Nel sogno io sono il Papa, con la veste bianca e la tiara. So che mi hanno invitato ad assistere ad uno spettacolo a teatro, mi sembra il Teatro Argentina ma non ne sono sicuro. Mi portano in un palco esclusivo e mi siedo, vedo il palco che ha ancora il sipario abbassato. Ad un certo punto cala una serranda facendo in modo che nessuno mi veda: penso allora che probabilmente la gente non deve vedere che il Papa è a teatro ma mi chiedo come posso io vedere lo spettacolo. Improvvisamente il palco si muove e va a posizionarsi al centro del teatro, forse con un meccanismo tipo un braccio meccanico; penso che forse dovrei abbandonare quel palco e mi dirigo verso quel braccio meccanico dopo essermi spogliato degli abiti da Papa. Fatto questo scendo e vado dietro al sipario incontrando gli attori i quali stavano ancora provando lo spettacolo. Lì aiuto in molti modi, con la scenografia, con gli abiti senza dire loro che in realtà sono io il Pontefice. Vedo dal basso il palco dove mi trovavo al centro del teatro e non so più come risalirci. Mi sveglio con un messaggio di mia sorella che ha fatto rumore nel cellulare accanto a me. Sono le 7:53 di domenica.
domenica 7 ottobre 2018
giovedì 20 settembre 2018
La fontanella bianca
Ho male al braccio sinistro per una epicondilite e mi sveglio alle 8 per poi riaddormentarmi. Un sogno a colori di cui non ricordo l’inizio. La fine è questa: arrivo a una rotonda che hanno appena terminato di costruire e vedo l’operaio che se ne va. La rotonda ha l’erba perfettamente rasata e verde chiaro e una grande fontanella con acqua corrente di marmo, come di quelle che ancora oggi si trovano a Roma; ci sono cinque strade afferenti alla rotonda. Mi accorgo che la fontanella è piegata verso sinistra e mi da fastidio, per questo cerco di raddrizzarla: l’erba e la terra sono fresche e immergo la mano sotto di questa per metterci un sasso. Raddrizzo la fontana e cerco di sistemare il tutto ma c’è molta acqua e la vedo e penso che la fontana non resisterà a lungo. Faccio del mio meglio ed ho le mani infangate. Non mi dispiace perché mi ricorda quando toccavo la terra da piccolo. Mi sveglio e sono le 9 di mattina.
mercoledì 4 luglio 2018
I fusti del papavero e la buca senza fondo
Andando a gettare la spazzatura sotto casa dei miei noto, al posto dei cassonetti, due enormi fusti di papavero piantati per terra. Erano gli usuali papaveri rossi ma senza i petali, solo il fusto peloso e verde scuro. Distinguo chiaramente colore della pianta e colore del terriccio in cui sono piantati. Con le mani li dissotterro, gettandoli da un parte: li considero in quel caso infestanti. Mi accorgo di un terzo fusto, ancor più grande e faccio per toglierlo. Una volta estratto, la buca dove era piantato mi accorgo essere profondissima. Mi cade un pezzo di metallo dentro e non sento che arriva sul fondo anzi sbatte lungo le pareti profondissime ma senza distinguerne la fine. Qualcuno mi chiama e mentre vado via scorgo le piante poggiate a terra con le radici bianche.
Il giorno stesso un amico mi ha portato un cactus, di quelli alti e lunghi, che ho piantato in giardino. Verde scuro.
martedì 6 marzo 2018
Nota epicurea di Deleuze
[...] Per comprendere la teoria del tempo, dobbiamo tenere ferme due coordinate: l'analogia (tra l'atomo e la materia dei sensi) e la gradazione, il passaggio dal 'pensabile' al 'sensibile' e dal 'sensibile' al 'pensabile'. L'astratta possibilità come passaggio dalla chance di essere alla chance di pensare, che abbiamo visto nell'analisi marxiana, sta qui.
Analogia. L'atomo, la piccola particella invisibile agli occhi, può essere pensato nella sua piccolezza. Potremmo dire che l'atomo è fatto da un "minimo pensabil". L'oggetto dei sensi (il simulacro) non è di per se stesso 'sensibile' se non nella sua immagine (summa dei simulacri): abbiamo quindi anche un "minio sensibile" per l'oggetto sei sensi.
L'analogia è qui: l'atomo è in rapporto al pensiero come l'oggetto sensibile è in rapporto ai sensi (il pensabile minimo e il sensibile minimo).
Gradazione. Attraverso la declinazione, il clinamen, diventa possibile il passaggio dalla pensabilità alla sensibilità e dalla sensibilità alla pensabilità.
Se consideriamo la definizione degli atomi e dei simulacra sotto l'aspetto del tempo, arriviamo al risultato che il movimento regolare degli atomi (il tempo di questo movimento) esprime la durata minima possibile in cui l'atomo si muove lungo una stessa direzione, prima che si incontri con un altro atomo.
Il "pensabile minimo” è, in quanto tempo, la durata possibile minima in cui egli fa il suo movimento regolare. Questo minimo, dice Deleuze, è un minimo di tempo, un minimo di materia, che si riferisce alla 'presa del pensiero' ("l'atomo è veloce quanto il pensiero").
La stessa cosa accade con le immagini, quando si tratta dell'analogia: il tempo, nel quale apprendiamo una immagine è il minimo di tempo sensibile.
Si dà quindi per l'analogia un minimo del pensabile e un minimo del sensibile. [...]
(tratto da "La potenza della povertà. Marx legge Spinoza" di Margherita Pascucci, pagg. 106-107)
Analogia. L'atomo, la piccola particella invisibile agli occhi, può essere pensato nella sua piccolezza. Potremmo dire che l'atomo è fatto da un "minimo pensabil". L'oggetto dei sensi (il simulacro) non è di per se stesso 'sensibile' se non nella sua immagine (summa dei simulacri): abbiamo quindi anche un "minio sensibile" per l'oggetto sei sensi.
L'analogia è qui: l'atomo è in rapporto al pensiero come l'oggetto sensibile è in rapporto ai sensi (il pensabile minimo e il sensibile minimo).
Gradazione. Attraverso la declinazione, il clinamen, diventa possibile il passaggio dalla pensabilità alla sensibilità e dalla sensibilità alla pensabilità.
Se consideriamo la definizione degli atomi e dei simulacra sotto l'aspetto del tempo, arriviamo al risultato che il movimento regolare degli atomi (il tempo di questo movimento) esprime la durata minima possibile in cui l'atomo si muove lungo una stessa direzione, prima che si incontri con un altro atomo.
Il "pensabile minimo” è, in quanto tempo, la durata possibile minima in cui egli fa il suo movimento regolare. Questo minimo, dice Deleuze, è un minimo di tempo, un minimo di materia, che si riferisce alla 'presa del pensiero' ("l'atomo è veloce quanto il pensiero").
La stessa cosa accade con le immagini, quando si tratta dell'analogia: il tempo, nel quale apprendiamo una immagine è il minimo di tempo sensibile.
Si dà quindi per l'analogia un minimo del pensabile e un minimo del sensibile. [...]
(tratto da "La potenza della povertà. Marx legge Spinoza" di Margherita Pascucci, pagg. 106-107)
martedì 30 gennaio 2018
Liquido e via di campagna
Sogno della notte del 29 gennaio 2018: sapevo di avere con me un bicchiere con del liquido trasparente e che quel liquido era importante per qualcosa. Ero l’unico ad averlo. Esco da casa e mi dirigo con un’altra persona verso una parte della città, verso la campagna. Mentre percorro una strada sterrata da lontano vendo un camper con una donna bionda, sui cinquanta molto arrabbiata. Non so come ma mi rendo conto che già nel sogno precedente (che ho fatto davvero ma che non ricordo più), che questa donna mi ha fermato sulla stessa strada con alcuni scagnozzi e mi ha rubato quel liquido, lasciandomi senza niente. Penso di aver recuperato quel liquido e subito immagino che lo voglia rifare di nuovo. Lei guida e grida da lontano che se le dò il bicchiere sarà gentile con me. Io inizio a correre: la strada di campagna va in salita verso un gruppo di casette divise da una stradina tortuosa. Lei gira il camper e, impedita dal fatto che non può attraversare la campagna, dalla strada sterrata in cui si trovava si dirige verso la via principale dietro le casette. Io faccio prima e mi chiudo in casa. Lei non può entrare. Mi sveglio e sono le 6 di mattina. Ho disegnato la mappa del luogo, che andrò ad aggiungere alle altre.
domenica 7 gennaio 2018
Il muro di Simone e il fiume di fango
In due diversi sogni appare il concetto di muro. Nel primo mentre sto tornando alla mia attuale casa, mi accorgo che i vicini hanno sistemato lungo la via la grande siepe-parete di fichi d’India che riescono invece selvatici. Hanno fatto un buon lavoro e mi complimento con loro della riuscita. Nella realtà i fichi d’India crescono lungo i bordi di una collinetta (una spalletta) di proprietà di mio cugino Simone il quale non si interessa di sistemare: lasciata all’incuria, lungo gli anni ha in parte ristretto la strada per via di queste succulente che producono anche numerosi frutti. Nel sogno invece mio cugino stava erigenti un muro di sistemazione ma a circa due metri più su, ignorando totalmente la siepe di fichi d’India. Il muro era fatto molto bene e alzando lo sguardo dico a mio cugino che poteva scendere un po’ più giù per rendere migliore il luogo. Proseguo a camminare e noto nella campagna un fortino fatto di quattro mura al cui interno c’era la riproduzione del Chrysler Building e in quel momento va a fuoco facendolo crollare in pochi istanti tra fumo e fiamme. Elementi reali: un episodio della serie Black Mirror (stagione 4) appena visto in cui una coppia sale un muro di cemento armato che circonda la città ed è altissimo, simile quasi a quello di mio cugino Simone.
In un sogno fatto stanotte mi trovo ai lati di un immenso fiume di fango, come alle pendici di un ghiacciaio: enormi zolle di fango secco che sembrano andare verso una voce, la quale, alla fine, è la Città Immaginaria. Io e mia sorella, assieme a qualcun altro che non riesco ad identificare, stiamo camminando lungo le sue rive. Mia sorella e l’altro salgono su una grande zolla e camminano saltando una una all’altra. Ad un certo punto una zolla si muove e mi viene in mente che questo fiume si muove anche se impercettibilmente e mi stupisco che si sia mossa in modo macroscopico quella zona, facendoli scivolare sporcandoli di fango; anche io alla fine passò sopra una pozzanghera e mi sporco. Il fiume infatti era formato da enormi zolle ma ogni tanto queste avevano del liquido attorno. Ricordo tutto a colori vivissimi. Abbiamo i nostri vestiti ormai lerci ma riusciamo ad arrivare alla città dove c’è molta gente. Mi volto indietro per vedere quello spettacolo: imponente il fiume sembra fermo ma il cielo si sta annuvolando e fulmini appaiono sopra di esso. Una nube scurissima sembra formare una tromba d’aria ma di colore nero. Io grido a tutti che c’è una tempesta in arrivo e tutti - compresi noi - scappiamo. Sulla nostra destra c’è un vicolo con un cancello aperto e alcuni bulli davanti i quali ci ignorano. Siamo solo io e mia sorella che entriamo: sappiamo che c’è alla fine di quel corridoio dagli alti muri bianchi una casa e difatti alla fine, dopo una porta a vetri, entriamo ma prima di entrare mi accorgo di una valigia dve all’interno c’è una graticola con un gattino incastrato dentro, senza che possa muovere le zampe, incastrate anch’esse volutamente. Decido di liberarlo ma solo dopo esserci lavati. Entrando all’interno iniziamo a spogliarci e vedo che c’è un altro gattino piccolo con addirittura le zappette legate con uno spago Bianco e immobilizzato. Lo libero subito sciogliendo i legacci. Mi accingo a fare lo stesso anche con l’altro di fuori e mi pongo la domanda di chi abbia torturato così selvaggiamente queste due bestiole. Elementi reali del sogno: ancora il concetto di muro; disegnando la piantina mi accorgo che visto dall’alto il fiume e le zolle sembrano un pezzo di colon con le feci all’interno. La tempesta di nubi nere assomiglia a una sequenza vista ieri di una mostra al Palazzo delle Esposizioni in cui un Minotauro dal corpo di giovane bellissimo espelle diarrea nera che prende corpo (scultura digitale di un collettivo di artisti su mega schermo).
mercoledì 27 dicembre 2017
Guarire il Cane Bianco
Sogno fatto la notte del 20 Dicembre: il Cane Bianco è un cane massiccio, quasi una specie di San Bernardo e mi è apparso malato (mi sembra stesse disteso a terra in cucina in una casa mai vista, degli anni Cinquanta dai colori blu chiaro e rosso. Per guarirlo so che bisogna cercare delle scatole di sardine le quali contengono una specie di pappetta dolce, come il Risolat, cioè riso con latte. Anziché chicchi di riso però ci sono delle larve bianche ma non si muovono. Io ho provato ad assaggiarle e non sono male. Il Cane così stava guarendo ma sono stato distratto da qualcuno e me ne sono andato. Questa è la sola e unica volta che l’ho sognato in tutta la mia vita.
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