Allora, iniziamo dicendo che in questo periodo sto leggendo molti testi di cabalistica e Spinoza (quest'ultimo non ho mai smesso di studiare) e tuttavia ho pensieri riguardo il momento in cui non ci sarò più, preparando quasi la mia dipartita molto meticolosamente. In questa preparazione sto scrivendo una specie di manuale da utilizzarsi quando qualcuno viene a mancare: una summa di frasi non soltanto spinoziane ma inerenti il conforto di chi rimane. Nel redigere questo testo, raccogliendo i periodi, sentivo che mi mancava un riferimento del Nuovo Testamento ma non sapevo ancora quale. Stanotte, prima di alzarci alle 5:45 per andare in Corsica, ho avuto un incubo: ho sognato di dormire e accanto a me c'era una collega, una signora di mezz'età alla quale sono molto affezionato. Durante il sonno, nel sogno, mi sveglio poiché avverto un rumore. Glielo faccio presente ma dice di continuare a dormire; cerco di addormentarmi di nuovo ma, quando chiudo gli occhi, percepisco una presenza vicino al letto, un'ombra, la quale mi dice qualcosa che non riesco a ricordare: sembrava mia cugina Laura. Mi spaventava il fatto che sapevo che mia cugina fosse in vacanza in Sardegna (l'ho vista appena tre giorni fa) e ho iniziato a gridare ma la voce non veniva fuori. Devo essermi svegliato (sicuramente poiché Rob mi ha detto che ho urlato durante il sonno tanto da spaventare il gatto) ma ho ripreso a sognare. Stavolta ero in un negozio di elettricità e cercavo dei materiali per mettere a posto il sistema elettrico della casa della mia collega. L'impiegato mi chiede se deve anche preparare un computer. Gli rispondo di sì e allora lui mi chiede una password. Non la ricordo è così apro un foglio con un elenco di tante password. Nel sogno casualmente passa di là anche Rob e mi faccio aiutare da lui a cercarla. Non ci riusciamo ma poi, da quell'elenco, ne scorgo una. "Eccola! È questa!", dico. La password era gal22. Mi sveglio. Durante il viaggio verso Livorno per prendere il traghetto, cerco il capitolo 22 della Lettera ai Galati di San Paolo ma la lettera ha solo 3 capitoli e, con mia sorpresa, solo versetto 22, incorporato nel secondo capitolo. Esso recita così: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.". Mi ritengo soddisfatto del sogno.
lunedì 29 agosto 2016
giovedì 16 giugno 2016
La pipì rosa e il sogno nel sogno
Dunque, inizio dicendo che finalmente ho fatto un sogno come non ne facevo da mesi (o forse da anni): lunghissimo, in più parti, colorato e con una particolarità assurda; forse un sogno lucido? Non ne sono sicuro. Mi trovo per lavoro ad Urbino. Riguardo al colore del titolo, ieri - scrivendo sul gruppo Playmobil Italia su Facebook, un utente ha dichiarato di voler cercare la linea rosa delle casette Playmobil, linea che io ho, non completa ma abbastanza numerosa in oggetti. Ecco il sogno: ricordo che stavo in Olanda ma non mi sembrava tale, anzi nell'insicurezza di trovarmi in quel Paese la mia mente si è come librata in alto guardando giù e ha formato una mappa in cui vedevo distintamente e a colori l'Italia e la ex-Jugoslavia ma il mare Adriatico univa quasi le due rive, mi sembrava essere in un lontano futuro. Tornato nella mia mente sapevo di dover andare a cena e mi diressi verso la sala da pranzo in una casa a metà tra l'essere un appartamento e un giardino. Il tavolo era ovale e - oltre me - c'erano un uomo, sua moglie e un'altra donna più giovane. Mi conoscevano tutti ma sentivo di essere un ospite. dopo la prima portata sento di dover andare in bagno a fare pipì, per cui mi alzo con disappunto della padrona di casa e sento che lei e il marito parlavano di me: egli mi difendeva dicendo che se uno deve andare in bagno all'improvviso non è sconveniente affatto. Il bagno si trovava al piano di sopra ed era una cameretta piccola con due finestre e una porta: la finestra a sinistra era completamente aperta e quella davanti al cesso aveva delle veneziane dalle quali si poteva vedere un corridoio. Accostai la porta ma mi accorsi che il marito della donna era salito e doveva anche lui andare in bagno. Senza essere affatto infastidito inizio a fare pipì e questa mi esce rosa. Io mi impaurisco e l'uomo, che si rivela essere un medico si accorge della cosa e, sporgendo dalla finestra al'interno del bagno, me lo prende in mano mentre continua a fluire la pipì e dice "Scusa ma sto eseguendo una PCR in diretta per vedere cosa sia questo strano colore". Mi accorgo che il mio membro non era affatto quello che ho oggi ma di un ragazzino assai giovane, prepubere quasi. Poi me lo lascia e dice: "Niente di grave ma fatti fare le analisi in ospedale quando puoi, vai pure a Parigi". Poi se ne va da qualche parte su quel piano e in un istante mi accorgo che era la Francia e non l'Olanda il Paese in cui dovevo essere ma nessuno parlava francese. Mi ritrovo così nudo e decido di scendere per proseguire la cena ma che davvero era sconveniente scendere spogliato completamente e prendo un gruppo di fogli uniti da un filo e me lo metto attorno alla vita come un abitante delle isole hawaiane. Appena scendo dico alla signora "Le servivano questi fogli?", lei mi guarda male e fa no con la testa. Mangio una minestra e dopo tutte e due mi dicono che dobbiamo andare e mi avrebbero riportato a casa. Mi spoglio della carta e mi vesto elegante con giacca e cravatta. Prendiamo una macchina e andiamo via: alla guida c'era la signora, con accanto la ragazza più giovane. La macchina mi sembrava una Skoda gialla del'Europa dell'Est. Mentre fino a quel punto il sogno si era rivelato calmo e normale, guidando la signora incappa in un leggero traffico e dentro un tunnel. L'auto si ferma e io vedo accanto a lei un macchinario gigantesco e rosso che - senza alcun rumore - impianta nell'asfalto un enorme cuneo e muove i suoi immensi ingranaggi nel tentativo di smontare un intero gigantesco palazzo. Io scendo dalla macchina per avvisare gli operatori che ce ne erano altre ma non sembrava ci fosse qualcuno a muoverlo. Mi divincolo tra i bracci meccanici, ho paura che uno di questi mi possa colpire o che crolli un soffitto di cemento armato ma il tempo di passare attraverso questi e si crea una nuvola di polvere e capisco che è crollato tutto. Cerco di andare fuori ma penso che la macchina con le due donne era ferma e torno indietro: l'auto aveva il tetto come segato via e le due donne erano sedute sui sedili apparentemente senza vita. Mi avvicino ma mi accorgo che sono vive e una di loro dice "Ci dovranno ripagare! Di sicuro!". In quel frangente capisco che il macchinario (scomparso ora) era teleguidato e che non avrebbe ucciso nessuno ma tutto attorno era distrutto. Mentre andiamo verso un lato del luogo che si rivela essere su un ponte, vedo arrivare tutti i miei passati ed attuali amici, trai quali ricordo Jim Cow e il suo compagno e i Vongoli, tutti coinvolti nel casino appena successo e con i vestiti rovinati e impolverati. Chiedo loro come stiano e rispondono che stanno tutti bene ma che tanto era inutile che avessero i vestiti in ordine poiché stanno andando a una festa. "Vieni anche tu vero?" io guardo le due donne che mi fanno segno di andare e ci dirigiamo a piedi verso una direzione, attraversando ponticelli e fiumiciattoli: sono comunque un po' scosso e affaticato, mi sento anche dolorante per i continui movimenti che avevo dovuto fare per schivare i bracci meccanici. Mentre cammino telefono con il cellulare a mio fratello e gli dico che ho avuto un incidente, non mortale e che non sono ferito. "Dove sei ora? Ti serve aiuto?" mi fa ed io tentenno, poi rispondo "No, aspetta: scusa, mi sono sbagliato. Questa informazione non è reale perché ti ho appena detto quello che mi è accaduto nel sogno, quindi stai tranquillo" e lui riattacca dicendo "OK, torna presto". Metto il cellulare in tasca e penso che se mi svegliassi in quel momento potrei davvero vedere che non era che un sogno e che non ero dolorante e affaticato. Difatti mi sveglio: la stanza è al buio. Prendo sonno subito dopo e mi ritrovo all'ingresso di una villa, con gli amici che stanno entrando, sempre tutto a colori con una bella luce. Gli amici si disperdono fra gli invitati: capisco che era una festa in cui si stava tutti in mutande con grande semplicità, uomini e donne (riconosco anche le due donne). Non mi vergogno affatto anche se ero l'unico con un vestito blu e camicia bianca elegantissimo. Mi guardavano tutti e decisi di andare in una stanza a spogliarmi in santa pace. La villa era molto bella: al piano superiore c'erano mobili antichi e un canetto che sgattaiolava in ogni dove. Mentre inizio a spogliarmi entrano alcuni amici e riconosco uno dei Vongoli con tanti tatuaggi addosso:in realtà non ne ha neppure uno e vedo che se li era fatti fare recentemente. Mi accorgo allora che uomini e donne avevano innumerevoli tatuaggi, tutti stranissimi e qui si tramuta ogni cosa in bianco e nero, non più a colori com'era prima. Mi tolgo i pantaloni che appoggio su una poltrona e mi prende un colpo: le mie mutande bianche avevano leggere picchiettature rosa: quelle della pipì che evidentemente le aveva colorate. Non sapevo come fare e mi vergognavo moltissimo. Nessuno se ne era accorto. Alla fine decido di togliermele: sarei stato nudo ma senza tatuaggi addosso e la mia pelle era bianca. Così, deciso di andare nella stanza dove sentivo la musica e tutto rimaneva in bianco e nero. Mi sveglio con il rumore del condizionatore nella mia stanza di albergo e che avevo spento ieri sera. So di essermi sevgliato più volte di querlla che ricordo esattamente a metà del sogno. Elementi che potrebbero aver indotto la storia: mi sono ricordato domenica sera, parlando con Robo di due vecchissimi amici di quasi venti anni fa che partecipavano alle feste del Vongoli (e che erano presenti nel sogno anche se parzialmente nascosti); la strage di Orlando e il Pulse, forse ma soprattutto proprio ieri pomeriggio ho rivisto il libro Paesaggi di Tullio Pericoli e acquistato Robinson Crusoe illustrato sempre da di Tullio Pericoli nell'edizione Adelphi.
martedì 8 marzo 2016
Due sogni in... salute
Effettuati in due notti consecutive questi due sogni sulla mia salute. Nel primo mi trovo a tavola e mi accorgo di essere nudo dalla cintola in giù. Non ricordo chi ci fosse con me. Mi rendo conto che ho appena defecato e nessuno se ne è accorto. Guardo e vedo la classica cacca quasi a spirale dietro di me. Vorrei così andare in bagno a lavarmi e anche perché sento ancora la necessità di farne altra. Mi alzo e, senza farmi notare, mi dirigo al bagno il quale ha una porta strettissima nella quale entro con alcuni movimenti in cui mi restringo. La porta rimane socchiusa ma so che da fuori non si riesce a vedere dentro. Mi siedo sul water e con mio stupore e preoccupazione sento che non esce nulla di solido anzi liquido. Guardo nella tazza e vedo un fiotto di sangue che ancora esce dal mio ano e dico a me stesso "Ci siamo!" e mi preoccupo perché so che sto davvero male e che la mia ora è vicina. Mi sveglio ansioso. Nel secondo sogno fatto stanotte mi trovo di fronte a una dottoressa (in questo momento non saprei dire se sia una delle due che conosco). Ella dice che ho una cisti a un occhio - piccolissima - ma che va tolta. Io le rispondo che non vorrei perché ho già subito altri due interventi quest'anno di cui uno all'occhio destro e il pensiero che debba essere operato senza anestesia totale all'occhio sinistro mi turba molto. Mi sveglio con il suono della sveglia. Elementi razionali: nel primo sogno nessuno, se si eccettua forse che recentemente ho ricordato una volta in cui con gli amici andammo a fare uno scherzo al locale Alibi. Comprammo la "Cacca spray", una bomboletta che si vende a Carnevale e che la imita benissimo: la depositammo in un angolo del locale e stemmo a guardare le reazioni, molto divertenti. Aveva infatti la stessa forma di quella del sogno; tuttavia il ricordo è parecchio lontano. Nel secondo sogno proprio ieri sera, in palestra, ho visto un tale molto simpatico e ben fatto ma che aveva una cisti sulla mano, anzi a essere precisi non era una cisti ma un piccolo rigonfiamento e sono stato contrariato da quella imperfezione; inoltre è un periodo in cui alcuni amici hanno scoperto delle cisti.
mercoledì 27 gennaio 2016
Il tram che esplode
Sono su un tram in moto. All'improvviso si ferma e dalla porta centrale salgono due persone di cui una ha una indumento a strisce, come un recuso. L'accompagnatore lo pone sotto dei sedili al centro, poi tutte le persone vanno a stare nel fondo del tram, me compreso. Il tram esplode al centro, uccidendo il recluso. Il boato è stato fortissimo e ho le orecchie che fischiano. Chiedo a qualcuno una spiegazione e un ragazzo mi dice che il tram serve a effettuare le sentenze dei condannati a morte. In fretta ricostruiscono il tram e difatti dopo poco è lì, tutto nuovo e fiammante pronto quasi a partire ma interrompe la corsa una nuova coppia di persone, sempre uno dei quali vestito a strisce. Io, che ora so, vado diritto alla fine del tram, attendendo l'esplosione e ho paura di questa, del rumore. Conto i secondi, schiudo gli occhi e mi spingo verso la parete più estrema. Tuttavia l'esplosione non arriva e ansimo, temendo da un istante all'altro lo scoppio. Mi sveglio alle 6:20 al buio, ansimando.
giovedì 5 febbraio 2015
Il pappagallo
Credo di aver fatto un sogno seriale stanotte. Per "sogno seriale" intendo un sogno che si ripete più volte ma con caratteristiche leggermente diverse dal sogno precedente. Non ricordo di aver fatto prima altri sogni del genere. Questa mattina verso le 6 sono stato svegliato dai tuoni in lontananza e ho acceso il lumicino piuttosto abbagliante per vedere l'ora; ho faticato alquanto a riaddormentarmi. All'improvviso mi sono svegliato (era già il sogno) ed avevo accanto un pappagallo, come quello che danno in ospedale per fare pipì senza alzarsi dal letto. Ero convinto di averla fatta dentro e di aver riempito tutto il pappagallo per cui ho badato bene a non muovermi troppo per non versarlo nel letto. Ho acceso il lumicino sul comodino ma non c'era luce. Così nel buio mi sono accorto di aver versato metà contenuto di urina nel letto e di disperarmi perché il liquido aveva irrimediabilmente bagnato le lenzuola e il materasso. Deciso che tanto non potevo farci nulla mi rimetto a dormire. Mi sveglio subito dopo con la sensazione di avere accanto il pappagallo e di averci orinato dentro. Provo ad accendere il lumicino e una flebile luce ne ha illuminato l'interno. Il pappagallo era a metà e mi sono detto che mi sembrava di aver sognato infatti che si fosse versata ma il lectio era asciutto. Mi riaddormento di nuovo con il pappagallo accanto messo bene affinché non si versasse il contenuto. Mi addormento ma mi sveglio subito dopo e cerco di accendere il lumicino perché mi accorgo di avere il pappagallo accanto. La luce non si accende. Sono andato avanti con questo sogno per altre due volte e sempre la luce o non si accendeva o era flebile. Il contenuto di urina era sempre a metà. Alla fine dormo profondamente e mi sveglia ancora un acquazzone pesante. Mi sveglio e accendo il lumicino il quale finalmente illumina la stanza. Del pappagallo nessuna traccia. Ho guardato l'ora ed erano trascorsi solo venti minuti dall'ultima volta che avevo visto l'orologio.
sabato 31 gennaio 2015
Le fabbriche dell'Ylem: anteprima.
Parole di Viddberoms, figlio di Beronussjot, figlio a sua volta di Nussranovitt nei cristalli della drusa denominata La grande opportunità. In questa drusa si parla del destino della mia terra, Dra, dei suoi abitanti e di tutto ciò che avvenne riguardo l'Ylem. Nessuna altra drusa, a quanto ne sappia, contiene queste informazioni. Chi la ritroverà sappia della pericolosità dell'energia illimitata, l'Ylem, che portò vantaggi ma anche segnò la fine del mio mondo. Le parole frammentarie e i miei pensieri scomposti derivano dalla mancanza attuale dell'energia ylemica, mancanza che lentamente sta facendomi morire e che mi priva dell’attenzione necessaria a ricordare ogni evento. Tuttavia ribadisco la sua pericolosità: chi trovasse questa drusa e la decodificasse sappia che l’Ylem è illusione di potenza e il suo presunto potere evolutivo è stabile finché si mantenga costante.
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mercoledì 14 gennaio 2015
Go down, Moses.
Inutile aspettarsi la storia di Mosè da Romeo Castellucci. Piuttosto l'esaltazione del concetto che il personaggio rappresentò e rappresenta tuttora: Mosè come speranza per il futuro, come passaggio dalla vita animale a quella umana, attraverso la macchina che trita le apparenze, forse Dio. Il velo di Maia steso sottilissimo innanzi al palco e sul quale passano versetti biblici alla fine è la tela del primo uomo (anzi della prima donna) che disegna se stessa scoprendo l'arte, vera natura umana disgelata e nuovo inizio. La separazione tra l'essere primitivo non razionale all'essere che chiede aiuto: l'uomo moderno. Fu generato davvero nello spettacolo il bambino Mosè? O era una rappresentazione di una anonima madre costretta a partorire in un fetido bagno e ad abbandonare in un cassonetto il nascituro? Questo è il legame da considerare: la disperazione assoluta, cosmica, dell'abbandono e della perdita vista oggi e nella pre-storia. Poco importa se il titolo richiama un gospel americano ché si rifà al versetto di Esodo 5:1 oppure se era un sogno/intrusione dimensionale di una malata che esegue la TAC. L'importante - come nella scena dell'interrogatorio al commissariato o nella sublime rivisitazione dell'alba dell'uomo - è che la madre stia in silenzio.
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