Nel sogno noto che le mie scarpe nere si stanno per scollare e me ne vergogno perché devo andare all’Università o a un corso e temo che gli altri studenti le notino. Chiamo al telefono mia sorella chiedendole se mi compra la colla Artiglio e mi dirigo verso un palazzo, dopo aver parcheggiato la macchina ad un fast food. Incontro Rob il quale mi prega di accompagnarlo al Ministero dove lavora: è un militare e siamo vestiti tutti e due da militari, io per non dare nell’occhio, poiché non potrei entrare con lui. Lo ricevono due suoi amici commilitoni, un uomo e una donna: Rob lavora all’estero e quindi il suo posto viene conservato ma non c’è necessità che lui vada al Ministero. Non so quali affari sbrighi con i suoi amici e di cosa discutano ma io sono preoccupato perché il colonnello nell’altra stanza potrebbe scoprirci e difatti entra e subito mi chiama chiedendomi chi fossi. Mi interrompe uno dei due amici du Rob che dice essere ora di andare via e il colonnello li libera tutti tranne me poiché gli servo per una cosa. Rispondo “Signorsì maresciallo!” Ma volevo dire “colonnello” e lui si rivolge a me dicendo “Lo so che sei stanco ed è ora di andare via ma ti detto una lettera urgentissima, pertanto vai alla macchina da scrivere”. Mentre lo guardo mi accorgo che si tratta di Nino Taranto. Intanto gli altri tre se ne sono andati e, nel frattempo, ricevo un messaggio di Rob che mi scrive di sbrigarmi a tornare a casa perché verrà anche Claudio a trovarci. Il colonnello detta una lettera ma non riesco a capire cosa dica, per cui scrivo parole a caso, senza senso, le sottolineo con l’evidenziatore giallo e con la penna rossa. Una volta che ho completato gli porto il foglio ma non lo trovo. Mi sento chiamare da lui fuori la finestra: da due rampe di scale di marmo a semicerchio sta scendendo quella di destra con indosso un vestito di velluto rosso. Mi presenta alcune persone che si trovano sulla rampa di sinistra ma le ignoro completamente (nel frattempo mi sono tolto la divisa). Gli porgo il foglio e mi ringrazia. Lo saluto e salgo le scale ritrovandomi su altre scale, assieme a tanta gente che sale come me per almeno due rampe di piano, visitando stanze vuote di mobili ma piene di stucchi bianchi stile impero. Guardo ogni stanza, ogni particolare e finestra e dico a me stesso dove sia l’uscita; scorgo da dietro una porta-finestra con le persiane semichiuse la strada. Lascio perdere le altre persone che stavano iniziando a dirmi dove uscire e finalmente vedo la luce ma mi ritrovo in alto rispetto a dove eravamo prima e mi chiedo dove sia la macchina. Intravedo però il parcheggio del fast food e mi dirigo da quella parte. Mentre mi domando con molta ansia a che ora arriverò a casa perché devo andare a prendere la colla da mia sorella, arriva una telefonata di Rob che dice: “ Ma qui a casa improvvisamente un gufo ha iniziato a parlare! Ci siamo spaventati molto il e Claudio, tu ne sai niente?”, io però non rispondo e continuo a cercare la mia auto sempre più preoccupato del fatto che ancora non so quando arriverò a casa.il sogno è stato faticoso e lungo, avvenuto verso le 5 del mattino. Elementi razionali del sogno: ho notato al mattino che davvero le mie bellissime scarpe di cuoio nero e pelle di struzzo si stanno leggermente scollando; il gufetto che si trova sopra al divano e che avevo messo a posto di pomeriggio, di peluche, non ha la facoltà di parlare; avevo fatto vedere a Ross come si individua la macchina parcheggiata con l’app di Mappe perché ho sempre il terrore di dimenticare dove sia.
lunedì 8 febbraio 2021
domenica 31 maggio 2020
Il grattacielo e il treno
Nel primo sogno mi trovo in un palazzo molto alto che guarda un grattacielo con la cima conica; sembra esserci una festa e mi scopro in duplice veste di invitato e cameriere. La padrona di casa mi offre cose da mangiare e mi trovo in dovere di servire i pochi invitati. Ad un certo punto andiamo tutti alla finestra, ci aspettiamo qualcosa dal grattacielo di fronte e infatti è come se la punta esplodesse e si illumina tutta. Chiudo gli occhi per la luce accecante e quando li riapro non sono più nella casa ma sono sceso in strada: ho camminato infatti con gli occhi chiusi e tastando i muri delle scale. Mi sveglio, sento un po’ di freddo e mi copro ma poi sento caldo e mi scopro. Ritorno a dormire. Nel secondo sogno sono su un treno. Dapprima in un vagone ma poi mi sposto in testa e i viaggiatori mi incaricano di guidarlo. Non so come si faccia ma il treno corre abbastanza. Rallenta in prossimità di una stazione e un paio di tizi salgono sulla locomotiva (moderna, non antica); io penso mi vogliano rubare il portafoglio e mi accorgo che intanto mi è caduto il cellulare per cui non so che ora sia e mi serve un orologio. Uno dei due presunti ladri invece mi regala una specie di orologio quadrato. Il treno continua la sua corsa ma non so guidarlo per cui penso sia automatico. Corre velocissimo lungo una pianura e vedo da lontano che le rotaie girano a sinistra con un angolo acuto, per di più in salita. Il treno rallenta e gira a sinistra salendo pian piano, come una funivia. Nel salire si fa sempre più lento e, arrivato in cima, si ferma definitivamente. Tutti protestano ma è evidente che si è rotto. Scendo dal treno e mi dirigo nello stesso palazzo del primo sogno; salgo e mi accoglie la signora dicendo sottovoce che una porta è rotta e mi adopero per ripararla. Ci riesco posizionando la bene e mi sveglio.
Elementi reali: l’ultima puntata della seconda stagione della serie Babylon Berlin, il treno e un tizio che, nella puntata vista ieri invece, ruba un orologio. Inoltre la navetta appena partita per la stazione spaziale, Crew Dragon, a forma di cono bianco.
martedì 19 maggio 2020
La volta carinzia
Il sogno è stato fatto questa mattina, attorno alle 7, appena dopo essermi addormentato di nuovo. Mi trovavo in un appartamento e mi ero appena vestito, preso il cellulare e il portafoglio; sono uscito in compagnia di altre persone, come fossi uno studente in visita in un’altra città. Percorriamo una via in salita e noto il marciapiede molto alto, mi accorgo che la cittadina sembra un paesino anonimo. Siamo in cinque e ci stiamo dirigendo verso il centro a piedi. Arrivato in cima alla salita c’è una rotatoria; dico a tutti di aspettarmi perché ho dimenticato una cosa da prendere in camera e mi dirigo di nuovo verso casa ma poi ci ripenso e giudico che ciò che pensavo di prendere non mi è necessario (credo una matita verde). Ritorno al gruppetto e ci incamminiamo: in lontananza la città sembra essere carina, siamo in una zona rurale, con poche automobili e una del gruppo decide di farci visitare un’attrazione turistica vicino chiamata la “volta carinzia”. Nel sogno penso di essere in una città dell’Est europeo, Budapest o Bucarest (in quest’ultima non sono mai stato). Qualcuno dice che è chiusa alle visite ma l’altra ragazza insiste e ci troviamo a girare a destra dalla via che conduce in centro: c’è una struttura un po’ diroccata, una specie di tempio rotondo, pieno di muschio e rovine. Passiamo fra una colonna e scendiamo grossi gradini di marmo. Sulla destra, al centro della struttura, ci sono dei custodi dietro a una porta a vetri i quali però non dicono nulla né escono fuori. La ragazza che vorrebbe farci visitare il monumento inizia a spiegare cosa sia e purtroppo mi sveglio con il ricordo della maestosità del luogo.
Elementi razionali: prima di addormentarmi ho visto un film in bianco e nero e ho avuto nostalgia di quei tempi; inoltre Rob ha avuto la notizia che starà via quattro anni in Germania per lavoro (lui ha visitato la Romania prima del coronavirus).
sabato 9 maggio 2020
Il mare impetuoso e la camera da letto.
Stanotte sogno in due parti, anzi tre. Nella prima parte mi ritrovo al termine di un sogno effettuato a Marzo che non ho raccontato qui (ma di cui esiste la mappa nei miei appunti): camminavo sopra a un fiume come fosse cristallo accompagnato da una ragazza sconosciuta e, giungendo quasi alla foce, andava in salita e si ritrasformava in liquido. Il sogno di stanotte riprende da quel punto: mi ritrovo in acqua e vedo che la foce esce sul mare immenso. Il mare, i cui colori erano fra il verde e l’azzurro mischiati, era come diviso in due parti: una prima parte a destra dove, da lontano, grandi gorghi non facevamo presagire una vita facile per un bagnante e una seconda parte a sinistra, con enormi onde che si infrangevano su grandi montagne le quali ogni tanto si spezzavano e enormi massi cadevano in acqua; probabilmente potevano anche essere una gigantesca cascata i cui colori però erano come quelli doe mare. Un lembo di terra separava quest’ultima da dove ero e, appoggiato a questa riva cercavo di non farmi trasportare fuori in mare aperto. Mi sento chiamare e dietro di me arriva un’automobile per metà sott’acqua, con alla guida mia sorella o almeno una simile figura. Mi chiede di sbrigarmi ad entrare: all’interno c’era anche qualcun altro. Lei guida e ci dirigiamo alla fine del lembo di terra in una specie di portone che conduceva sottoterra, sotto il mare. Tutto quindi si trasforma e ci ritroviamo nella Città Immaginaria sotterranea. L’auto svolta a destra e scendo. Mi sveglio, vado a fare pipì: sono le 8 circa. Mi riaddormento subito e continuo il sogno da quel corridoio che portava a una via. Entro in un bar dove c’erano un paio di avventori. Salgo le scale che portano a un corridoio al piano sopra. Alla mia sinistra una porta conduce in un ristorante attiguo, molto grande dove una scalinata avrebbe portato alla sala di sotto. Non scendo ma anzi proseguo nel corridoio. Apro una porta ed entro in un appartamento attiguo al ristorante sempre al piano di sopra. È buio e mi metto a letto, assiema alla mia cara amica Mer. L’angolo dove era il letto nasconde la porta d’entrata chiusa. Mentre credo di addormentarmi nel sogno, lei dice: “Sta entrando qualcuno!”. Io cerco di gridare in tedesco ma esce una voce roca dicendo in inglese “Who’s there?”. A questo punto accade una cosa che non mi spiego: mi sveglio realmente e cerco di gridare la stessa frase mentre sono nella realtà ma non ci riesco per cui, un istante dopo, mi riaddormento e proseguo lo stesso sogno nel letto, dicendo a Mer: “Non c’è nessuno” ma con la coda dell’occhio mi sembra sia entrato qualcuno perché percepisco una luce che prima non c’era. Lei si tranquillizza e avviene un vero e proprio sogno erotico. Mi sveglio definitivamente verso le 9:30.
Elementi reali del giorno prima: una puntata vista prima di addormentarmi di ”Babylon Berlin” (in italiano); il ristorante mi ricordava la sala di un hotel visto a Marrakech a gennaio scorso. Mai dormito né avuto alcun rapporto sessuale con Mer in vita mia.
sabato 2 maggio 2020
La monorotaia e casa di mamma
Due sogni di cui io primo molto complesso, sognato qualche giorno fa. Pensavo di trovarmi a New York ma era una città densa di palazzi e moderna. Entro in un grande palazzo a vetri che terminava come il Flatiron Building, cioè a punta e i vetri permettevano di vedere quasi a 180 gradi. Sula sinistra un grandissimo parco senza fine, con una stazione del treno in basso, una strada con marciapiede. Penso di prendere il treno che stava parcheggiato ma mi accorgo che si mette in moto e parte. Il treno era su una monorotaia e parte in orizzontale ma qualche metro dopo essere uscito dalla piccola stazione curva su se stesso e prosegue come se fosse una giostra. Scendo dabbasso e decido di farmela a piedi: sapevo di dover andare in un hotel che però distava circa 2 km ed era immerso nel parco più a nord. Camminando incontro mia madre e con lei attraverso la strada tenendola sottobraccio. Ci dirigiamo verso l’altro marciapiede, quello del lato della monorotaia e camminiamo, guardando i pochi negozi. Mi accorgo che dietro arrivano dei ragazzi e temo che ci diano fastidio. Mia mandare scompare e quelli si avvicinano ma fanno solo casino e vanno oltre. Mi sveglio, mi riaddormento dopo un po’ e proseguo il sogno dicendo a me stesso di essere arrivato in hotel. Quest’ultimo era nel verde ma tutto in cemento e un po’ decadente. Entro all’interno e c’è un bar per cui mi accomodo e ordino qualcosa. Dai vetri attiva qualcuno che conosco. Usciamo e andiamo a zonzo e mi riallaccio con la strada più a nord che da lontano mi fa vedere il palazzo dal quale vedevo la stazione. Mi sveglio.
L’altro sogno fatto stamattina. Avevo visto ieri sera un episodio della terza stagione di “Channel zero”, quella col clown assassino. Nel sogno sono nel salone di casa di mia madre. È notte ed è buio, dal muro esce un mostro; tuttavia l’istante prima della sua fuoriuscita qualcuno mi dice di attivare un sistema di difesa e immediatamente mi ritrovo avvolto in una sfera con il bordo spesso e bianco nella quale lui non entra. Temendo possa andare da qualche parte avvolgo il mostro nella sfera che diventa piccola piccola e poi dico “vieni, andiamo” e la sfera si appiccica alla mia schiena e non riesco a toglierla. Così vado nel corridoio che porta alle stanze da letto ma tutta la casa è al buio e avvolta dalla nebbia: anche nelle camere c’è la nebbia. La cosa mi inquieta. Nelle camere ci sono solo letti enormi e con qualcuno che dorme beatamente. Mi sveglio con un dolore al petto, forse dovuto alla posizione che avevo oppure ai problemi di stomaco.
domenica 26 aprile 2020
Le due case
Notte del 23 Aprile 2020: mi trovo in una casa dove mi stanno facendo una iniezione a una gamba: sembra una specie di ospedale. Mi sento meglio per cui decido di uscire. Riconosco che la casa è in realtà la vecchia baracca di mio nonno, situata a fianco della casa patronale e adibita in un primo tempo a porcilaia e poi a officina per la lavorazione del ferro di mio zio. Questa baracca aveva una stanzetta posteriore sempre chiusa con una porta di ferro esterna e ci sarò entrato un paio di volte durante la mia gioventù perché mi incuteva un certo timore: all’interno robaccia e legna accatastata. Ebbene, dall’interno di questa baracca adibita invece a una perfetta e pulitissima casa-ospedale esco a livello del terreno da una porta posteriore (non esistente e al posto di una finestrella) e mi ritrovo sulla via Aurelia all’altezza dello svincolo di Chiarone, prima di Capalbio. A quell’altezza esiste realmente una grande casa proprio sulla strada, recentemente restaurata di fuori che però non ho mai visto dentro. Attraverso la via Aurelia (in realtà non si può per via dello spartitraffico e per via delle tante automobili che sfrecciano) ed entro in questa abitazione salendo un paio di gradini. L’interno era bellissimo: un enorme salone con tante finestre e, sotto ad ogni finestra un divanetto con statue che simulavano alcuni aspetti dell’attività umana: c’era chi ballava e chi aspettava il tram ad esempio; faccio un giro del salone. Dal lato opposto alla porta una seconda uscita portava in un giardinetto e, prima della porta per uscire, un disimpegno con un bagnetto. Mi accerto che ci sia l’acqua del lavabo e difatti esce ma sento qualcuno che tira la catena nel wc (la porta di legno scuro era chiusa). Il giardinetto era forse quello del quadro che è in casa dei miei genitori? Non esco fuori, anzi mi giro e mi accorgo che c’erano delle scale quasi accanto alla porta che portavano al piano di sopra. Sotto le scale una cucina. Entro prima in cucina, prendo il caffè che vedo sulla tavola fumante e lo porto di sopra: alla mia sinistra qualcuno dormiva nudo in un letto (non si vedevano però le nudità) e ,accanto al letto, una porta chiusa da un telo. Si apre il telo e qualcuno mi chiede se volessi entrare: c’era un letto matrimoniale con un uomo che stava molto male all’interno e mi sembrava dormisse. Io dissi di no e mi sono svegliato. Sicuramente sogno spesso il terreno di mio nonno e ogni tanto, da fuori, anche la baracca. In realtà quest’ultima non c’è più poiché il terreno è stato venduto qualche tempo fa e ci hanno costruito una casetta.
martedì 21 aprile 2020
La libreria e la vecchiarda
Il primo sogno che ricordo di stanotte è che avevo parcheggiato la macchina in un piazzale e da questo si snodava un allunga strada dritta, non pianeggiante ma ondulata. Ai lati della strada c’erano molti negozi e poca gente che camminava. Sono arrivato a percorrerla a piedi per un breve tratto e poi ho deciso di tornare indietro: stavo camminando il lato destro, guardando il parcheggio in fondo. Mi accorgo che un negozio aveva la scritta “libreria” e decido di entrare: aveva una piccola vetrina e la porta a vetri. Entrando però mi accorgo che, essendo piccolina, non aveva libri all’interno ma tante opere d’arte grafiche, cartoline colorate e minuscoli quadri. Il gestore era seduto a un bancone davanti alla porta. Decido così di uscire e mentre esco dico una parol ebraica che non ho mai conosciuto: הכשק, hakasheq che vuol dire arma, pistola, arsenale (questa traduzione l’ho fatta da sveglio). Il gestore, forse perché impaurito dal significato della parola mi die “Che stai dicendo?” E io gli rispondo “Cosa? Ho detto ‘cosa’”, pensando a una sua assonanza con la parola ebraica. Il negoziante mi lascia andare e cammino fino al parcheggio. Mi sveglio, sono le 5 e mezzo quasi. Mi riaddormento quasi subito, ho mal di schiena da qualche notte. Verso le otto ho iniziato il sognare esattamente dal parcheggio ma non ho preso l’auto (il parcheggio era quasi vuoto) e mi dirigo in una stradina a fianco dove c’era un bar con dei tavolinetti, stile francese. Non c’era nessuno ma di fronte al bar una porta conduceva in una lussuosa abitazione e decido di entrare per vedere l’interno. La casa aveva un piano sotto e delle scale che portavano sopra. Nella stanza al piano terra c’era molta agente che festeggiava qualcuno, scorgo una signora molto anziana, quasi centenaria; su un tavolo tante cose d’oro e preziose e la signora aveva in mano una sigaretta. Sembrava simpatica. Da una finestra si scorgeva il piccolo bar di fronte. La signora mi vede e interrompe con una mano ogni discorso è dice “Vorrei parlarti, vai al piano di sopra e aspettami lì”. Vado al piano di sopra salendo le scale mentre la signora ride e scherza con tutti. Attendo attendo e poi mi sveglio.
Elementi riferibili al mondo reale sono le librerie appena aperte (ieri avevo parlato con i miei amici librai) e un telefilm visto ieri sera in cui a un poliziotto rubano una pistola.
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