle perfetta in grado di adempiere alle loro mansioni da maschi, ridonare al mondo finalmente quella virilità di cui ha bisogno, di cui tutti noi abbiamo bisogno, vero Felice?" "Vero, barone" "Non capisco, barone, intendete dire che le vostre macchine trasformano i gay in etero?" "Certo! E, credetemi, prediligo i bei corpi, io. Ma, si sappia, il mio è un intento puramente scientifico..." ed entrammo in un camerone con molte cellette in cui venivano fuori delle voci sommesse "No, barone, la prego, mi lasci così, io amo i maschiii..." "Non voglio tornare a parlare di donne e motoriiii..." "Non voglio odorare di nuovo la bernardaaa..." e così via. Improvvisamente una mano si aggrappò alle vesti del barone "Barone, la prego, lasciatemi così come sono" "Totti? Che mi venga un colpo!" dissi e riconobbi Inzaghi, Batistuta, addirittura Alberto Tomba in un angolo che ciucciava un calzino del compagno. Tutti ridotti in lagrime e in catene "Maledetti frocioni! Lo capite che il mondo non vi vuole così? Vi vuole veri uomini!" Ero senza parole "Che vuol fare barone?" dissi "Felice, prendi questo qui, ci servirà per il nostro primo esperimento! Vedrà conte!" e Metenculo prese di brutto Totti trascinandolo sotto una macchina stranissima "Nooo! Per pietà, nooo!" Dovevo fare qualcosa.[...]
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domenica 8 giugno 2014
I capolavori: "Le meraviglie" di Alice Rohrwacher.
Spoiler: attenzione! Se continuate a leggere potreste scoprire la trama del film.
Il film Le meraviglie di Alice Rohrwacher che ho visto al cinema ieri sera è il racconto dell'unico destino che può avere una casa di campagna, ridotta a pezzi e morente nella campagna. Questa è l'unica interpretazione del film poiché la storia apparente è quella di una famiglia dei nostri tempi o degli anni Ottanta costituita da un padre tedesco che parla male italiano e una madre francese che parla tedesco e italiano e delle loro quattro figlie: hanno scelto l'abbandono della civiltà e del mondo moderno a favore del duro lavoro campagnolo. E' la storia della primogenita di queste, Gelsomina, e della sua amena vita tra la cura delle api con il padre e la vita agreste e delle sue prime pulsioni di allontanamento da quella vita dura e sempre uguale, afflitta dalle insofferenze della madre a proposito del padre. Compare ad un certo punto un ragazzo tedesco che non parla mai e che invece sa fischiare. Gelsomina, attratta dal giovane nel suo primo impulso giovanile ma soprattutto fiduciosa che partecipare ad un programma televisivo di provincia (la storia si svolge nelle campagne della Tuscia) potrebbe ribaltare le avverse sorti economiche della sua famiglia, fa scomparire il giovane sull'isoletta del lago dove si svolge la trasmissione, facendo arrabbiare - ma anche preoccupare - il padre. Apparentemente si conclude con la rappacificazione dei due: Gelsomina sembra tornare a casa e trova tutti a dormire in un letto fuori casa: il padre le dice che c'è posto anche per lei. Ma è solo un'apparenza: la camera ruota nel visualizzare la campagna e al posto del letto c'è una rete vuota e tutto è scomparso, la gente, le cose che avevano contraddistinto la vita di quelle persone, come fossero mai esistite. Ecco qui il salto della regista: non sono loro ad essere importanti ma è la casa, che rimane la stessa svuotata delle suppellettili, con le camere vuote e una tenda lacera che svolazza. Era un sogno? Era il sogno della casa. Da sottolineare la grande bravura (una volta tanto) di Monica Bellucci nella parte della presentatrice di una televisione privata che introduce il concorso dal quale viene fuori una piccola scena deliziosa: Gelsomina che duetta con il giovane tedesco il quale, mentre fischia, fa sì che dalla bocca della giovane escano - vive - delle api.
Il film Le meraviglie di Alice Rohrwacher che ho visto al cinema ieri sera è il racconto dell'unico destino che può avere una casa di campagna, ridotta a pezzi e morente nella campagna. Questa è l'unica interpretazione del film poiché la storia apparente è quella di una famiglia dei nostri tempi o degli anni Ottanta costituita da un padre tedesco che parla male italiano e una madre francese che parla tedesco e italiano e delle loro quattro figlie: hanno scelto l'abbandono della civiltà e del mondo moderno a favore del duro lavoro campagnolo. E' la storia della primogenita di queste, Gelsomina, e della sua amena vita tra la cura delle api con il padre e la vita agreste e delle sue prime pulsioni di allontanamento da quella vita dura e sempre uguale, afflitta dalle insofferenze della madre a proposito del padre. Compare ad un certo punto un ragazzo tedesco che non parla mai e che invece sa fischiare. Gelsomina, attratta dal giovane nel suo primo impulso giovanile ma soprattutto fiduciosa che partecipare ad un programma televisivo di provincia (la storia si svolge nelle campagne della Tuscia) potrebbe ribaltare le avverse sorti economiche della sua famiglia, fa scomparire il giovane sull'isoletta del lago dove si svolge la trasmissione, facendo arrabbiare - ma anche preoccupare - il padre. Apparentemente si conclude con la rappacificazione dei due: Gelsomina sembra tornare a casa e trova tutti a dormire in un letto fuori casa: il padre le dice che c'è posto anche per lei. Ma è solo un'apparenza: la camera ruota nel visualizzare la campagna e al posto del letto c'è una rete vuota e tutto è scomparso, la gente, le cose che avevano contraddistinto la vita di quelle persone, come fossero mai esistite. Ecco qui il salto della regista: non sono loro ad essere importanti ma è la casa, che rimane la stessa svuotata delle suppellettili, con le camere vuote e una tenda lacera che svolazza. Era un sogno? Era il sogno della casa. Da sottolineare la grande bravura (una volta tanto) di Monica Bellucci nella parte della presentatrice di una televisione privata che introduce il concorso dal quale viene fuori una piccola scena deliziosa: Gelsomina che duetta con il giovane tedesco il quale, mentre fischia, fa sì che dalla bocca della giovane escano - vive - delle api.
martedì 11 marzo 2014
La pietra dell'Unità
(Post recuperato del 1 Aprile 2013)
Ormai non faccio altro che sognare innumerevoli volte a notte e raramente ricordo tutte le decine di sogni fatti. Il mio Guardiano dei Sogni assolve il suo compito egregiamente. Voglio scrivere brevemente del sogno fatto stamattina fra le 7:30 e le 8:40. Mi trovavo nella Città Immaginaria in giro per grandi centri commerciali e accompagnavo in aeroporto un mio amico, forse Antoine Auden ma forse anche RoBo stesso. Salto sulla descrizione spettacolare dei luoghi perché è veramente impossibile descriverla: immensi corridoi in acciaio e tante persone diverse e rumori non assordanti e negozi con articoli mai visto; in uno di questi ho visto dei nuovi giocattoli Playmobil. In una vetrina mi accorgo che al posto dei giornali ci sono delle pietre con degli anelli che hanno un mini altoparlante: le notizie vengono dettate o narrate. Uno di questi riconosco essere L'Unità ma costa 167 euro. Un po' troppo per me ma vendono anche mini anellini a meno, ciascuno con un argomento. Voglio decidermi a comprarne uno ma sento che sta arrivando l'aereo e mi sveglio.
Ormai non faccio altro che sognare innumerevoli volte a notte e raramente ricordo tutte le decine di sogni fatti. Il mio Guardiano dei Sogni assolve il suo compito egregiamente. Voglio scrivere brevemente del sogno fatto stamattina fra le 7:30 e le 8:40. Mi trovavo nella Città Immaginaria in giro per grandi centri commerciali e accompagnavo in aeroporto un mio amico, forse Antoine Auden ma forse anche RoBo stesso. Salto sulla descrizione spettacolare dei luoghi perché è veramente impossibile descriverla: immensi corridoi in acciaio e tante persone diverse e rumori non assordanti e negozi con articoli mai visto; in uno di questi ho visto dei nuovi giocattoli Playmobil. In una vetrina mi accorgo che al posto dei giornali ci sono delle pietre con degli anelli che hanno un mini altoparlante: le notizie vengono dettate o narrate. Uno di questi riconosco essere L'Unità ma costa 167 euro. Un po' troppo per me ma vendono anche mini anellini a meno, ciascuno con un argomento. Voglio decidermi a comprarne uno ma sento che sta arrivando l'aereo e mi sveglio.
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